Il tavolo della discordia

9 ottobre 2020 | 13:44
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Il tavolo della discordia

A Peveragno una surreale prima seduta del nuovo consiglio comunale

Peveragno. Ci piacerebbe essere qui a scrivere delle sensazioni della prima seduta del nuovo consiglio comunale, a descrivere l’emozione della prima volta dei tanti nuovi consiglieri e del nuovo assessore, a raccontarvi della solennità del momento del giuramento. Invece no, oggi siamo a narrare di una surreale seduta del momento istituzionalmente più alto per un paese, quello in cui 13 (tredici) persone rappresentano gli altri 5500 (cinquemilaecinquecento) che li hanno scelti affinchè ne portassero le istanze proprio in quella sede. Surreale, dicevamo, perchè la seduta si è svolta nella sua quasi totalità senza quattro componenti il consesso, che hanno abbandonato i lavori pochi minuti dopo il loro inizio, per l’impossibilità per alcuni di essi, causa norme sul distanziamento sociale, di  poter accedere ad una porzione del tavolo consiliare.

Lungi da noi ascrivere meriti e colpe a qualcuno piuttosto che a qualcun altro, men che meno ci permettiamo di assegnare patenti di democraticità. Non è infatti certo compito di chi scrive decidere se sia più grave la mancanza di un tavolo o quella della disponibilità a lavorare senza. Ognuno, naturalmente, ha il diritto di rivendicare le proprie scelte, assumendosi contestualmente le responsabilità che queste comportano, di fronte alla cittadinanza, ma ancor prima alla propria coscienza. A noi il solo il compito di osservare, raccontare e (con un po’ di presunzione) invitare alla riflessione. Dunque, su quella che è stato detto nella serata di ieri, noi oggi scegliamo un rispettoso silenzio, risparmiandovi quello che non sarebbe altro che uno stucchevole gioco delle parti.

Ma non possiamo tacere e dunque non affermare che, al di là di ogni ragionevole dubbio, ieri sera in sala consiliare (e per la prima volta in “facebookvisione”) è andato in scena uno spettacolo del quale avremmo fatto volentieri a meno. Perchè, davvero, il giorno dopo avremmo voluto raccontarvi delle differenze che il confronto aveva trasformato in pluralità e ricchezza, di voci diverse che erano diventate coro, di un consiglio comunale vivace ma corretto, diviso ma unito, soprattutto in un momento come questo in cui sarebbe auspicabile uno spirito improntato sulla collegialità e sulla condivisione. Non foss’altro per affrontare nel migliore dei modi l’emergenza sanitaria, i cui allarmanti quotidiani aggiornamenti dipingono un orizzonte in cui si fanno sempre più minacciosamente definite le figure di oscuri fantasmi, sgraditi protagonisti di un passato sin troppo recente per poter essere dimenticato, ma dal quale evidentemente non abbiamo saputo trarre insegnamento.