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Il Buongiorno di Cuneo24

24 dicembre 2020 | 08:02
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Il Buongiorno di Cuneo24

Nel 1818 prima esecuzione di Silent Night. Due voci soliste accompagnate da una chitarra. Così, in un piccolo borgo dell’Austria, venne eseguito per la prima volta Stille Nacht, il canto di Natale più amato in assoluto

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Santi del giorno
Sant’Adele di Pfalzel, abbadessa benedettina.
San Delfino di Bordeaux, vescovo.
San Giacobbe, patriarca.

Avvenimenti
1598 – Viene registrata la maggiore piena del Tevere a Roma di sempre.
1800 – Fallisce l’attentato della rue Saint-Nicaise contro Napoleone Bonaparte e sua moglie Giuseppina.
1818 – Prima esecuzione di Silent Night. Due voci soliste accompagnate da una chitarra. Così, in un piccolo borgo dell’Austria, venne eseguito per la prima volta Stille Nacht, il canto di Natale più amato in assoluto. A scrivere il testo nel 1816 fu il reverendo Joseph Mohr, che due anni dopo lo fece musicare all’organista ed insegnante di musica Franz Xaver Gruber. La prima occasione per cantarlo in pubblico si presentò il 24 dicembre del 1818, durante la Messa di Natale nella chiesa di San Nicola di Oberndorf (vicino Salisburgo). A intonarlo furono gli stessi autori, accompagnandosi con la chitarra, per l’inservibilità dell’organo (secondo la tradizione rosicchiato dai topi). Finito nel dimenticatoio e cantato di tanto in tanto da qualche venditore ambulante, il brano acquisì grande polarità oltre i confini dell’Austria, dopo aver conquistato la corte dell’imperatore Francesco I nel 1822. Trentasette anni più tardi un vescovo americano, John Freeman Young, ne trasse una versione in inglese col titolo di Silent Night, destinata a diventare la più eseguita nel mondo. La sua fortuna in Italia crebbe grazie alla versione italiana Astro del ciel (non un’esatta traduzione del testo tedesco), pubblicata nel 1937 dal prete bergamasco Angelo Meli. Nel 1993 ad Oberndorf, accanto alla chiesa di San Nicola, venne creato lo Stille Nacht Museum che conserva, tra gli altri, la chitarra del reverendo Mohr, utilizzata per la prima esecuzione del 1818.
1871 – La prima dell’Aida di Verdi. Al Teatro khediviale dell’Opera del Cairo, il 24 dicembre 1871, venne eseguita in pubblico per la prima volta l’Aida, celebre capolavoro di Giuseppe Verdi, tra le più eseguite nei teatri di tutto il mondo. Tutto partì da un’iniziativa del viceré d’Egitto Ismail Pascià, intenzionato a festeggiare in pompa magna l’inaugurazione del Canale di Suez, avvenuta nel novembre del 1869. Per questo commissionò al famoso egittologo francese Auguste Mariette (le cui preziose scoperte lo portarono ad essere il fondatore del Museo del Cairo) un testo ambientato nell’antico Egitto, che ne celebrasse trionfalmente la millenaria civiltà. Nello stesso periodo era stato inaugurato anche il Teatro dell’Opera del Cairo e la prima opera lirica rappresentata era stata il Rigoletto di Verdi. Di qui l’idea di chiedere al grande compositore di Busseto, di comporre un inno per celebrare entrambe le inaugurazioni, dietro compenso di 80mila franchi. Al rifiuto di quest’ultimo a scrivere musica d’occasione, il viceré inviò Mariette a Parigi con l’incarico di assicurarsi la collaborazione di uno tra Verdi, Wagner o Gounod. Grazie all’intercessione del librettista Camille Du Locle (che aveva scritto per Verdi il libretto del Don Carlos), il testo di Mariette arrivò tra le mani del compositore italiano che ne rimase entusiasta, accettando l’incarico di trarne un inno per un compenso più alto (150mila franchi). In collaborazione con il poeta scapigliato Antonio Ghislanzoni iniziò la stesura del libretto, in cui l’intento di Verdi era di dare valore drammatico all’ambientazione scenica, curando in maniera minuziosa i particolari dei vari ambienti e dei costumi legati all’epoca dei faraoni. Protagonista è il capitano egiziano Radames, incaricato di contrastare l’invasione degli Etiopi. Innamorato della schiava etiope Aida, combattuta tra la fedeltà al suo popolo e l’amore per l’egiziano, Radames rivelerà alla stessa la strategia d’attacco del suo esercito, ignaro di essere spiato dal padre della ragazza. Convinto di essere caduto in trappola, si farà condannare a morte ma nell’affrontare la pena capitale ritroverà al suo fianco l’amata che morirà con lui. La “prima”, programmata inizialmente per gennaio del 1871, slittò a causa della guerra franco-prussiana, che rese difficoltoso portare fuori dalla capitale francese le straordinarie scenografie e i sontuosi costumi, curati dallo stesso Mariette (studiando gli antichi bassorilievi egiziani) e realizzati negli ateliers parigini del prestigioso teatro dell’Opera da noti artisti (come Daran e Lavastre). La sera del 24 dicembre arrivò l’atteso debutto del melodramma, suddiviso in quattro atti. Sotto la direzione del maestro Giovanni Bottesini, si esibirono nel ruolo dei protagonisti quattro dei migliori artisti dell’epoca: il soprano Antonietta Pozzoni Anastasi (Aida); il tenore Pietro Mongini (Radames); il mezzosoprano Eleonora Grossi (Amneris, figlia del faraone e innamorata di Radames); il baritono Francesco Steller (Amonasro, padre di Aida). Fu uno straordinario successo e il pubblico rimase affascinato da brani di grande intensità drammatica come la Celeste Aida. La conquista delle platee e della critica europea fu altrettanto immediata riuscendo ad intercettare il rinnovato interesse per la civiltà egiziana, che nell’Ottocento si respirò nelle diverse forme di espressione artistica, dall’architettura alla musica. La prima rappresentazione in Italia – ospitata nello splendido Teatro alla Scala di Milano l’8 febbraio del 1872 – fu un trionfo per Verdi, che vide la sua opera salutata come un inno ai valori risorgimentali. In particolare, la marcia trionfale del II atto venne giudicata di travolgente intensità emotiva e per questo riproposta in tutti gli eventi celebrativi dell’Unità d’Italia.
L’Aida fu portata in scena dai più illustri interpreti della lirica, da Maria Callas a Placido Domingo, e diretta da maestri d’eccezione quali Arturo Toscanini e Riccardo Muti.

