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Andrea Colombero è tornato nella “sua” valle di Mollieres dopo il terribile passaggio della tempesta Alex

1 novembre 2020 | 19:14
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Andrea Colombero è tornato nella “sua” valle di Mollieres dopo il terribile passaggio della tempesta Alex
Andrea Colombero è tornato nella “sua” valle di Mollieres dopo il terribile passaggio della tempesta Alex
Andrea Colombero è tornato nella “sua” valle di Mollieres dopo il terribile passaggio della tempesta Alex
Andrea Colombero è tornato nella “sua” valle di Mollieres dopo il terribile passaggio della tempesta Alex
Andrea Colombero è tornato nella “sua” valle di Mollieres dopo il terribile passaggio della tempesta Alex
Andrea Colombero è tornato nella “sua” valle di Mollieres dopo il terribile passaggio della tempesta Alex

2Sapevo che non sarebbe stato semplice moralmente, sapevo che mi aspettavano immagini che non mi avrebbero fatto piacere, che mi avrebbero ferito eppure avevo profondamente bisogno di tornare, per rendermi conto, per respirare quell’aria, per provare a sentire la voce di quelle montagne, di quei luoghi a me cari letteralmente sfigurati dalla violenza delle acque”

Andrea Colombero, pastore da quattro generazioni, fin da quando è venuto al mondo, trascorre l’estate e l’inizio dell’autunno, da metà giugno a metà ottobre circa, con la sua famiglia e le sue mucche sulle montagne francesi a Mollieres, appena oltre il confine italiano.

Per la restante parte dell’anno la famiglia di Andrea composta da Barbara, Nicola, Viola, Giada e Sofia sta in frazione Maigre di Moiola.

In questi giorni Andrea è tornato sulle “sue” montagne dopo il passaggio della tempesta Alex che non ha risparmiato la zona. Tante le emozioni che ha provato, le ha spiegate con un post.

Sono passati ormai ben più di vent’anni quando un’estate aiutai mio papà a costruire questo piccolo ponte fatto di tronchi di larice, doveva servirci per poter guardare meglio il rio di Mollieres che separava la strada dai pascoli del prato di Ciais, per trasportare i bidoni del latte… sono passati molti anni, il ponticello è sempre rimasto lì al suo posto, ad uso nostro così come di tutti coloro che per qualsivoglia motivo volevano passare sull’altra sponda, anche le vacche lo utilizzavano.
Mio papà oggi non c’è più, le mie due bimbe più piccole non l’hanno mai conosciuto, quel ponte per loro però è sempre stato semplicemente il ponte di “nonno Dino” così lo hanno sempre chiamato, ed in qualche modo era lì a simboleggiare un’unione tra generazioni, un segno tangibile del passaggio, della vita e del lavoro di un uomo in questa valle.
Ovviamente oggi quel ponticello non c’è più, impensabile che avesse potuto resistere alla furia della tempesta Alex che si è abbattuta su una parte delle alpi Marittime lo scorso 2 ottobre… quel ponte che non c’è più, spazzato via, sta per me a simboleggiare quanto le ferite che questa tempesta ha lasciato dietro di sé siano profonde, e rischiano di esserlo ancor di più, e toccano ognuno di noi che in questi posti ci viviamo, ci lavoriamo, in cui ci sono i nostri ricordi, storie di vita che si fondono in modo indissolubile col territorio.
Sapevo che tornare su nella valle di Mollieres non sarebbe stato semplice moralmente dopo il passaggio della tempesta, sapevo che mi aspettavano immagini che non mi avrebbero fatto piacere, che mi avrebbero ferito eppure avevo profondamente bisogno di tornare, per rendermi conto, per respirare quell’aria, per provare a sentire la voce di quelle montagne, di quei luoghi a me cari letteralmente sfigurati dalla violenza delle acque.
La devastazione è ovunque, la violenza con la quale l’acqua ha sfregiato la montagna fa impressione, quei luoghi di cui credevo di conoscerne ogni pietra oggi sono ai miei occhi irriconoscibili.
Pensavo di provare rabbia alla vista di tutto ciò, invece il sentimento che mi portò dentro è quello di impotenza di fronte ad un disastro di tali dimensioni, non provo nemmeno sollievo per lo scampato pericolo ma anzi un brivido freddo mi pervade perché visto da vicino si ha veramente la percezione di quanto il pericolo ci abbia sfiorato tutti, queste montagne che mi hanno sempre trasmesso la sicurezza di essere a casa per un giorno avrebbero potuto trasformarsi in una trappola drammatica.
Sinceramente non fatico però a vedere un futuro per questi luoghi, il danno è grande, enorme, ma credo che col tempo si riuscirà a ripararlo e anche la natura stessa riuscirà alcune ferite…
Ecco il tempo, oggi credo che il nemico più grande sia proprio il tempo perché se non fatico ad immaginare un futuro mi è molto difficile invece pensare al presente, ovviamente ci sono delle priorità, purtroppo la tempesta ha coinvolto un territorio piuttosto ampio con paesi interi isolati ed è impensabile che un danno di queste dimensioni venga ripristinato in poco tempo eppure non sarà possibile vivere un futuro se non riusciremo a far vivere queste valli e le sue genti in qualche modo di un presente.
Eppure anche di fronte a tutto questo non riesco ad immaginarmi da altre parti, l’ultimo dei pensieri è proprio quello di abbandonare questi luoghi nei quali sono cresciuto, che mi hanno dato tanto e nei in qualche modo ho piantato le mie radici, Mollieres, le sue montagne e la Vacherie du Collet per me sono sempre stati CASA, riparo, per me, la mia famiglia, i miei animali e lotterò perché continuino ad esserlo, vi sarà da ricostruire e da ricostruirsi perché i luoghi non sono più gli stessi e il futuro è pieno di incertezze.
Ci metteremo impegno, sacrificio e volontà con la consapevolezza che però non dipenderà soltanto da me, da noi che vogliamo provare a resistere, a viverci e lavorarci, ma questa volta la semplice volontà non basterà, questa volta avremo bisogno di aiuto, delle istituzioni, di chiunque possa avere potere di decidere, di fare, servirà unione e visione, da parte di tutti, ognuno per le proprie possibilità e responsabilità, perché queste valli non meritano l’abbandono e non devono essere dimenticate da chi può fare qualcosa affinché vi sia oggi un presente e domani un futuro.”