Continua la terza edizione del progetto “Pedalando tra le aquile” del cuneese Giovanni Panzera

25 agosto 2021 | 10:03
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Continua la terza edizione del progetto “Pedalando tra le aquile” del cuneese Giovanni Panzera
Continua la terza edizione del progetto “Pedalando tra le aquile” del cuneese Giovanni Panzera
Continua la terza edizione del progetto “Pedalando tra le aquile” del cuneese Giovanni Panzera
Continua la terza edizione del progetto “Pedalando tra le aquile” del cuneese Giovanni Panzera
Continua la terza edizione del progetto “Pedalando tra le aquile” del cuneese Giovanni Panzera
Continua la terza edizione del progetto “Pedalando tra le aquile” del cuneese Giovanni Panzera

Il documentarista di Cuneo ha incominciato lo scorso 5 agosto il terzo viaggio in solitaria con la sua bicicletta. Affronterà i Pirenei, il Massiccio Centrale e le Alpi del Mare.

È incominciata lo scorso 5 agosto la terza edizione del progetto “Pedalando tra le aquile”, con protagonisti il documentarista e cicloamatore cuneese Giovanni Panzera e suo fratello Teresio. L’avventura ciclistica del 2021, che Giovanni ha ribattezzato “il viaggio della ripartenza” a causa del Covid che ha colpito severamente anche i due fratelli la scorsa primavera, si sviluppa in ben tre catene montuose mitiche per tutti gli appassionati di ciclismo: i Pirenei, il Massif Central e le nostre Alpi Marittime. Un viaggio ancora più impegnativo rispetto alle due traversate in solitaria già compiute da Giovanni, la prima lungo le Alpi, da Trieste a Monte Carlo, e la seconda lungo la catena appenninica, dall’Etna al Monviso.

È lo stesso Giovanni, dopo una ventina di giorni di fatica e pedalate, ad aggiornarci su come sta andando questa nuova avventura. “Sono le 7,30 del 5 Agosto quando da Cap Higuerultimo avamposto spagnolo prima dell’Oceano Atlantico, il luogo dove nasce idealmente la Catena Pirenaica – mi incammino per la lunga traversata in bicicletta dei Pirenei a cui seguirà il Massiccio Centrale francese e per ultime le Api del Mare.

Le premesse non sono tanto buone, una grande perturbazione si è abbattuta nei giorni precedenti  sulla costa con forti piogge e un vento terribile che a volte mi ha fatto temere per la tenuta della mia tendina.

Per un paio di giorni ho dovuto lottare con il maltempo e le temperature che nonostante la quota sia ancora bassa (500/800 mt. s.l.m.), si aggirava al mattino sugli 8/9° e durante il giorno si assestava intorno ai 15°. Una temperatura non certamente estiva se si pensa che siamo ad agosto!

Quando sono iniziate le salite pirenaiche il meteo si è stabilizzato al bello e sono iniziate le pendenze, belle toste che hanno subito messo a dura prove le mie gambe e l’allenamento post-covid.

Tutto funziona bene anche se il fiato non è più quello di prima, il terribile virus ha lasciato un segno ahimè indelebile ma la mia forza di volontà è più forte.

 Mi sono lasciato alle spalle una trentina di Passi Pirenaici, alcuni noti come l’Aubisque, il Soudet, la Marie Blanche, il Solur e i colli mitici del Tour de France quali il Tourmalet, l’Aspin, il Pyresourd e il Portet d’Aspet e altre poco conosciute ma con pendenze che di media sono al 10% (i ciclisti sanno che cosa significhi) salite lunghe anche una decina di km con dislivelli importanti. Salgo e scendo da colli dove i boschi pirenaici a volte fanno ombra ma non servono a far diminuire la fatica.

A differenza delle salite alpine dove molto spesso i tornanti alleviano le fatiche, qui salgo per lunghi e interminabili traversi sulle pendici delle montagne che sembrano frecce lanciate verso il cielo. In discesa poi devo prestare molta attenzione alle greggi di pecore che qui pascolano in piena libertà, amano passeggiare lungo la strada e perché no, coricarsi per fare un riposino; questo e un segno di come gli abitanti di queste “terre alte”vivano  ancora di pastorizia così come da secoli hanno fatto i loro antenati. Oggi oltre 100 allevatori, con migliaia di pecore hanno costituito dei consorzi dove producono formaggi rinomati, di alta qualità.

Con la mia amata bicicletta e l’inseparabile carrellino che come sempre contiene tutto il necessario, continuo il mio viaggio. In questa traversata che ho definito “viaggio della rinascita”, gli incontri con la gente sono sempre cordiali. In Francia, come in Italia, il Covid ha colpito duro e da parte di tutti c’è una grande solidarietà. Devo notare che nel percorso che sto facendo la gente è molto attenta ai distanziamenti e in ogni angolo non mancano i gel disinfettanti, potrei dire che è più facile trovare gel disinfettante che acqua per la borraccia. Attraverso bellissimi piccoli paesi dalla storia antica dove la vita è ancora semplice e genuina, non manca mai un sorriso, un incoraggiamento, un “bravò” e un “courage” da parte dei ciclisti che incontro lungo la strada o nei campeggi.

Alla sera, seppure stanco e con tanta voglia di riposare – sfoderando il mio francese – passo ore a raccontare ai campeggiatori incuriositi della mia attrezzatura del mio viaggio, da dove vengo e raccontando le bellezze delle montagne di Cuneo e invitandoli a venire a provare salite come il Colle dell’Agnello, il Fauniera…. Un viaggio come questo, è anche l’occasione per promuovere il nostro territorio ai ciclisti di tutta Europa…

Ora però si sta aprendo una nuova settimana con salite simbolo della storia del ciclismo dalla Gavarnie al Toumalet all’Aspin, tanto per citarne qualcuna. Pedalando tra le aquile” continua il suo viaggio; mi aspetta tanta strada in salita e sicuramente nuove e grandi emozioni”.

Rinnoviamo, ovviamente, l’in bocca al lupo a Giovanni, perchè possa concludere al meglio la sua terza avventura in solitaria in bicicletta.