Il rientro dei dipendenti regionali è parte della nuova normalità

9 ottobre 2020 | 09:31
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Il rientro dei dipendenti regionali è parte della nuova normalità

L’Assessore regionale al Personale risponde ai sindacati che chiedono lo sciopero del panino e puntano il dito contro il rientro negli uffici

A seguito delle notizie comparse sui canali di informazione nelle scorse ore rispetto al confronto tra la Regione Piemonte e i sindacati e alla provocazione lanciata di uno sciopero ‘del panino’, l’assessore al Personale della Regione Piemonte Marco Gabusi afferma che «ci sembra assurdo e surreale quanto sta accadendo in queste ore rispetto al tema del rientro a lavoro negli uffici regionali di una parte dei dipendenti. L’invito che un sindacato sta facendo girare sulle caselle di posta dei dipendenti a non consumare i pasti negli esercizi adiacenti alle sedi regionali è un atto miope che non porta nessun tipo di vantaggio né per i dipendenti, né per gli esercenti, già in grave difficoltà. Mentre riteniamo uno schiaffo morale, proprio in questo periodo in cui molte partite iva stanno faticando ad incassare pochi euro al giorno, la critica alla decisione di non erogare il ticket restaurant a chi è in smart working».

«Leggiamo inoltre – prosegue l’assessore Gabusi – in queste ore dichiarazioni di insoddisfazione da parte dei sindacati del personale regionale sulle relazioni sindacali ed in particolare per la decisione di ampliare il numero dei dipendenti che devono rientrare a lavorare in presenza. Vogliamo sottolineare come i rapporti con i sindacati siano sempre stati trasparenti e all’insegna del confronto. Ma va anche rilevato, con estrema schiettezza, che nel solco di questo confronto va tenuto conto del rispetto dei ruoli. Siamo stati chiamati ad amministrare una Regione e abbiamo un compito che certamente prevede il dialogo tra le parti, ma questo non può contemplare prevaricazioni nelle nostre azioni di governo».

Altro tema di discussione riguarda la valorizzazione delle risorse interne. «Leggiamo sui canali di informazione – sottolinea l’assessore Gabusi – che la Regione, secondo i sindacati, non sta valorizzando le risorse interne. In realtà è proprio il contrario: basti pensare che, per la prima volta, nove Direttori su dieci dell’Amministrazione regionale sono stati scelti internamente fra i Dirigenti di ruolo, proprio per dare valore al capitale umano e per sfruttare al meglio le capacità, le competenze e le esperienze di chi ha conosciuto, vissuto e risolto dall’interno i tanti compiti cui siamo chiamati.

Sentiamo puntare il dito contro la decisione di far rientrare i dipendenti regionali a lavorare in presenza. Ci teniamo a sottolineare che tutta la nostra società è ripartita con le attività in presenza dopo il lockdown, inclusa la scuola. Non c’è perciò motivo per non far ripartire appieno gli uffici, ponendo naturalmente la massima attenzione al quadro di sicurezza che deve accompagnare il lavoro in presenza e che, nelle nostre strutture, è già stato definito e realizzato da tempo. Parliamo di un centinaio di Direttori e Dirigenti e novecento impiegati con responsabilità di Posizione Organizzativa che possono intensificare la loro presenza e svolgere il loro lavoro negli uffici con parametri di sicurezza definiti e continuativamente monitorati. Seguiamo semplicemente il flusso della società: con le dovute attenzioni tutti i settori sono impegnati a vivere quella che ormai chiamiamo la nuova normalità, non c’è motivo di non farlo anche per la Pubblica Amministrazione, a maggior ragione ora che i dipendenti hanno meno necessità di stare a casa per guardare i bambini».

Infine, secondo l’assessore «c’è anche un aspetto di carattere ‘sociale’ nella decisione di iniziare a ridurre lo smart working per i dipendenti regionali. Crediamo, infatti, in un modello di società dove la relazione sociale e il rapporto interpersonale sono fondamentali per lo sviluppo sia dei progetti a lungo termine sia delle attività quotidiane. Non ci vergogniamo inoltre a ribadire che il ritorno dei dipendenti in ufficio ha anche un’importante ricaduta economica sull’indotto, come bar, ristoranti e negozi; settori che da mesi segnalano a gran voce le difficoltà legate all’uso massiccio del lavoro agile, che ha azzerato, in tanti casi, la clientela abituale».