Scuola aperta fino al 30 giugno e lezioni anche al sabato: il piano Azzolina non convince la FLC CGIL Cuneo

8 dicembre 2020 | 13:57
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Scuola aperta fino al 30 giugno e lezioni anche al sabato: il piano Azzolina non convince la FLC CGIL Cuneo

Il segretario provinciale, Doriano Ficara: “Quando penso al sabato a casa per gli studenti, non mi viene da pensare ad orde di docenti in panciolle che stanno beatamente in ozio, senza lavorare, ma piuttosto di lavoratori indefessi che si dedicano alla correzione dei compiti, alla preparazione della lezione e di attività pratiche in laboratori non sempre dotati di tutti gli strumenti necessari. Non voler riconoscere questo significa volere una scuola senza scuola”

A scuola il sabato e fino al 30 giugno: questa è la proposta del ministro all’Istruzione Lucia Azzolina che sta facendo discutere e ha letteralmente aperto una spaccatura nel mondo dei sindacati, con alcune sigle apertamente schieratesi contro tale ipotesi.

Fra queste, rientra anche la FLC CGIL Cuneo, che, attraverso il suo segretario, Doriano Ficara, ha esternato il proprio punto di vista: “Che questa idea potesse scaturire dallo stesso gruppo di lavoro che aveva visto nei banchi con le rotelle la soluzione a tutti i mali, non mi stupisce – dichiara –. Un piano scolastico che risolva i problemi atavici legati al mondo dell’istruzione dovrebbe avere un’impostazione più seria, studiata nei minimi particolare e, perché no, condivisa. Nulla di tutto ciò: la proposta emersa dal palazzo di viale Trastevere ha altre ambizioni e ha sicuramente altri propositi. In un titolo tutta l’essenza di ciò che si vuole e ciò che si può. ‘Scuola aperta sino a luglio e lezioni di sabato: il piano Azzolina. C’è l’ok dei sindacati’. La prima parte di questo titolo roboante prevede una soluzione al problema Covid da improntare per il bene dei nostri ragazzi e per il loro diritto allo studio (verrebbe da dire l’elefante che partorisce il topolino). Sulla seconda parte è bene soffermarsi qualche secondo anche per la risposta dei sindacati, che hanno smentito la notizia di aver dato l’ok (Pino Turi UIL, con le sue esternazioni, non rappresenta il mondo dei sindacati, come si vuol far credere)”.

“L’intenzione della seconda parte del titolo – prosegue Ficara – è quella di voler indebolire i sindacati per poter contare su una categoria di lavoratori indifesa, disponibile a qualsiasi compromesso e pronta a qualsiasi decisione che viene dall’alto. Esaminiamo però la proposta del ministro: tutti i sabati corrisponderebbero circa a 16 giorni e dal 10 giugno fino al 30 giugno (compresi i sabato) 18 giorni, per un totale di 34 giorni. Ma dal 10 al 30 ci sono gli esami di terza media e di quinta superiore e durante questo periodo gli insegnanti impegnati negli esami esauriscono il loro tempo/lavoro in queste attività. Tutti a scuola quindi, ma con un esercito di docenti dimezzato ed estenuato dai fatti che ci hanno toccato”.

E ancora: “Il tempo scuola, lasciatemelo dire, non è più un problema di organizzazione scolastica e didattica o non lo è mai stato. Spesso, troppo spesso – ed è comprensibile – diventa come una molla, dove il lavoro della forza elastica non è impresso dal personale della scuola, che invece lo subisce in tutti i suoi aspetti. L’autonomia, che dovrebbe essere scolastica, è gestita, invece, da altre forze e da altre realtà che fino ad oggi ne hanno deciso la riduzione sulla scia del risparmio a qualsiasi costo (spese di elettricità, riscaldamento, personale, pulizie, trasporti) e non certo tenendo in considerazione le reali esigenze dei ragazzi. E oggi, con una inversione di rotta, degna del miglior campione di virate, vorrebbe imporre alla scuola di allungare i tempi e di procrastinare la chiusura, anche qui, mi vien da dire, senza tenere in alcuna considerazione i bisogni dei giovani e di chi li sostiene nel loro percorso di crescita. Dati i tempi, è impensabile che la didattica sia frutto di improvvisazione e che un team di colleghi motivati preparati e organizzati non abbia nemmeno il tempo di curare il proprio lavoro con il necessario impegno domestico”.

Quando penso al sabato a casa per gli studenti, non mi viene da pensare ad orde di docenti in panciolle che stanno beatamente in ozio, senza lavorare, circondati di ogni comodità, ma piuttosto di lavoratori indefessi che si dedicano alla correzione dei compiti, alla preparazione della lezione, alla preparazione di attività pratiche in laboratori non sempre dotati di tutti gli strumenti necessari. Non voler riconoscere questo, non voler considerare la necessità di diluire i tempi della didattica, significa volere una scuola senza scuola. Ritengo sia quanto mai importante, oggi più di ieri, riuscire a trovare quel complicato equilibrio tra i tempi della scuola, quelli della famiglia e quelli delle relazioni tra pari, oggi venuti a mancare in modo drastico e violento e che devono assolutamente essere ricostruiti e rinforzati. Noi docenti, poco ci intendiamo di politica scolastica, ma se veramente noi dobbiamo far appassionare i nostri ragazzi, dobbiamo accompagnarli nelle loro scelte, dobbiamo in primo luogo riappropriarci del tempo, di quel tempo necessario a farli crescere, di quel tempo giusto per riuscire a sviluppare i loro talenti e valorizzare le loro competenze. È su queste basi che dovrebbe essere pensato un intervento sulla scuola, non su altro”.