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Le Acli provinciali di Cuneo segnalano gravi disagi in seguito alla fusione tra Ubi e Intesa San Paolo

5 maggio 2021 | 19:02
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Le Acli provinciali di Cuneo segnalano gravi disagi in seguito alla fusione tra Ubi e Intesa San Paolo
Immagine di repertorio

La denuncia del presidente Elio Lingua, Presidente Acli provinciali Cuneo: “Ricordo che i cuneesi sono sempre stati dei grandi risparmiatori, che hanno creduto negli istituti di credito del territorio a cui hanno affidato i loro averi e che è anche grazie al loro contributo che sono cresciuti i grandi patrimoni bancari”

Elio Lingua, Presidente Acli provinciali Cuneo, attraverso una lettera si è fatto portavoce dei gravi disagi riscontrati come correntisti di Ubi Banca, in queste settimane, a seguito della fusione con Intesa San Paolo, avvenuta il 12 aprile.

Le problematiche sono state riscontrate sia da parte dell’associazione che da numerosi soci.

Scrive Lingua: “I titolari di conti correnti Ubi, per poter accedere ad uno sportello ed effettuare le operazioni necessarie o chiedere informazioni, hanno dovuto attendere ore davanti alla banca, per poi trovarsi di fronte a personale che non conoscevano, in evidente difficoltà a dare risposte in tempi rapidi, su conti di cui non sapevano nulla.

Il presidente prosegue: “Come cittadino e presidente di un’associazione che conta circa 40.000 soci in tutta la Granda, ritengo doveroso sottolineare che il comportamento tenuto da Intesa San Paolo sul territorio cuneese rivela una grave mancanza di rispetto per i risparmiatori che per tanto tempo hanno affidato i loro averi alla Ubi.

Comprendo le difficoltà che una fusione come quella tra le due banche può creare, ma penso che il trattamento riservato dal nuovo istituto di credito ai vecchi correntisti sia quanto meno inadeguato, poiché ha creato gravi disservizi e una grande preoccupazione, soprattutto nelle persone anziane, abituate ad intrattenere un rapporto fiduciario personale con operatori e dirigenti della Ubi.”

Voglio concludere ricordando che i cuneesi sono sempre stati dei grandi risparmiatori, che hanno creduto negli istituti di credito del territorio a cui hanno affidato i loro averi e che è anche grazie al loro contributo che sono cresciuti i grandi patrimoni bancari ha concluso Lingua.