Uncem Piemonte, Roberto Colombero: “Nessuno si trasferisce in montagna senza servizi innovativi”

15 gennaio 2022 | 19:01
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Uncem Piemonte, Roberto Colombero: “Nessuno si trasferisce in montagna senza servizi innovativi”

“Inutile parlare di incentivi, di turismo, di Smart working, di agricoltura, solo partendo da scuole innovative si comincia a dare risposte a giovani e famiglie, il resto è companatico” afferma il presidente che ha scelto in prima persona la montagna come luogo di vita dove crescere i suoi figli

Roberto Colombero, presidente Uncem Piemonte, vive la montagna in prima persona. L’ha scelta come luogo di vita dove crescere i suoi figli.

Il suo amore per questi luoghi si legge dai suoi post. Quello di inizio anno in cui con la frase ““Non sarà mai tardi per cercare un nuovo mondo migliore, se nell’impegno poniamo coraggio e speranza” del poeta inglese Tennyson augurava alla comunità della montagna piemontese una buona fine e un buon principio.

Faceva un rapido riassunto dell’anno concluso e ancora una volta sottolineava come non possa esserci ripresa nè sviluppo se viene meno la speranza di cambiare questo mondo, a partire dalle nostre piccole comunità di montagna.

Scrive: “Cambiare è vivere. Il cambiamento è parte della vita. Miglioramento, progresso, evoluzione personale, fanno parte della nostra crescita. Dalle nostre famiglie, alle nostre comunità, ai nostri comuni, alle nostre valli. E cambiare significa anche abbandonare, per sempre, quell’idea di eroismo che viene appioppata a chi sceglie la montagna come destinazione di vita.
Suona ai più ormai come vuota retorica che vuole mantenere un’aura eroica attorno a chi in montagna vive. Credo non ci sia oggi nulla di eroico nel vivere in un ambiente bellissimo, inseriti in una comunità accogliente. Almeno non più di quanto sia eroica la vita di un povero cristo che ogni mattina esce dal suo microalloggio torinese per immergersi nella nebbia fatta di smog e raggiungere faticosamente un luogo di lavoro con i mezzi pubblici che abbiamo. Credo invece sia difficile crescere una famiglia senza servizi di prossimità. Percorrere 40 km per far visitare un neonato non è eroico, è non pretendere che le proprie tasse ritornino sottoforma di servizi essenziali. 30km per fare due parole al bar e bere un caffè nelle lunghe giornate invernali non è eroico, è qualcosa che è ma che necessita di non essere più. Vivere in valle è una meraviglia, ma se si ha un lavoro dipendente qualsiasi è necessario avere un servizio nido. Chi non ha vicino nonni o famigliari che assolvano alla funzione di ammortizzatore sociale, ha un bel dire, ma se non sa dove lasciare un bambino o si licenzia o fa il sacrificio di spostarsi. Un centro di aggregazione educativo, un polo socio scolastico per l’infanzia e l’adolescenza sicuro, accogliente, multifunzionale non è non sapere fare sacrifici da vero montanaro ma lavorare affinché i propri figli e quelli altrui abbiano un luogo nel quale crescere e nel quale costruire rapporti anche oltre il mero tempo scuola. Perché per noi adulti è bello, a sera, rientrare in borgate semideserte e goderci il silenzio, ma per dei minori è altrettanto bello aver trascorso il pomeriggio tra pari svolgendo attività sportive/musicali/linguistiche/… prima di rientrare nella borgata silenziosa e imparare a goderne il silenzio. E, chissà, un giorno avere la fortuna di poterlo scegliere. ” È sempre stato così, i duri resistono” è uno slogan nel quale non dobbiamo più riconoscerci. Per qualcuno vivere in valle sarà un sacrificio, per molti lo è allontanarsene.

Oggi torna sull’argomento prendendo spunto su paesi della Svizzera dove vengono realizzati con qualità architettonica edifici pubblici. Invita a prender spunto e a creare scuole nuove – poli scolatici di valle, integrati, moderni, a prova di futuro, senza i quali i territori sono destinati a morire.

Conclude così: “Inutile parlare di incentivi, di turismo, di Smart working , di agricoltura, ecc….senza servizi innovativi e di qualità, nessuno si trasferisce in montagna. Per viverci. Per fare comunità. Restiamo a quell’dea di valli ad uso bancomat, aperti part timer poco più. Ma questo non è sviluppo economico perché non c’è crescita sociale. E solo partendo da scuole innovative con servizi innovativi si comincia a dare risposte a giovani e famiglie. Il resto è companatico.”