Filippo Blengino e i Radicali cuneesi ricordano Marco Pannella a cinque anni dalla sua scomparsa

19 maggio 2021 | 11:31
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Filippo Blengino e i Radicali cuneesi ricordano Marco Pannella a cinque anni dalla sua scomparsa

Il 19 maggio 2016 se ne andava lo storico leader dei Radicali, capofila di numerose battaglie fondamentali per il nostro paese. “Non è mai stato banale, semplicistico, superficiale o ipocrita” commenta Blengino.

Oggi, mercoledì 19 maggio 2021, ricorre il quinto anniversario della scomparsa di Marco Pannella. Personaggio politico gigantesco, Pannella ha dominato la scena politica nazionale del secondo Novecento, tra poche lodi e molte critiche, spesso ingiuste, con le sue lotte radicali all’insegna del progresso e della libertà. Personaggio sfaccettato, con un carattere difficile e una vita personale complicata da decifrare del tutto, ha rappresentato una speranza per molti e un esempio di virtù anche presso molti di coloro che non appoggiavano direttamente il suo pensiero, come il cantautore Francesco De Gregori, suo grande amico ma non seguace politico, che nella canzone Signor Hood, a lui dedicata definì la sua azione con la frase, indicativa e bellissima: “Con un canestro di parole nuove, calpestare nuove aiuole”.

L’ex leader radicale è stato ricordato dall’attuale Segretario dell’Associazione Radicali Cuneo – Gianfranco Donadei, Filippo Blengino, attraverso un post su Facebook lungo e sentito. Ecco le sue parole.

Sono passati cinque anni dal 19 maggio 2016, giorno della scomparsa di Marco Pannella, un leader carismatico, con un carattere molto difficile, ma allo stesso tempo un uomo politico che sapeva commuoversi, che non aveva paura di mostrare le sue debolezze e le sue lacrime in pubblico. Non ho mai conosciuto Marco, purtroppo. Però i suoi digiuni, i suoi interventi, le sue azioni nonviolente, le sue mille battaglie, mi hanno profondamente “toccato”, facendomi avvicinare al mondo radicale, cioè a quella che, alla fine, prima di essere una casa politica è una filosofia di vita. Avevo 15 anni, 16 quando presi la mia prima tessera radicale.

Oggi mi capita spesso di cercare vecchi interventi di Marco in quell’incredibile e unico archivio che è Radio Radicale, e tutte le volte riesco a stupirmi nel sentire quella travolgente passione, a scoprire cose nuove, a commuovermi… Pannella, a differenza di tanta politica di oggi e di ieri, non è mai stato banale, semplicistico, superficiale o ipocrita. Era un uomo sincero, una persona profonda, che, quando serviva, mandava la gente a farsi fottere, per poi, poco dopo, abbracciarla senza alcun rancore. Pannella viveva per strada, sui marciapiedi, senza la paura di morire per le sue battaglie, fatte di lunghissimi digiuni e scioperi della sete. Si batteva per gli altri, senza discriminazioni. Combatteva per i diritti dei suoi stessi “nemici” politici, che l’hanno spesso deriso, attaccato, screditato. Lui non ha mai utilizzato la vigliaccheria come strumento di difesa e, imperterrito, ha continuato a lottare anche per chi tanto lo odiava. La storia, e non solo, gli ha dato ragione.

Uno come Pannella capita ogni cent’anni, perché non è stato solo un politico e un’attivista, ma un libero pensatore, un controcorrente vero, un intellettuale. Oggi tanti lo ricordano, lo lodano. Da sinistra a destra Marco Pannella è diventato citabile, venerabile e, quasi, un leader bipartisan. “Pannella diceva… Pannella avrebbe detto…”. Ma quanti, però, hanno davvero compreso le sue battaglie e, soprattutto, chi continua a vivere Marco donando il proprio corpo alle sue tantissime iniziative? In pochi, in quattro stronzi: ciò che resta dei radicali. Eppure, il giorno della sua morte sembrava che i radicali avessero l’unanimità dei voti: tutti a commemorarlo, non di rado con ipocrisia (come ricordò Emma Bonino ai suoi funerali).

Sarebbe una coglionata scrivere oggi che il modo vero per commemorare Marco è (solo) iscrivendosi ai radicali. Lascio ad altri questo invito forse non troppo opportuno oggi. Il modo migliore per commemorare Marco è dedicare del tempo a rileggere i suoi tanti interventi, ad informarsi sulle sue milioni di battaglie e, soprattutto, dedicando un po’ di tempo ad almeno una di queste. Ci vedete in strada molto spesso a raccogliere firme. Ci vedete seduti nelle piazze, a fare disobbedienze civili. Ci vedete con dei cartelli in mano. Ci vedete (anzi, non ci vedete) nelle carceri. Fatevi un regalo: donate un po’ del vostro tempo alle sue ed alle nostre battaglie.

Perché serve a poco “preoccuparsi dei problemi”. Bisogna “occuparsene”.

Ciao Marco. Ci manchi, tanto”.