“Stanco di essere preso in giro”: il sindaco di Boves lascia il consiglio comunale

4 febbraio 2022 | 11:49
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“Stanco di essere preso in giro”: il sindaco di Boves lascia il consiglio comunale
“Stanco di essere preso in giro”: il sindaco di Boves lascia il consiglio comunale
“Stanco di essere preso in giro”: il sindaco di Boves lascia il consiglio comunale
“Stanco di essere preso in giro”: il sindaco di Boves lascia il consiglio comunale
“Stanco di essere preso in giro”: il sindaco di Boves lascia il consiglio comunale

Gesto clamoroso di Maurizio Paoletti che, alla fine di un lungo e accorato discorso rivolto alla minoranza, esce dalla sala consiliare. Lo segue tutto il gruppo di maggioranza, tranne il vicesindaco Ravera invitato a restare dallo stesso Paoletti. Terreno di “scontro” la nomina del rappresentante al comitato di coordinamento della Scuola di Pace su cui ora sindaco e maggioranza rivendicano libertà di voto

“In questo momento di pandemia sono davvero disgustato dal vostro comportamento e vi invito a riflettere seriamente sul ruolo che state svolgendo, perché la storia, come giudica me, giudica anche voi. Il consigliere Martini la volta scorsa ha detto alla stampa che era stufo di farsi prendere in giro e che bisogna reagire, ebbene ora ve lo dico: sono io ad essere stanco di essere preso in giro dalla minoranza e reagisco”. Sono le ultime parole del lungo e accorato discorso attraverso il quale il sindaco Maurizio Paoletti, ieri sera (giovedì 3 febbraio) ha annunciato l’intenzione di abbandonare i lavori del consiglio comunale. Alle parole seguono i fatti e Paoletti si alza ed esce dall’aula, seguìto da tutti i componenti il gruppo di maggioranza, ad eccezione del vicesindaco Matteo Ravera, invitato a restare dallo stesso Paoletti per gestire la seduta. I tre consiglieri di minoranza presenti (Costanza Lerda, Valeria Arpino e Giuseppe Marro) restano al loro posto ma, mancando il numero legale (è infatti presente a quel punto meno della metà dei consiglieri), la seduta viene sospesa dal vicesindaco. Dopo mezz’ora, perdurando la medesima situazione, la seduta viene dichiarata definitivamente conclusa.

E’ l’atto conclusivo di un lungo “j’accuse” di Paoletti che cita i tanti episodi in cui, a suo dire, da parte della minoranza non c’è stata la collaborazione che sarebbe invece stata utile alla città. Parte dalla campagna elettorale del 2019: “la gente ha apprezzato la nostra condotta pacata, fatta di concretezza e non di attacchi a chi proponeva un altro progetto di città” relativamente alla quale cita più volte l’ormai famosa lettera che gli ex sindaci Giorgio Biarese, Piergiorgio Peano, Luigi Pellegrino e Riccardo Pellegrino alla vigilia del voto inviarono alle famiglie bovesane “invitandole a votarvi, voi eravate indicati come costruttori di quel clima positivo di cui la città aveva urgente bisogno; avete fatto esattamente il contrario”. Poi l’accusa di avere scelto il 25 aprile per avviare la sfida elettorale: “Avete cercato di trasformare una festa di unità nazionale come simbolo della liberazione di Boves dall’amministrazione Paoletti”.

C’è anche spazio per una strenua difesa del segretario comunale Monica Para: “il più valido dipendente che ho incontrato nella mia esperienza di amministratore pubblico che, nonostante sia stata pubblicamente messa alla gogna, ha regalato alla città di Boves centinaia di ore del suo tempo oltre l’orario, senza essere pagata. Se tutti i dipendenti pubblici lavorassero come lei l’opinione dei cittadini sui dipendenti pubblici sarebbe ben differente dai soliti luoghi comuni. Nonostante sia richiesta da molti sindaci, resterà a Boves fino a quando io sarò sindaco”.

Paoletti parla anche della recente richiesta dei consiglieri di minoranza di accedere da remoto al protocollo del Comune: “Il protocollo raccoglie migliaia di informazioni sulla vita dei cittadini, il contenuto di separazioni, divorzi, adozioni, istanze di rateizzazione di tasse, richieste di permessi di costruire, sanatorie e tanto altro, tutti dati che non servono alla minoranza per esercitare il proprio mandato amministrativo. Ma al protocollo arrivano anche le buste per gli appalti, fatture, durc, certificati penali ecc…; conoscere se vi sono offerte prima della scadenza può causare gravi danni all’Ente ed inficiare le gare stesse. Inoltre, entrare nel sistema informatico del Comune da casa può causare falle al sistema stesso dell’Ente, con possibili violazioni e danni per tutti. Potete venire in Comune ed accedere a tutti gli atti che per legge potete vedere. Non avete neppure il problema del lavoro; siete 4 pensionati, potete accedere comodamente in orario d’ufficio al Comune e chiedere ai capiarea informazioni di ogni genere, senza tuttavia intralciare il loro lavoro”.

Poi la rivendicazione del grande lavoro fatto in questi anni, dimostrato anche dal risanamento dei conti comunali: “Abbiamo preso un Comune con quasi 7 milioni di debiti, ora siamo a poco meno di un milione e mezzo, eppure sembra che ci sia sempre il sospetto che sprechiamo risorse. Gli anni degli sprechi erano altri, vi chiedo, voi dove eravate?”.

La conclusione è affidata al motivo della decisione di abbandonare i lavori, vale a dire la nomina del rappresentante al comitato del coordinamento della Scuola di Pace (punto 6 all’Ordine del Giorno) e alle polemiche sorte dopo la seduta del 10 gennaio in cui furono i quattro consiglieri di minoranza a lasciare la sala poichè non era stata individuata una candidatura condivisa. “Vi ricordo – ha detto Paoletti – che da quando sono sindaco, ho sempre nominato come coordinatrice della Scuola di pace una persona indicata dalla minoranza; in passato abbiamo sempre concordato i nomi con le minoranze indicandone uno ciascuno pur noi rappresentando la maggioranza. Vi chiedo: succedeva anche così quando governavano i 4 sindaci che vi hanno firmato la lettera di sponsorizzazione? Ora, io personalmente e la maggioranza tutta rivendichiamo la libertà di voto; non vi è scritto da nessuna parte che la Scuola di pace debba essere oggetto di spartizione tra maggioranza e minoranza; la Scuola di Pace è una istituzione del Comune che deve seminare collaborazione e concordia e non essere oggetto delle polemiche che gratuitamente avete innescato e che finiscono per lederne l’immagine. La libertà di voto è un principio costituzionale e la sua coartazione è un fatto gravissimo sul quale vi invito tutti a riflettere. Per queste ragioni io personalmente rivendico il mio diritto di libertà a che non sia coartata la mia volontà nel voto”.