Malati neurologici a rischio di forme più gravi di Coronavirus: la scoperta dell’Università di Torino

7 settembre 2020 | 16:21
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Malati neurologici a rischio di forme più gravi di Coronavirus: la scoperta dell’Università di Torino

I risultati dello studio hanno un importante significato in termini di salute pubblica, poiché indicano che tali pazienti devono essere attentamente sorvegliati

Sensazionale scoperta in ambito medico per la Neurologia Universitaria del Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi-Montalcini” dell’Università degli Studi di Torino, diretta dal professor Leonardo Lopiano: lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “Journal of Neutology” ha dimostrato che la presenza di patologie neurologiche pregresse si associa sin dall’esordio a forme di infezione più gravi di Covid-19.

Al lavoro hanno partecipato tutti i dirigenti medici della Divisione, in particolare il dottor Alberto Romagnolo, in collaborazione con il DEA (dottor Franco Riccardini) e con il Servizio di Epidemiologia clinica e valutativa (dottor Giovannino Ciccone) dell’ospedale Molinette.

“Gli autori del paper – si legge nella nota diramata a mezzo stampa dall’ateneo sabaudo – hanno preso in esame tutti i pazienti giunti al DEA delle Molinette dall’inizio di marzo fino a metà aprile con una diagnosi di COVID-19, creando una casistica di 344 pazienti consecutivi: 77 pazienti (il 22% del campione) risultavano affetti da patologie neurologiche pregresse. La maggior parte di queste erano rappresentate da malattie cerebrovascolari e da decadimento cognitivo; altre patologie riscontrate in percentuale inferiore erano emicrania-cefalea cronica, epilessia e malattie del sistema nervoso periferico. Nella casistica risultava, inoltre, un singolo caso rispettivamente di malattia di Parkinson e di sclerosi multipla. La maggior parte di tali pazienti presentavano anche i più noti fattori di rischio correlati all’infezione da COVID-19 quali ipertensione, diabete e patologie neoplastiche”.

Inoltre, “in tutti i pazienti è stata valutata la gravità di malattia all’arrivo in pronto soccorso, tramite una scala validata a livello internazionale, che si basa soprattutto sui parametri respiratori e sulle alterazioni degli esami ematici. La maggior parte dei pazienti è giunta al pronto soccorso nei primissimi giorni dall’insorgere dei sintomi dell’infezione, mediamente entro 6 giorni; 118 pazienti, ovvero un terzo dell’intero campione, presentavano una forma grave, con la necessità di un supporto respiratorio immediato, inclusa in alcuni casi l’intubazione in urgenza. Le analisi statistiche hanno dimostrato una forte associazione tra malattie neurologiche pregresse e maggiore gravità di infezione. Infatti, i due terzi dei pazienti affetti da patologie neurologiche presentavano una forma di infezione grave, con un rischio fino a 7 volte superiore rispetto agli altri pazienti”.

Come spiegano dall’Università di Torino, le malattie cerebrovascolari e la demenza sono risultate le patologie neurologiche più frequentemente associate a forme gravi di infezione da Covid-19, anche a causa dell’età più avanzata e della maggiore fragilità tipica di questa categoria di pazienti. Il 90% è stato, infatti, ricoverato e in quasi la metà dei casi è stato necessario un supporto respiratorio meccanico, anche invasivo. Al contrario, i pazienti affetti da emicrania o cefalea cronica non hanno mostrato valori di gravità o ospedalizzazione diversi dai pazienti non affetti da patologie neurologiche, mentre i pazienti affetti dalle altre patologie neurologiche hanno mostrato quadri di gravità superiori alla media, ma con percentuali di ospedalizzazione e supporto ventilatorio solo di poco superiori alla media.

Lo studio dimostra pertanto che “i pazienti affetti da patologie neurologiche, soprattutto quelle su base vascolare o degenerativa, hanno un rischio di sviluppare una malattia da Covid-19 più grave sin dall’esordio dell’infezione e che la presenza di malattie neurologiche rappresenta un altro importante fattore di rischio che si aggiunge a quelli già noti. I risultati dello studio hanno un importante significato in termini di salute pubblica, poiché indicano che tali pazienti devono essere attentamente ‘sorvegliati’, applicando in modo rigoroso tutte le norme di prevenzione del contagio e un pronto intervento in caso di sintomi sospetti di infezione”.