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“Lucia Bosè. L’ultimo ciak”: a Fossano una serata “Anni 50” con Laura Avalle

18 novembre 2021 | 15:08
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La scrittrice cerverese presenta il suo ultimo libro, tratto dall’omonimo documentario di Davide Sordella e Pablo Benedetti, che “racconta la vita non ordinaria di una donna straordinaria”

Prosegue il tour di presentazione di Lucia Bosè. L’ultimo ciak, il libro della cerverese Laura Avalle tratto dall’omonimo documentario di Davide Sordella e Pablo Benedetti. Dopo l’anteprima presso il Museo del Cinema di Torino e l’evento a Bookcity di Milano presso il cinema Anteo, ora tocca a Fossano. L’appuntamento è per venerdì 26 novembre, alle ore 21 presso la Sala dell’Hostello “Sacco” in via Cavour, 33.

La serata, organizzata dalla libreria “Le Nuvole”, sarà presentata dal giornalista Walter Lamberti, Direttore de “La Fedeltà”, che dialogherà con l’autrice e il regista Sordella.  Un’occasione per parlare di una grande attrice e di una grande donna, il cui nome è stato proprio adesso inserito al Famedio del Cimitero Monumentale di Milano e che quest’anno avrebbe compiuto 90 anni. Edito da Morellini Editore per la collana “Femminile Singolare” diretta da Sara Rattaro, il libro di Avalle racconta la vita non ordinaria di una donna straordinaria.

LUCIA BOSE’. Milanese, classe 1931, è una ragazza del popolo, destinata alla fortuna e a grandi successi personali e professionali. Fu Miss Italia 1947, star indiscussa di Cinecittà, musa di Luchino Visconti e Michelangelo Antonioni, legata ad amicizie importanti come Franco Zeffirelli, Mauro Bolognini e tutto il gotha del cinema italiano. Amante di Edoardo Visconti e Walter Chiari, regina dei rotocalchi e dei set cinematografici, di lei hanno scritto tutti i più grandi: da Alberto Moravia, suo grande sostenitore, a Oriana Fallaci. Un destino costellato di successi e di cadute, come quando la casa in cui abitava da bambina, in un quartiere popolare di Milano, fu rasa al suolo durante la Seconda Guerra Mondiale. Quindi il fatidico incontro con Luchino Visconti che la noterà appena adolescente, nel bar-pasticceria Galli di Milano dove lavorava come commessa. Una carriera fulminante la sua, ma proprio al culmine della notorietà e della fama decise di ritirarsi dalle scene per amore di Dominguín, il più grande Torero di tutti i tempi, dal quale ebbe tre figli: Miguel Bosé, Lucia e Paola Dominguín. Il loro amore è passionale e travolgente: Lucia lo seguirà fino a Madrid, in quella Spagna cattolica e franchista dove vivrà anche dopo lo “scandaloso” divorzio (era il 1968) causato dai repentini tradimenti del marito, evento che segnerà il suo ritorno al cinema con i più grandi registi: Fellini, Taviani e Özpetek, segno che quel mondo non l’aveva mai dimenticata. Fu questa l’epoca dove ricevette grandi riconoscimenti: il prestigioso Ambrogino d’oro del Comune di Milano nel 1980, e il documentario “Il clan Bosè” con il quale la Rai le rese omaggio. Passano gli anni, nel frattempo Lucia accetterà proposte dalla tv, dal teatro e dal cinema e inizia la sua metamorfosi: si trasferirà a vivere in una casa più piccola a Brieva, un paese in provincia di Segovia abitato da poche anime, e cambierà look, capelli corti e colorati di blu, immagine che si porterà dietro fino alla fine dei suoi giorni. Nel 2000 inaugura il Museo de los Angéles a Turégano, dedicato alle presenze celesti che l’avevano sempre affascinata sin da bambina, di cui purtroppo vedrà anche la sua chiusura qualche anno più tardi: questo sarà uno dei suoi dolori più grandi dopo la morte di Dominguín. L’attrice, paladina della libertà, come anche dei diritti delle donne e della loro emancipazione, si spegnerà all’età di 89 anni all’ospedale di Madrid, per coronavirus. Nel libro di Laura Avalle il ricordo del regista del suo ultimo film, che parla di una donna dei nostri tempi, forte, indipendente, libera e anticonformista, amante del blu e degli angeli. Una grande attrice, icona della bellezza italica, che nella vita ha sempre lottato, senza mai perdere la fiducia in un domani migliore.