Nati in questo giorno
Ricky Martin – Nel pop latino non conosce rivali, da circa trent’anni sulla ribalta musicale internazionale. Portoricano di San Juan (capitale del piccolo stato caraibico), inizia prestissimo la carriera entrando a far parte di una boy band latina, i Menudo, da cui si separa nel 1989, proseguendo come solista. Trasferitosi a New York, qui ottiene ruoli in telenovelas e in alcuni musical, prima di firmare un contratto con la Sony. I primi due album riscuotono enorme successo, ma a livello internazionale s’impone con il terzo, “A Medio Vivir” e soprattutto con il singolo Maria. Nel 1999 si esibisce ai Grammy, riscuotendo una “standing ovation” e il premio per il “miglior disco pop latino”. Nel 2004 dà vita alla “Ricky Martin Foundation” per combattere lo sfruttamento minorile. Altrettanto celebri i suoi duetti con star italiane e straniere, tra cui Eros Ramazzotti e Christina Aguilera. Nel 2012 ritorna al musical, interpretando Che Guevara nel revival di Evita (tenutosi a Broadway). Ad aprile 2014 incide il singolo Vida, scelto come inno dei Mondiali di calcio brasiliani. L’anno seguente pubblica il decimo album, “A quien quiera escuchar”. Festeggia 49 anni.
Edwige Fenech – Icona sexy del cinema anni Settanta, è considerata una delle attrici più affascinanti del panorama italiano. Giovanissima, si trasferisce in Francia dove si fa notare per l’avvenenza in importanti concorsi di bellezza. Da qui si aprono per lei le porte del cinema: dopo l’esordio in “Samoa, regina della giungla” (1968), compare in diversi film del genere giallo e commedia sexy. Gli anni Settanta le danno la massima popolarità grazie alla commedia sexy, dove recita accanto a famosi attori comici, come Lino Banfi, Renzo Montagnani e Alvaro Vitali. Il successo in TV arriva a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, quando è chiamata a condurre Domenica In (diretta da Gianni Boncompagni) e il Festival di Sanremo 1991 (con Andrea Occhipinti). Nel 1987 fonda la società di produzione televisiva e cinematografica “Immagine e cinema”, producendo tra gli altri la serie TV Commesse e il film Il mercante di Venezia (presentato nel 2004 alla Mostra del cinema di Venezia). Compie 72 anni.

Eventi sportivi
1984 – Appare per la prima volta sulla Gazzetta dello Sport, Alberto Tomba, dopo la vittoria a sorpresa nel parallelo sulla Montagnetta di San Siro.

Proverbio / Citazione
Dicembre balerin, ciama in aiuto el vin.
“Il doping? Nello sci non credo vi sia, perché non c’è bisogno.” Alberto Tomba