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“Nel 2021, per evitare il default imposto dalla UE, il dialogo con le banche sarà decisivo” Gli auspici della Confedes

3 gennaio 2021 | 16:49
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“Nel 2021, per evitare il default imposto dalla UE, il dialogo con le banche sarà decisivo” Gli auspici della Confedes

La Confedes condivide le questioni della sensibilizzazione economica e le proposte del Banchiere scrittore Beppe Ghisolfi

Il 2020, anno horribilis, è da poco più di un giorno alle nostre spalle, ma le speranze e le prospettive di ripartenza dipenderanno moltissimo dal dialogo costruttivo fra impresa, in particolare piccola e media, e settore bancario.
La direttiva europea che innova la definizione di default, introducendo regole più stringenti in tema di sconfinamento dei saldi di conto corrente, 100 euro per i correntisti personali e 500 per i correntisti aziendali (1% in proporzione rispetto al passivo), non comporta in automatico la collocazione fra i debitori in sofferenza, ma implica il dialogo e il confronto caso per caso fra istituto di credito e imprenditore.
Come precisa Ivano Tonoli, Presidente della confederazione datoriale e sindacale Confedes, associazione di categoria delle PMI di ispirazione Cattolica, la politica è stata totalmente assente sul tema del regolamento europeo in oggetto, i cui contenuti erano noti oramai da alcuni anni, assenza sia sul piano nazionale Italiano che su quello europeo, ma adesso il ruolo delle associazioni di categoria diventa centrale nella concertazione con gli istituti di credito che, assieme agli enti preposti al rilascio delle garanzie sulle imprese richiedenti gli affidamenti, si sono confermati i soli soggetti della politica economica nazionale.
Il presidente Tonoli, che ha condiviso in tal senso diverse iniziative di educazione finanziaria rivolte alle aziende con il Banchiere scrittore Beppe Ghisolfi (protagonista di uno specifico capitolo nella prima e nella seconda ristampa del libro Cattolici uniti per benedire un’Italia nuova), è convinto che anche in questo caso il dialogo con il settore bancario sarà decisivo per avviare una fase di ripartenza utilizzando i margini ammessi dall’ordinamento legislativo in vigore, che attraverso il meccanismo del fondo di garanzia consente l’erogazione di prestiti con pre ammortamento fino ai primi 24 mesi (nel corso dei quali in pratica sono dovuti solo gli interessi maturati e non le rate di capitale).
“Assurdo che su 40 miliardi di legge finanziaria 2021 e su 100 miliardi di scostamento non si sia trovato il modo di rifinanziare il Fondo di garanzia presso il Medio credito centrale, il solo strumento che abbia dimostrato di funzionare. Alle altre associazioni di categoria proporremo un cammino comune per muoverci nella direzione di sollecitare il governo a introdurre meno micro bonus e più macro garanzie”, conclude Tonoli.