Anche Boves celebra il IV Novembre con la Cittadinanza Onoraria al Milite Ignoto

25 ottobre 2021 | 18:30
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Anche Boves celebra il IV Novembre con la Cittadinanza Onoraria al Milite Ignoto

Nell’occasione delle tradizionali celebrazioni per la fine della Prima Guerra Mondiale, il Comune aderirà all’iniziativa dell’Associazione Nazionale dei Comuni già sottoscritta da diverse realtà cuneesi tra cui Fossano, nel centenario della deposizione del simbolo di tutti i morti per l’Italia all’Altare della Patria.

Come in tutta Italia anche a Boves si terranno le celebrazioni del IV Novembre, con il conferimento della cittadinanza onoraria al Milite Ignoto, che avverrà giovedì 4 novembre alle 16,30 nella Sala Consigliare del Municipio, a cui seguirà l’omaggio in onore dei caduti presso il Sacrario in Piazza Italia.

Un invito ad aderire all’iniziativa arrivato a tutti i comuni italiani direttamente nei mesi scorsi dal Segretario Generale dell’A.N.C.I. – l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e su proposta del Gruppo delle Medaglie d’Oro al valor Militare d’Italia. A 100 anni dalla traslazione del Milite Ignoto ci si prefigge di realizzare, in ogni luogo d’Italia, il riconoscimento della “paternità” del Soldato che per cent’anni è stato volutamente ignoto e che diventerà così Cittadino d’Italia, rientrando nella simbologia che appartiene alla nostra identità nazionale.

Alle celebrazioni del IV Novembre, che da sempre rappresentano una ricorrenza civile di grande rilevanza in quanto “Giorno dell’Unità Nazionale e della Giornata delle Forze Armate”, si aggiunge quindi il sentimento di profonda riconoscenza verso tutti coloro che hanno perso la vita per la Libertà. Il Milite Ignoto come simbolo delle vittime di tutti i conflitti armati e monito delle coscienze a non ripetere gli errori del passato. In Italia sono infatti oltre 60.000 i militi “ignoti” che riposano nel sacrario militare di Redipuglia dalla fine del primo conflitto Mondiale.

A guerra finita, ogni nazione volle onorare simbolicamente la memoria dei propri caduti ignoti attraverso un monumento eretto a ricordo del sacrificio di tali uomini “scomparsi” e che pur fecero la storia dell’Europa del XX secolo. In Italia, fu il Colonnello Dohuet a suggerire, nell’agosto del 1920, la sepoltura di un milite senza nome al Pantheon, l’edificio dedicato alla sepoltura dei reali d’Italia quasi a volerne dimostrare il pari prestigio e la pari nobiltà. La proposta fu accettata l’anno seguente, ma al posto del Pantheon per la sepoltura fu indicato l’Altare della Patria.

Nell’ottobre del 1921 vennero scelte le salme di soldati senza nome, provenienti da cimiteri di guerra o dai luoghi dove i combattimenti erano stati più cruenti: Rovereto, le Dolomiti, Asiago, il Monte Grappa, il Montello, il Cadore, il basso Piave, il basso Isonzo, Gorizia, il Monte S. Michele e il Carso.  Le bare, tutte identiche e perciò non distinguibili, furono trasferite prima a Udine e poi nella Basilica di Aquileia. Qui, rivestite dalla bandiera tricolore, furono ulteriormente spostate fra loro, per garantire l’assoluta imparzialità nella scelta rispetto alla loro zona di provenienza.

Il compito della scelta della bara fu affidato a Maria Bergamas di Gradisca d’Isonzo, madre di Antonio, soldato che aveva abbandonato l’esercito austro-ungarico per unirsi a quello italiano col nome di Antonio Bontempelli. Antonio morì in combattimento sull’altopiano di Asiago, dove il suo corpo andò disperso. Il rito compiuto da Maria, madre di un milite ignoto, l’ha trasformata nella madre simbolica di tutti i militi ignoti d’Italia. Il 28 ottobre Maria Bergamas, durante la cerimonia di selezione del feretro che sarebbe stata traslata fino a Roma, all’altare della Patria, sopraffatta dal dolore e dall’emozione, si posò sulla decima bara, mentre i dieci restanti corpi furono sepolti nel cimitero di Aquileia, dove dal 1953 riposa anche Maria Bergamas. La bara, caricata su un carro ferroviario aperto, affinché la gente potesse renderle onore durante il suo viaggio verso Roma, fu scortata da reduci decorati con medaglia d’oro. Il viaggio del feretro verso Roma durò dal 29 ottobre al 2 novembre attraversando molte città, che ebbero l’onore di omaggiare il milite ignoto.

Arrivato a Roma, fu condotto alla chiesa di S. Maria degli Angeli e Martiri ed esposto al pubblico per tutta la notte sotto lo sguardo vigile della Guardia d’Onore. Le esequie solenni furono celebrate dal Vescovo di Trieste, che aveva accompagnato il feretro nel suo viaggio fin da Aquileia dopo averlo benedetto con le acque del Timavo, fiume di confine del fronte orientale.

Lo stesso Milite Ignoto è stato decorato della Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: “Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria”.