Febbraio 1972-2022: Vernante non dimentica

18 febbraio 2022 | 19:01
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Febbraio 1972-2022: Vernante non dimentica

“Una pagina triste della nostra comunità che non vogliamo dimenticare” il ricordo dell’amministrazione comunale

Vernante. In questi giorni Vernante rivive la tragedia che colpì il paese della Val Vermenagna nel febbraio del 1972.

Vernante che non dimentica. L’amministrazione comunale stamattina ha ripercorso quelle giornate attraverso testi tratti da “Luoghi e gente di Vernante dal 1900 ai giorni nostri e Rivista Messaggi del Parco Alpi Marittime.

Nel pomeriggio di giovedì 17 Febbraio 1972 incomincia a nevicare, venerdì in paese si misurano 80 cm. di accumulo, che sabato raggiungono 180 cm. La domenica nevica ancora, ma la neve è fradicia e non cresce più ma appesantisce quella già caduta. Affannosamente si spalano i tetti, tutte le vie e più ancora i vicoli e i cortili si riempiono di montagne di neve che arrivano all’altezza dei balconi del primo piano delle case. Intanto la notte è mancata la luce, i treni non circolano, la strada per Limone è chiusa, mancano il pane e il riscaldamento, chiudono le scuole e le poste. Lunedì continua a nevicare con alterni momenti di pioggia, poi finalmente da martedì si rivede il sole.
Sembra di uscire da un incubo, il parroco Don Silvestro con alcuni volontari del Soccorso Alpino salgono verso i Folchi per portare un po’ di conforto e dei viveri agli abitanti della frazione fra i quali “Giusep Bepurla” e sua sorella Ciutina che trovano nella stalla in buone condizioni.
“Il maresciallo dei carabinieri – racconta Don Silvestro – ci aveva chiesto di salire fino a Tetti Baru per vedere come stavano Lucia Giordano e il figlio Giuseppe Dalmasso”.
La piccola comitiva sale oltre i tetti Muriat e arrivando a Tetto Baru. “C’era così tanta neve che si faceva fatica a capire dove di preciso fossero le case. C’era un piano di neve enorme e silenzio ricorda il parroco, siamo allora saliti ai Tetti Fuet , ma questi erano deserti”.
Dalle pendici del monte Garbella e dalla Costa Pianard si era staccata una valanga di enormi proporzioni, tra le più grandi di cui si ha conoscenza sulle nostre montagne, paragonabile a quella famosa del 1755 che aveva travolto Bergemoletto nella Valle Stura. Partita da circa 2250metri di quota, con uno spessore di circa tre metri e un fronte di 1 chilometro, l’enorme massa di neve polverosa aveva percorso più di tre chilometri dalla zona di distacco, sfiorando Palanfrè e i Tetti Fuet sbattendo contro le pareti del Bec Brusatà e investendo i tetti Baru.
Quando Don Silvestro e i volontari capirono cosa era successo, il sole declinava costringendo il gruppo a scendere a valle senza poter intervenire.
Alle 7.00 del giorno dopo i soccorsi composti da volontari di Vernante e di Folchi, i carabinieri, il soccorso Alpino, la Polizia e il CAI erano già sul posto. Nel pomeriggio vengono raggiunti anche dalla RAI. Gianni Macario ricorda di “Pin Bel” originario della frazione sepolta, che faceva da guida ai soccorritori, quasi come un rabdomante, per trovare le case dei Dalmasso. Si era scavato per ore e poi in tarda mattinata era stata trovata la stalla, bara di Lucia Giordano e delle sue dodici mucche. il suo cane invece venne estratto vivo. Del figlio non c’era traccia. Il Povero Giuseppe venne ritrovato un mese dopo dagli alpini di Borgo S. Dalmazzo.”

Una pagina triste della nostra comunità che non vogliamo dimenticare” conclude così l’amministrazione comunale.