27 febbraio 1944: quella volta che la Juventus giocò a Cuneo

27 febbraio 2021 | 09:31
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27 febbraio 1944: quella volta che la Juventus giocò a Cuneo
27 febbraio 1944: quella volta che la Juventus giocò a Cuneo
27 febbraio 1944: quella volta che la Juventus giocò a Cuneo
27 febbraio 1944: quella volta che la Juventus giocò a Cuneo

In piena seconda guerra mondiale, pochi mesi dopo la caduta del Fascismo e l’istituzione della Repubblica Sociale Italiana, venne organizzata la famosa Divisione Nazionale 1944. Nel girone Piemonte-Liguria, tra le altre il Cuneo, la Juventus e il Grande Torino.

L’estate del 1943 è stata una delle più complicate della storia italiana. Come tutti ben sanno, il 25 luglio di quell’anno cadde il regime fascista e il Duce Benito Mussolini venne sostituito dal Governo Badoglio. Fino all’entrata in vigore dell’Armistizio dell’8 settembre, l’Italia formalmente rimase alleata delle forze tedesche, ma di fatto già lavorava in incognito con gli Alleati, per giungere ad un accordo e ribaltare la sua posizione nel conflitto. Già nei primi di luglio, infatti, gli anglo-americani erano sbarcati in Sicilia, e da lì, nel corso di tutta l’estate risalirono, come fece Garibaldi ottantadue anni prima sempre più verso il nord.

Tutte le principali istituzioni nazionali ovviamente cominciarono il processo di “defascistizzazione” e ciò valse, anche per la Federazione Italiana Giuoco Calcio. La Repubblica Sociale Italiana disconobbe la Federazione ufficiale, in quanto legata alla monarchia e fondò una propria sezione del CONI, con sede a Venezia, al solo scopo di poter organizzare autonomamente le competizioni sportive. Chiaramente il Comitato Olimpico nazionale non riconobbe mai la validità di questo organo, dichiarando come non ufficiali tutte le manifestazioni sportive da esso organizzate. Fu così che nacque un torneo destinato a diventare una pietra miliare nella storia del calcio italiano: la Divisione Nazionale 1944. Con l’Italia spaccata a metà dalla Linea Gustav (che collegava Gaeta e Ortona), non potevano partecipare al campionato “repubblichino” praticamente tutte le squadre a sud di Roma. Si decise, dunque, di dividere il torneo in sette campionati regionali (Piemonte-Liguria, Lombardia, Veneto, Venezia-Giulia, Emilia Romagna, Toscana e Roma), con le prime due classificate di ogni gruppo che si sarebbero giocate lo scudetto dapprima nelle semifinali interregionali nelle finali. Alla fine le romane non furono prese in considerazione a seguito dello sfondamento della Linea Gustav, avvenuto il 18 maggio 1944, e la successiva avanzata delle forze alleate verso la capitale. Si decise di disputare le finali nell’Arena di Milano, lo stadio dell’Ambrosiana-Inter.

C’era però un altro problema per le società: quello del tesseramento dei giocatori. In base al regolamento della RSI i calciatori che giocavano in squadre non comprese nell’elenco delle partecipanti alla Divisione Nazionale potevano trasferirsi a loro piacimento nelle società del nord, a patto che si accordassero con le loro società e tornassero ad onorare i loro contratti una volta finita la guerra. Fu così che molte squadre piccole (di serie B o C, come il Cuneo) si rinforzarono notevolmente, riunendo organici di tutto rispetto. Ma il vero problema era un altro. I giocatori delle leve 1923, 1924 e 1925, infatti, erano tenuti all’obbligo di leva militare, non potendo scendere in campo. Molte società, allora, decisero di associarsi con aziende militari o impiegate nello sforzo bellico per poter far passare i propri atleti come dipendenti di imprese impegnate a sostegno della RSI. Fu così che il Grande Torino gareggiò col nome di Torino FIAT, la Juventus divenne Juventus Cisitalia e la squadra di La Spezia assunse la denominazione di Vigili del Fuoco della Spezia. Adottato efficacemente questo escamotage, restavano tutti gli altri problemi che si possono immaginare per un campionato in piena guerra: campi resi impraticabili dai bombardamenti, partite sospese, estrema difficoltà negli spostamenti delle squadre, con gli atleti che in certi casi raggiungevano gli stadi (mai troppo lontani) in bicicletta o su furgoni militari scoperti, come dimostra l’esilarante racconto, almeno se letto oggi, del corrispondente della Gazzetta dello Sport nel descrivere le maglie giallastre (e non bianche) dello Spezia prima del match delle finali contro il Venezia, a causa della pioggia che aveva inzuppato gli atleti nel viaggio verso lo stadio e delle bruciacchiature causate dal fuoco su cui le avevano messe per asciugarle .

