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L’onorevole Gribaudo nella giornata contro la violenza sulle donne: “Quanta strada c’è ancora da fare”

25 novembre 2021 | 09:32
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L’onorevole Gribaudo nella giornata contro la violenza sulle donne: “Quanta strada c’è ancora da fare”

“Serve una maggiore cultura per riconoscere, segnalare i casi di violenza prima che sia troppo tardi (il 63% delle vittime di femminicidio non aveva mai parlato con nessuno delle aggressioni subite) che coinvolga forze dell’ordine, assistenti sociali e le donne stesse”

Anche l’onorevole cuneese Chiara Gribaudo ha voluto rivolgere il pensiero personale in occasione della giornata contro la violenza sulle donne che ricorre oggi, 25 novembre.

Scrive: “Per poco meno della metà degli uomini, il 40%, e il 20% delle donne non è violenza dare uno schiaffo alla compagna che ha flirtato con un altro. Così come non è considerato un’aggressione forzare la partner a un rapporto sessuale non voluto per il 40% dei maschi e il 30% delle femmine.
Dietro i numeri sui femminicidi (quest’anno siamo già a 109) e le violenze si cela una cultura patriarcale che considera la donna ancora come una proprietà di padri, mariti, fidanzati e fratelli.
Ogni giorno si verificano 89 episodi di violenza sulle donne. Una piaga radicata ed estesa in tutta Italia. Anche il mio territorio, spesso in cima alle classifiche per la qualità della vita, non è esente. In Provincia di Cuneo dall’inizio dell’anno al 15 novembre ci sono stati 155 casi di maltrattamenti verso donne o minori, 81 episodi di stalking, 8 diffusioni illecite di immagini e video sessualmente espliciti, tutti in aumento rispetto agli anni precedenti, oltre a 25 casi di violenza sessuale, 6 di rapporti con minorenne, 2 di corruzione di minorenne e 1 di lesioni permanenti al viso.
Serve una maggiore cultura per riconoscere, segnalare i casi di violenza prima che sia troppo tardi (il 63% delle vittime di femminicidio non aveva mai parlato con nessuno delle aggressioni subite) che coinvolga forze dell’ordine, assistenti sociali e le donne stesse. Ma occorre anche ripensare e introdurre nuovi modelli di donna. Più sapremo incentivare e proteggere il lavoro, la carriera e la partecipazione femminile nella società, nella cultura e nella politica, più riusciremo ad affrancare le vittime di aggressioni dalla dipendenza sociale ed economica nei confronti dei loro uomini violenti.”