Gli emblemi di Mondovì nel piatto di ceramica vincitore del concorso “L’altra mascherina”

16 gennaio 2021 | 11:31
Share0
Gli emblemi di Mondovì nel piatto di ceramica vincitore del concorso “L’altra mascherina”
Gli emblemi di Mondovì nel piatto di ceramica vincitore del concorso “L’altra mascherina”
Gli emblemi di Mondovì nel piatto di ceramica vincitore del concorso “L’altra mascherina”
Gli emblemi di Mondovì nel piatto di ceramica vincitore del concorso “L’altra mascherina”

Il contest è stato vinto ex aequo da Giulio Maulini e Giulia Caramello, con quest’ultima che ha già provveduto a realizzare la sua opera, che farà parte della collezione permanente del Museo della Ceramica di Mondovì

La città di Mondovì è la protagonista indiscussa, con i suoi simboli per antonomasia (una mongolfiera e la torre civica del Belvedere), del piatto di ceramica vincitore del concorso “L’altra mascherina” del MOMUC (Museo della Ceramica di Mondovì).

“Il concorso – spiegano dall’organizzazione –, omaggio all’impegno del personale sanitario nella lotta al Coronavirus e a tutti coloro che hanno assistito le persone che si sono ammalate, ha messo in palio un corso di pittura tradizionale su ceramica, tenuto dalla monregalese Manifattura Besio 1842. La giuria composta dagli artisti del collettivo ‘Il Bastione San Maurizio’ ha valutato le opere inviate e ritenuto opportuno nominare due vincitori a pari merito: Giulio Maulini e Giulia Caramello. Per ora, solo la monregalese Giulia Caramello ha potuto seguire gli incontri alla Manifattura Besio 1842, dedicati alla storia e alla tecnica del mondo della ceramica”.

“La parola mascherina – aggiungono – è oggi il simbolo degli uomini e delle donne in prima linea contro la pandemia, ma era anche la definizione di una tecnica manuale e seriale utilizzata sin dal 1737 nella fiorentina manifattura Ginori di Doccia, poi adottata nell’Ottocento dall’industria ceramica di Mondovì”.

Gianni Rovea, portavoce della Manifattura Besio 1842, ha affermato: “Giulia Caramello è stata molto brava e precisa nel seguire le varie fasi della decorazione del piatto, dall’utilizzo delle spugne, allo spolvero, alla decorazione con il pennello. Noi abbiamo provveduto alla smaltatura e alla cottura a 1.000 gradi”.

Il piatto farà parte della collezione permanente del museo.