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Elisa Balsamo e le sue origini: “Peveragno e Cuneo sempre nel mio cuore”

25 dicembre 2021 | 09:02
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Elisa Balsamo e le sue origini: “Peveragno e Cuneo sempre nel mio cuore”
Elisa Balsamo e le sue origini: “Peveragno e Cuneo sempre nel mio cuore”
Elisa Balsamo e le sue origini: “Peveragno e Cuneo sempre nel mio cuore”
Elisa Balsamo e le sue origini: “Peveragno e Cuneo sempre nel mio cuore”
Elisa Balsamo e le sue origini: “Peveragno e Cuneo sempre nel mio cuore”
Elisa Balsamo e le sue origini: “Peveragno e Cuneo sempre nel mio cuore”

Abbiamo incontrato l’atleta cuneese, campionessa del mondo di ciclismo su strada, per parlare con lei delle sue origini, della delusione di Tokyo, della gioia di Leuven e di tanto altro…

Tre mesi fa è salita sul tetto del mondo, ma non dimentica la terra da cui proviene, la Cuneo che l’ha vista nascere, la Peveragno che l’ha vista crescere. Dallo scorso 25 settembre, Elisa Balsamo è campionessa mondiale di ciclismo su strada (qualcosa che in ambito maschile ha fatto gente del calibro di Greg Lemond, Gianni Bugno e Lance Armstrong, per capirci), ma ricorda con gioia ed emozione gli anni dell’infanzia e della giovinezza che l’hanno vista, anche ciclisticamente, nascere, crescere e formarsi.  Il suo è stato uno 2021 “da montagne russe” che l’ha portata in soli due mesi a vivere prima la cocente delusione dell’Olimpiade di Tokyo e poi la gioia irrefrenabile del sogno iridato coronato a Leuven, nelle mitiche Fiandre, teatro del classicissimo Giro, autentica pietra miliare della storia del ciclismo mondiale.

Elisa, pur non vivendo attualmente nella nostra provincia, il tuo legame con Peveragno e Cuneo è rimasto intatto.
Certamente! Sono nata a Cuneo e ho vissuto i primi anni della mia vita a Peveragno insieme ai miei genitori. Durante gli anni delle scuole superiori ci siamo trasferiti a Cuneo, dove tuttora vive la mia famiglia. Io poi mi sono dovuta trasferire per questioni logistiche, anche perchè in inverno nel Cuneese fa parecchio freddo ed è complicato allenarsi. Inoltre l’unico velodromo italiano si trova a Montichiari, così mi sono dovuta adeguare e trasferirmi, ma la terra di nascita e di origine non si può certo dimenticare e io porto Cuneo e Peveragno sempre nel mio cuore”.

Parole nient’affatto di circostanza, come testimonia anche la recente partnership con l’ATL del Cuneese.
Sì, sono molto grata all’ATL perchè ha creduto in me prima che diventassi campionessa del mondo. La nostra collaborazione è nata in primavera e naturalmente, dopo la vittoria iridata, si è ulteriormente consolidata.

Cosa è stato per te il mondiale belga?
Un’emozione grandissima. Ho cercato di prepararlo al meglio con l’obiettivo di portare a casa una medaglia, ma mai avrei pensato che sarebbe stata quella più prestigiosa. Su quei percorsi ero andata bene in primavera dunque la nazionale e tutti credevano molto in me, ma c’erano avversarie fortissime, dunque non credevo di poter arrivare davanti a tutte.

Quale il fattore determinante per la vittoria?
Sicuramente la squadra. Se hai visto la gara, hai potuto notare come la mia sia stata una vittoria di squadra, nonchè un’ulteriore conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che il ciclismo è soprattutto uno sport di squadra. Le mie compagne sono state fondamentali, tutte bravissime dal primo all’ultimo chilometro. A me è toccato l’onore di coronare il loro lavoro con la volata finale.

Cosa hai provato quando suonavano le note dell’inno di Mameli?
Sentire l’inno è sempre un’emozione grandissima e alla fine qualche lacrima ci scappa sempre. Vedere le mie compagne che mi festeggiavano, i tifosi lì tutti per me, il mio compagno, mi ha fatto provare sensazioni fortissime e, sono sincera, persino difficili da realizzare.

Quanto sono utili imprese come la tua a portare il ciclismo, e tutto lo sport, femminile sempre più vicino a quello maschile?
Il ciclismo femminile è in grandissima crescita. Tante atlete prima di noi hanno lottato tantissimo per avere il professionismo anche al femminile e grazie a questo lavoro ora è in corso una riforma che si sta per concludere, dunque non manca molto. In tutto questo ha sicuramente giocato un ruolo importante la visibilità garantita dalle televisioni.

Come è cambiata la vita dopo la vittoria di Leuven?
Beh, ti dirò che sicuramente la mia vita è cambiata, ma non sono cambiata io perchè mi sento sempre la stessa persona, mi sento uguale a prima. Per forza la mia vita è cambiata perchè la vittoria di un mondiale ha la capacità di cambiare radicalmente l’attenzione delle persone nei confronti di chi lo fa, ma io non mi sento assolutamente arrivata, anzi la vittoria mi ha dato un ulteriore stimolo a cercare di ottenere ancora di più.

A partire dal 2022, dunque. Cosa si aspetta Elisa Balsamo dall’anno nuovo?
I primi obiettivi sono le grandi classiche del nord Europa di inizio stagione, poi vorrei partecipare sia al Giro d’Italia sia al Tour de France. Vedremo.

Per arrivarci al meglio, come ti stai allenando in questo periodo?
In inverno mi dedico principalmente alla palestra. Sto facendo anche lavori di forza in bicicletta per cercare di porre già una base. A gennaio andremo al caldo, penso in Spagna dove le temperature sono decisamente diverse, per iniziare a pedalare un po’ di più.

In uno sport di fatica come il ciclismo l’aspetto psicologico non può non giocare un ruolo determinante.
Certo, e in questo ogni atleta ha le sue abitudini e le sue modalità per cercare di andare oltre la sofferenza perchè nei momenti importanti è soltanto la testa a fare la differenza perchè, si sa, si molla sempre prima con la testa che con le gambe. Negli ultimi anni si è diffusa la figura del ‘mental coach’ che ritengo importante per aiutare noi atleti a vivere le cose più serenamente e, perchè no, a programmare meglio i propri obiettivi.

Elisa, tu hai un ‘mental coach’?
Sì, ho iniziato a collaborare da poco con una figura professionale di questo tipo e sono molto contenta. Credo che la figura dell’atleta di oggi sia molto diversa da quella di un po’ di anni fa. Oggi l’atleta non deve pensare soltanto ad allenarsi e a gareggiare, ma ha anche altre cose a cui deve pensare, come i social network per fare un esempio. Per questo motivo ritengo importante individuare una figura che ti faccia capire come trovare il miglior equilibrio.

Quali consigli ti senti di dare a un giovane che volesse avvicinarsi al ciclismo?
Innanzitutto di divertirsi. Cosa che per me in bicicletta è sempre avvenuta e continua ad avvenire. Solo col passare del tempo uno può capire se quello è davvero il suo sport e dunque ci si deve dedicare completamente, ma, davvero, ragazzi, non perdete mai la voglia di divertirvi perchè perdendo quella perdete tutto di questo meraviglioso sport.