Autismo e autonomie, Claudia Pirotti: “c’è bisogno del contributo di tutti”

27 aprile 2021 | 09:27
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Autismo e autonomie, Claudia Pirotti: “c’è bisogno del contributo di tutti”
Autismo e autonomie, Claudia Pirotti: “c’è bisogno del contributo di tutti”
Autismo e autonomie, Claudia Pirotti: “c’è bisogno del contributo di tutti”
Autismo e autonomie, Claudia Pirotti: “c’è bisogno del contributo di tutti”
Autismo e autonomie, Claudia Pirotti: “c’è bisogno del contributo di tutti”

Abbiamo incontrato la referente cuneese de “I Bambini delle Fate”, l’impresa sociale fondata da Franco Antonello che, attraverso il sostegno di aziende e privati, realizza progetti di inclusione sociale per bambini e ragazzi autistici e per le loro famiglie

Nelle scorse settimane il noto programma tv “Le Iene” ha trasmesso un servizio di Giulio Golia su Andrea Antonello, ragazzo autistico quasi 30enne, e suo papà Franco, fondatore de “I bambini delle fate”, impresa sociale che realizza progetti a sostegno delle persone con autismo e delle loro famiglie. Nel servizio di una ventina di minuti si evidenzia come, nell’arco di 10 anni, il ragazzo Andrea sia trasformato in uomo, acquisendo sempre più capacità ed autonomie (che gli hanno persino consentito di iniziare a vivere da solo) grazie ad un intenso lavoro di squadra svolto da famiglia, educatori e dall’intera comunità.

L’impresa fondata da Franco Antonello è presente anche in provincia di Cuneo dove la referente è Claudia Pirotti. Ci siamo così confrontati con lei sugli importanti contenuti di quel servizio e sui tanti messaggi che può trasmettere a tutte le persone. Claudia, prima ancora di essere “fata” (così si chiamano le ambasciatrici), è mamma di Francesco, un ragazzo nello spettro autistico che, come Andrea e come tutti i bambini, ragazzi e uomini come loro, devono essere messi nelle migliori condizioni possibili affinché sia per loro possibile raggiungere il massimo livello di autonomia.

Quanto è importante ogni singola autonomia per un bambino/ragazzo autistico?
Sono semplicemente fondamentali. Le diagnosi, a volte, stroncano i sogni dei genitori e le famiglie iniziano a vivere immerse nelle difficoltà quotidiane, senza guardare avanti. Bisogna avere il coraggio di alzare l’asticella delle competenze dei nostri bimbi perché è nel lavoro continuo e nella conquista delle piccole cose che mettiamo le basi per le loro competenze future. L’autonomia, infatti, è un qualcosa che si sviluppa pian piano. Le grandi capacità che serviranno da adulti come, ad esempio, recarsi da soli al lavoro, vanno scomposte in micro abilità sui cui allenarsi sin da piccolissimi, come saper usare la sveglia, vestirsi, o compiere piccoli tragitti da soli. Non tutti i traguardi che ci poniamo sono raggiungibili, ma sono ammesse strategie e scorciatoie (dice ridendo ndr). Il mio Francesco, per esempio, ha difficoltà nell’utilizzo dei bottoni, ma non per questo ho rinunciato ad insegnargli a vestirsi da solo. Ho adottato piccoli accorgimenti grazie ai quali non ha bisogno di aiuto esterno: ai suoi jeans, per esempio, inserisco sempre un elastico in vita, così può vestirsi in autonomia e indossare i jeans invece della tuta come tutti gli altri ragazzi della sua età. Per arrivare a risultati come questi bisogna, però, lavorare tanto e a 360 gradi.

Cosa intendi per “lavorare a 360 gradi”?
Per far sì che i nostri figli raggiungano il maggior grado di autonomia possibile c’è bisogno di lavoro corale svolto dalla famiglia prima di tutto, in quanto profonda conoscitrice delle potenzialità del figlio, unito all’impegno di educatori e professionisti e all’aiuto che il tessuto sociale intorno a noi può dare. Bisogna fare rete intorno ai nostri ragazzi per dare tutto l’aiuto possibile di cui hanno bisogno per sviluppare le loro capacità. Nel video delle Iene vediamo Andrea andare al bar a prendere la colazione e al supermercato a fare la spesa: tutte azioni portate a termine in maniera egregia sia perché Andrea negli anni è stato preparato dalla famiglia e dagli educatori a svolgere azioni di questo tipo, e sia perché il barista e il negoziante, conoscendo lui e i suoi bisogni, hanno facilitato il compiersi dell’azione. Una sorta di accudimento sociale che se presente intorno ai nostri ragazzi può permettere loro di svolgere normali azioni della quotidianità.

In tutto questo contesto, “I bambini delle fate” cosa fa per le famiglie?
Le famiglie non sempre riescono ad arrivare a tutto. Ogni famiglia ha un limite di energie fisiche e mentali nonché di economie. I Bambini delle Fate vengono quindi in soccorso alle famiglie gestendo le raccolte fondi, il cui ricavato – grazie ai partner di progetto – si trasformerà in servizi e terapie utili ad incentivare le abilità di ogni singolo individuo e a sostenere i famigliari in questo percorso. Le raccolte fondi sono aperte a tutti: privati, esercizi commerciali, professionisti e grandi aziende. L’ambizione è grande ed è quella di cambiare il mondo nel segno dell’inclusività. Per fare questo è necessario il contributo di tutti:  più cittadini e aziende parteciperanno più ci saranno fondi per creare una rete di aiuto sociale che seguirà i nostri ragazzi lungo tutto l’arco della loro vita.

Cosa deve fare chi volesse contribuire a costruire con voi questo mondo?
A chi volesse dare una mano dico di buttarsi, di aiutare concretamente dando un contributo economico, se nelle loro possibilità. Chiunque sia interessato mi può contattare in qualunque momento (anche su whatsapp) al nr. 340.2249600. Oppure cercarmi sui social: Facebook: Claudia Pirotti – Instagram: Claudia e la sua ciurma – Linkedin: Claudia Pirotti

Che messaggio vuoi quindi mandare a tutte le famiglie che vivono questa situazione?
Alle famiglie che vivono in prima persona questa situazione, vorrei dire loro di non smettere di sognare, di credere nei loro figli anche nei momenti di grossa difficoltà perchè l’autismo regala fioriture inaspettate anche dopo i momenti più bui.