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Cronaca
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Omicidio Nada Cella, possibile svolta dopo 25 anni: indagata donna cuneese

5 novembre 2021 | 10:37
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Omicidio Nada Cella, possibile svolta dopo 25 anni: indagata donna cuneese
Nada Cella

Si tratta della 53enne Annalucia Cecere

Una svolta dopo 25 anni o comunque la prova che la Procura di Genova sta davvero cercando di scoprire la verità sulla morte di Nada Cella, la giovane segretaria trovata morta a Chiavari nel 1996 nello studio dove lavorava. Lo riportano i colleghi di Genova24.it secondo cui la procura di Genova ha indagato per omicidio una donna cuneese (residente a Boves), a lungo maestra d’asilo e oggi 53enne, Annalucia Cecere. Indagati anche l’ex datore di lavoro della vittima, il commercialista Marco Soracco, e l’anziana madre Teresa Bucchioni, per false dichiarazioni al pubblico ministero.

I tre hanno ricevuto l’avviso di garanzia visto che oggi verrà dato incarico al genetista Emiliano Giardina di eseguire esami sui reperti di Dna trovati sulla scena del delitto. Altri esami saranno eseguiti dalla scientifica. La donna venne indagata già 25 anni fa ma subito archiviata perché sembrava avere un alibi di ferro nonostante alcuni testimoni avessero raccontato di averla vista in strada, vicino allo studi di via Marsala dove lavorava Nada Cella.

La Cecere non conosceva Nada Cella, se non di vista per averla incontrata un paio di volte nello studio di Soracco, ma secondo le ipotesi investigative sarebbe stata la gelosia a far scattare il delitto perché la donna aveva un’infatuazione per il commercialista e datore di lavoro di Nada e potrebbe aver visto nella giovane segretaria un ostacolo.

Soracco ha sempre negato con gli inquirenti di avere avuto una relazione con la donna, che all’epoca dei fatti aveva 28 anni, ma in una recente intervista a “Chi l’ha visto?”, ha parlato di una ragazza innamorata di lui “a sua insaputa” e che già una volta l’aveva cercato allo studio in sua assenza.

L’inchiesta sul caso Cella è stata riaperta a maggio, grazie ad alcuni profili Dna femminili e maschili trovati sulla camicetta della ragazza e sulla sedia dell’ufficio ma anche su una impronta papillare rimasta sullo stipite di una porta.