Per quanto riguarda il girone Piemonte-Liguria, esso era composto da dieci squadre appartenenti alle serie A, B e C: le torinesi Torino e Juventus e le genovesi Genova 1893 e Liguria (futura Sampdoria) militanti nella massima serie, Novara e Alessandria a rappresentare la B e Biellese, Asti, Casale e Cuneo come compagini di terza divisione. Come già anticipato, quello del 1944 era un campionato che si prestava più che mai al sovvertimento dei pronostici e lo si poté constatare anche nel girone della nostra regione. Di fronte all’annunciato dominio delle torinesi, due delle squadre più forti di Italia, nelle prime giornate si assistette all’exploit della Biellese, che arrivò addirittura in vetta alla classifica, piazzandosi terza nella classifica finale. Vinse il girone il Torino FIAT, vale a dire il mitico Grande Torino che dominava il calcio dell’epoca e da lì a pochi anni sarebbe stato maledetto dal destino, nella tragedia di Superga. I granata conclusero imbattuti con sedici vittorie e due pareggi e vinsero la disfida con i rivali cittadini della Juventus Cisitalia. La squadra bianconera aveva ancora nel suo organico alcuni dei più grandi protagonisti del “Quinquennio d’oro” di pochi anni prima, che aveva fatto appassionare al calcio migliaia di cittadini in tutto il paese, come poche altre squadre nella storia del calcio nostrano, come Felice Placido Borel II (giocatore-allenatore), Pietro Rava, Giovanni Varglien II e Carlo Parola, alias l’uomo della rovesciata Panini. Ed era proprio la Juventus la rivale più attesa per le “provinciali” accolte nella Divisione Nazionale 1944, Cuneo compresa. La squadra biancorossa, contrariamente alla sua parigrado biellese, concluse desolatamente ultima il girone, con una sola vittoria e diciassette sconfitte (di cui dieci, però, arrivate a tavolino per tesseramenti irregolari di giocatori, a dimostrazione della confusione del momento). Battere una delle favorite allo Scudetto era l’unica vera missione della squadra della nostra città.

Così, nella nostra città, all’uscita dei calendari ufficiali è probabile che molti appassionati si fossero segnati sul calendario la data del 27 febbraio 1944, quando nello stadio cittadino alle ore 15 si sarebbe giocata la partita Cuneo-Juventus Cisitalia. Il match non rivelò sorprese consistenti: la Juventus vinse agevolmente 2 a 0 con reti di Vittorio Sentimenti III al minuto 41 e di Mario Bo al minuto 76. Le cronache dell’epoca sono scarse e non molto attendibili, ma più fonti concordano sul fatto che fosse una giornata molto gradevole, quasi primaverile, ed è verosimile pensare che allo stadio fosse presente una grande folla. A leggere le formazioni, specialmente quella bianconera, ad un appassionato di calcio non possono che venire i brividi: in porta (con addosso la mitica divisa bianca con “J” nera, modernissima per l’epoca) Perucchetti; in difesa Brunella, Rava e Varglien III; in mediana Parola e Capaccioli; Borel III e Depetrini a sostegno del trio d’attacco Bo, Spadavecchia, Sentimenti III.

La fase finale della Divisione Nazionale 1944 fu sorprendente quanto la maggior parte dei gironi regionali, dato che vide trionfare i Vigili del Fuoco della Spezia (il Torino chiuse al secondo posto, precedendo il Venezia), anche se da subito ci furono moltissime polemiche sulla validità del titolo (in particolare da parte del Torino). Tant’è che nella stagione successiva i portatori dello scudetto rimasero i granata (campioni d’Italia nella stagione 1942-1943), con lo Spezia che poteva fregiarsi soltanto del titolo di Campione di Guerra. Nei successivi cinquant’anni il verdetto di quel campionato non fu mai preso in considerazione dalla FIGC, che definì il campionato del ’44 come Campionato Alta-Italia, e quindi non ufficiale. Nel 2000, in seguito alle ricerche giornalistiche in particolare del Secolo XIX e alle petizioni delle autorità e dei tifosi spezzini, la Federazione aprì una commissione per indagare a fondo sulla vicenda, per raggiungere un verdetto. Alla fine, nel 2002, è stato assegnato alla squadra ligure lo Scudetto Onorifico 1944, che ancora oggi lo Spezia (che quest’anno ha esordito in Serie A) porta sul petto orgogliosamente. Poco importa se, de iure, lo Scudetto Onorario sia stato assegnato al Gruppo Sportivo del 42° Corpo dei Vigili del Fuoco di La Spezia, cioè una società di per sé diversa, perché la squadra cambiò soltanto il nome, non i giocatori. Nonostante l’attesa per il riconoscimento ufficiale da parte della Federazione e le poche informazioni che possediamo di quel campionato, la Divisione Nazionale 1944 è stata senza dubbio una delle competizioni calcistiche più interessanti della storia del nostro paese e, soprattutto, della nostra città, che, anche solo per un caso fortuito, per un anno ha ospitato le stelle più lucenti del nostro calcio.

Ndr: La foto con i due calciatori sorridenti e abbracciati è stata scattata il 19 marzo 1944 e ritrae due giocatori del Cuneo (il centravanti Bisetti e il portiere Maggioni) felici dopo la vittoria per 3 a 0 contro Novara, partita poi persa a tavolino 2 a 0 dai biancorossi. È stata fornita da Giuseppe Fiorello, uno dei curatori del Museo Cuneo Calcio.