“A Cuneo non serve un ospedale ultra moderno, la qualità la fanno le risorse umane”

29 luglio 2021 | 09:47
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“A Cuneo non serve un ospedale ultra moderno, la qualità la fanno le risorse umane”

Il comitato “Al Santa Croce si può” torna sulla questione del nuovo ospedale: “Cuneo ha già un grande ospedale che già oggi risponde egregiamente ai suoi compiti di hub di area vasta e, con i necessari interventi di rigenerazione e razionale ampliamento della sua attuale sede, può essere reso pienamente adeguato, anche sul piano strutturale ed impiantistico, alla sua irrinunciabile funzione di hub in tempi più rapidi ed a costi più contenuti rispetto ad una nuova struttura”

Scrive il comitato “Al Santa Croce si può”.

“Dopo un periodo di silenzio, la lettera del Gruppo consigliare di maggioranza Cuneo Solidale e Democratica pubblicata sulla stampa cittadina, rianima il dibattito sul presente e sul futuro dell’ospedale Santa Croce e, più in generale, sullo stato della sanità pubblica cuneese.

Le considerazioni svolte nella lettera sembrano largamente accordarsi con quanto, dall’ inizio della vicenda ”Ospedale Unico di Cuneo”, il Comitato “Al S. Croce si può”, costituito dal gruppo consigliare Beni comuni, da Legambiente, Pro Natura, Usi e Associazione “ Di piazza in piazza” va sostenendo: ”… a Cuneo non serve un ospedale ultra moderno”, ”la qualità la fanno le risorse umane“, ”la costruzione del nuovo ospedale può diventare causa di rinvii per acquisti di nuove apparecchiature”.

Non nascondiamo che fa un certo effetto sentire da un gruppo consiliare di maggioranza considerazioni che fino a ieri erano del solo comitato “Al Santa Croce si può” e sarebbe cosa positiva capire, in modo approfondito, cosa sia successo e cosa l’abbia condotto a cambiare punto di vista. Viene da dire meglio tardi che mai e si deve accogliere con favore ogni conversione ancorché tardiva, occorre però mettere ciascun attore coinvolto nella vicenda, di fronte alle sue responsabilità, a partire da un’Amministrazione comunale che si è dimostrata incapace di leggere i bisogni di salute dei suoi cittadini e di affermare, con chiarezza ed energia nei confronti della Regione, le priorità degli interventi da adottare per venir loro incontro.

Occorre chiedere al Sindaco Borgna, le ragioni per le quali abbia voluto coinvolgere l’Amministrazione pubblica nella costituzione di una Fondazione privata avente per unico scopo la costruzione di un futuribile nuovo faraonico contenitore ospedaliero.

Occorre chiedere alla sua maggioranza, di cui Cuneo Solidale e Democratica è parte di peso, le ragioni per cui abbia sposato così acriticamente il progetto sostenuto dalla fondazione senza alcuna considerazione per le criticità evidenziatesi nel ruolo e nella gestione dell’ospedale Santa Croce, che solo ora sembrano, improvvisamente, venute alla luce e diventate meritevoli di attenzione da parte della politica. Da lungo tempo, invece, la carenza del personale medico e infermieristico costretto a turni massacranti, il trasferimento in altra sede di alcuni primari, la fugace apparizione di altri, le lunghe liste di attesa legate a carenze organizzative e all’insufficienza delle professionalità necessarie al pieno utilizzo delle attrezzature, erano note e tutti noi abbiamo purtroppo avuto occasione di sperimentarle.

Non si comprende come di fronte a queste evidenze quotidiane tutta l’attenzione si sia concentrata sull’obiettivo di costruire un ospedale nuovo in una nuova controversa collocazione, né come non si sia valutato che tale prospettiva, dai tempi lunghissimi, avrebbe ulteriormente giustificato la progressiva riduzione degli investimenti tecnici e finanziari sull’attuale ospedale; il tutto senza minimamente coinvolgere in decisioni così importanti la cittadinanza, a cui ora si fa appello dopo averne lungamente ignorato la voce.

La Regione viene accusata di voler depauperare l’eccellenza della sanità pubblica cuneese, e certamente ha le sue responsabilità, con una politica di assegnazione di personale e finanziamenti che ha privilegiato altre strutture, una su tutte l’ospedale di Verduno, ma ciò non toglie che se i nostri amministratori hanno puntato tutte le attenzioni sull’ipotetico futuro ospedale (dimenticando l’attuale) e se è vera l’intenzione di sminuire il ruolo dell’hub di Cuneo, hanno dato un bell’assist ai presunti disegni regionali!

Bisognerà invece chiedere alla Regione le risorse finanziarie che spettano ad un ospedale hub con specialità rare che attualmente vivono sulla fatica di medici e paramedici, non un altro ospedale. Bisognerà chiedere impegno per la sanità pubblica nella sua modalità territoriale, non una nuova struttura.

Alla nuova dirigenza ospedaliera bisognerà chiedere conto delle modalità e della tempistica di utilizzo dei 33,5 milioni di finanziamento già stanziati dal Governo per interventi antisismici e antincendio sull’attuale Santa Croce, eliminando ogni dubbio sulla irresponsabile ipotesi che si vogliano utilizzare per il futuribile nuovo ospedale.

Cuneo ha già un grande ospedale che già oggi risponde egregiamente ai suoi compiti di hub di area vasta (come da programmazione regionale )e, con i necessari interventi di rigenerazione e razionale ampliamento della sua attuale sede, può essere reso pienamente adeguato, anche sul piano strutturale ed impiantistico, alla sua irrinunciabile funzione di hub in tempi più rapidi ed a costi più contenuti rispetto ad una nuova struttura; cosa fattibile, come questo Comitato si è impegnato a dimostrare anche con suggestioni progettuali architettoniche. Con questa convinzione il Comitato ha ripetutamente rivolto alla politica cittadina un invito a ritrovare la sua funzione di stimolo per giungere ad una soluzione condivisa, frutto di una valutazione complessiva approfondita, che tenga conto di tutti gli elementi (personale, strutture, possibilità di finanziamenti, tempi di realizzazione, riflessi economici e sociali), senza lasciarsi fuorviare da spinte estranee al perseguimento del vero interesse dei cittadini.

In questo contesto, il Comitato ”Al santa Croce si può” ritiene necessario anche mettere in guardia i cittadini contro la logica fuorviante della competizione fra strutture sanitarie, perché focalizzando l’attenzione solo sulle rivalità (vere o presunte) tra i diversi ospedali del territorio (Verduno, Savigliano, Mondovì o altri) di nuovo si guarderebbe il dito e non la luna”.