Didattica a distanza: la nota dei docenti del “Pellico-Peano”

23 novembre 2020 | 18:23
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Didattica a distanza: la nota dei docenti del “Pellico-Peano”

Quarantasei professori dei Licei Classico e Scientifico hanno sottoscritto una riflessione in risposta alle proteste della professoressa Sara Masoero contro la DAD imposta dal governo. Una presa di posizione volta ad analizzare il momento dell’iniziativa, più che la sua legittimità.

Sono quarantasei i docenti del Liceo Classico e Scientifico “Pellico-Peano” ad aver firmato la riflessione avanzata dalla professoressa Fabrizia De Bernardi in risposta all’iniziativa di Sara Masoero, docente di storia dell’arte dello Scientifico che svolge le sue lezioni a distanza di fronte al Liceo, con tanto di cartelli di protesta verso le decisioni del governo. Il gesto della professoressa non è passato inosservato, ottenendo sia consensi (da parte di studenti, genitori e passanti), sia la disapprovazione di altri. I firmatari della nota, più che mettere in discussione i motivi della protesta, si chiedono se questo momento di emergenza sia il più adatto per un gesto di questo tipo.

Ecco la loro posizione.

I media stanno dando una certa enfasi alle proteste di una minoranza di docenti e studenti per il ritorno immediato alla didattica in presenza. Siamo d’accordo su alcune motivazioni di fondo della protesta ma non sulla scelta del momento attuale per condurla. Diamo per scontato che la didattica nel senso più pieno sia quella in presenza e che la didattica a distanza sia uno strumento di emergenza. Non ci sentiamo però di definirla “non scuola”: grazie all’impegno nostro e di gran parte degli studenti, supplisce decorosamente all’insegnamento tradizionale, anche se, senza dubbio, penalizza gli aspetti relazionali e di condivisione fondamentali per gli adolescenti.

Conosciamo le carenze organizzative pregresse: mancato incremento dei mezzi di trasporto e di locali adeguati, per citarne due. E’ noto che le tanto auspicate condizioni di sicurezza non sono state garantite, a dispetto degli sforzi estivi di dirigenti, di docenti e ATA.

Il distanziamento di un metro da studente a studente, in assenza di mascherina, era assolutamente insufficiente, lo insegna la fluidodinamica. Il ricorso all’uso permanente della mascherina è stato tardivo, quando ormai i contagi si stavano diffondendo. A fine ottobre molti dirigenti si sono trovati a fronteggiare situazioni ingestibili, con metà del corpo docente e delle classi in quarantena, non essendovi una selezione immediata dei positivi mediante tamponi rapidi. Appariva inevitabile il ritorno alla didattica a distanza per tutti, ben prima delle decisioni politiche.

I dati sui contagi nella scuola non sono mai stati analizzati in maniera approfondita, erano poco attendibili in assenza di un vero tracciamento, studi di istituzioni autorevoli fornivano risultati contraddittori. Laddove sia possibile attuare lo smart working, il principio di precauzione dovrebbe prevalere, soprattutto nella scuola, che comporta spostamenti di masse e permanenza al chiuso di gruppi numerosi per ore (durante l’inverno non sarebbe possibile tenere le finestre aperte).

A detta di ministri e opinionisti, sembra che qualche mese di didattica a distanza sia la rovina di una generazione di studenti. Ricordiamo che la scuola italiana e i suoi docenti sono stati esautorati progressivamente negli ultimi decenni, l’istruzione è stata oggetto di molte riforme discutibili e di innumerevoli tagli. Il diritto allo studio e la formazione culturale dei cittadini italiani sono stati l’ultima preoccupazione di vari governi miopi: non saranno questi mesi di didattica online a devastare il sistema dell’istruzione e pregiudicare il futuro degli studenti, soprattutto se i ragazzi agiscono con responsabilità e i docenti li accompagnano con cura.

Nella attuale situazione, con più di settecento morti al giorno in Italia, Piemonte zona rossa, Cuneo al secondo posto per numero di contagi in regione, ottavo reparto Covid in allestimento all’ospedale Santa Croce, sollevare polemiche in città ci pare un voler negare la realtà dei fatti.

Ci sembra che al momento l’unico comportamento proponibile sia l’accettazione delle regole e delle difficoltà connesse, per salvaguardare la salute di tutti e non pesare ulteriormente su un sistema sanitario in grave difficoltà. La scuola insegni, anche in questo frangente, il senso di responsabilità e la razionalità nei comportamenti, il rispetto delle regole anche se sgradite, in breve l’educazione civica. Quando ci saranno le condizioni necessarie, saremo tutti felici di tornare in classe, sperando che il governo consideri finalmente la scuola come priorità e si attivi concretamente quanto prima per farla ripartire in sicurezza, mediante interventi strutturali e norme adeguate.