Sampeyre, il sindaco Amorisco: “Colle del Prete non si tocca”

1 novembre 2020 | 08:29
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Sampeyre, il sindaco Amorisco: “Colle del Prete non si tocca”

Fa discutere l’ordinanza che vieta il transito a fuoristrada, quad e motociclette sulla strada che collega la Valle Varaita alla Valle Po

Sampeyre. Fa discutere l’ordinanza di divieto n° 83 dello scorso 13 ottobre firmata dal sindaco di Sampeyre Domenico Amorisco.

L’ordinanza vieta il transito a fuoristrada, quad e motociclette sulla strada del colle del prete che collega la Valle Varaita alla Valle Po’.

Un gruppo di amanti del fuoristrada della provincia di Cuneo di cui si fa portavoce Antonio Morello chiedono la revoca la riapertura della strada, quindi la revoca dell’ordinanza, con una petizione sulla piattaforma Change.org : “Non è giusto che, arbitrariamente, senza particolari e specifiche motivazioni, un sindaco decida di chiudere un tratto di strada intervalliva. Normalmente il bestiame è confinato in apposite aree e quindi non si riesce realmente a comprendere come un pezzo di strada pubblica con queste premesse possa essere “privatizzato” a uso di pochi residenti. Non mi risultano incidenti, o particolari problemi conseguenti al transito dei mezzi motorizzati. Il comportamento responsabile degli amanti del fuoristrada o del cross non pregiudica la funzionalità di una strada, anzi promuove turismo e attività locali”.

“La circolazione delle macchine è libera a tutti e il divieto di transito si riferisce solo ai fuoristrada, peraltro, confermativo del divieto già vigente “ope legis” prima dell’ordinanza – sostiene il primo cittadino di Sampeyre che continua – Non capisco perché è stata scelto, per contestare il divieto, la petizione degli amanti dei fuoristrada che sono, ovviamente, una categoria interessata al ripristino del transito a loro favore piuttosto che una impugnazione legale dell’ordinanza presso gli Organi competenti di Giustizia finalizzata al suo annullamento”.

Riferendosi alla petizione quando di parla di bestiame Amorisco replica: “Nulla di più falso perché viene narrata una versione di fatti che non corrisponde a quella vera ed effettiva. Anzitutto è falso che il bestiame sia “confinato” come sostenuto, perché il bestiame pascola liberamente in aree pascolive che sono aperte e non recintate. Inoltre il bestiame arriva per la monticazione su quelle cosiddette “apposite aree” e va via per la demonticazione da quelle “apposite aree” non per opera dello Spirito Santo ma percorrendo proprio quel tratto di strada invaso da roboanti mezzi motorizzati di fuoristrada, per di più, che corrono ad alta quanto pericolosa velocità con grave rischio dell’incolumità degli animali e dei loro conduttori che possono essere travolti infastiditi dall’eccessivo rombo dei motori oltre a provocare danni al patrimonio pubblico ambientale per inquinamento atmosferico e acustico. La strada, tengo a precisare, contrariamente a quanto sostenuto, non è stata “privatizzata” perché la circolazione delle macchine è libera a tutti su quel tratto di strada e il divieto sancito dall’ordinanza si riferisce solo ed esclusivamente ai mezzi motorizzati fuoristrada, individuati a titolo esemplificativo nei ATV -QUAD – MOTO – 4X4 – MEZZI ADIBITI ALL/OFF ROAD”.

Il Sindaco di Sampeyre conclude con la difesa dei diritti dei residenti: “Faccio rilevare, infine, che i residenti in montagna, quelli che hanno avuto il coraggio di rimanere, anche se ridotti in numero di ”pochi” hanno gli stessi diritti riconosciuti a tutti gli altri cittadini, di tutela dei propri diritti contro gli abusivismi di chi vuol far valere le proprie, personali ragioni chiedendo aiuto, con una petizione, solo per diventare in numero di “molti” a sostegno della propria causa. Ho parlato, prima, a ragione di abusivismo perché il Comune di Sampeyre non mi risulta che, ai sensi dell’art.11 comma 3 della legge regionale n.32/82, abbia individuato o autorizzato, su quel tratto di strada, percorsi ai fini turistici e sportivi non competitivi e pertanto il divieto dei fuoristrada già esisteva “ope legis” essendo una strada di montagna a carattere agro-silvo-pastorale prima dell’ordinanza sindacale che, comunque, non fa altro che confermare per chi lo dimentica un divieto già vigente”.