Ilaria, figlia del sindaco di Carrù, Stefania Ieriti: “Ho condiviso mia mamma con questa città, ora me la coccolo un po’”

19 settembre 2020 | 19:26
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Ilaria, figlia del sindaco di Carrù, Stefania Ieriti: “Ho condiviso mia mamma con questa città, ora me la coccolo un po’”

“Carrù, ti ringrazio per tutte le gioie che ci hai riservato, per gli abbracci che ci hai regalato e per i sorrisi che ci hai strappato. Continua a splendere come solo tu sai fare; sei una piccola stella che in tanti amano veder brillare, non dimenticarlo mai”

La lettera pubblicata in queste ore sui social network da Ilaria Violi, figlia del sindaco uscente di Carrù, Stefania Ieriti, è davvero strappalacrime. Per intensità, passione, sentimento.

Dopo dieci anni di mandato, per il primo cittadino è giunto il momento del passo d’addio e proprio dalla sua primogenita è arrivato il saluto più bello, che vi proponiamo di seguito.

“Salve a tutti, per molti di voi sono un volto noto, alcuni mi hanno conosciuta da bambina, altri solo recentemente e altri ancora non hanno presente chi io sia; proprio per questo motivo, voglio presentarmi prima di proseguire la mia dolce lettera: mi chiamo Ilaria, ho (quasi) 23 anni e sono la figlia di Stefania Ieriti, il nostro sindaco uscente. In tutti questi anni, ho preferito evitare di commentare circa l’operato di mia mamma, primo fra tutti in quanto le questioni amministrative non mi competono e poi, beh… perché sarei stata altamente di parte. La mia mamma è diventata sindaco quando io frequentavo la seconda media. Ricordo bene il giorno in cui fu eletta: non vi so ben spiegare a parole le emozioni che la mia famiglia e io vivemmo in quegli istanti, ma vi sottolineo che, per una bimba che vede nella sua mamma una grande eroina già solo perché è colei che le ha concesso la vita, quel momento fu il più orgoglioso di sempre. Ricordo la gioia stampata negli occhi di mio papà (non riusciva a smettere di abbracciare i sostenitori della lista), la felicità dei miei nonni, il sorriso di mio zio… e il mix di emozioni che attanagliava la mente di mia mamma: allegria, timore, determinazione, euforia… detto inter nos, in quel momento qualsiasi sentimento si provasse era la prova che tutto il lavoro svolto era servito e, soprattutto, era meritato”.

“Sono passati 10 anni e 5 mesi da allora; annetti abbastanza intensi, che ricorderemo sempre con la giusta malinconia di un passato che ci ha fatto diventare quello che siamo oggi. Io, intanto, ho avuto il tempo di crescere, concludere le scuole medie, il liceo, conseguire la laurea triennale e procedere con tutta la determinazione possibile verso il mio prossimo obiettivo universitario: la laurea magistrale.
Insomma, moltissimi traguardi che non sarei mai riuscita a ottenere senza la mia prima sostenitrice. Che poi, è vero eh, mica vi do torto: la mia mamma è proprio una testona e se si mette in testa qualcosa, non c’è nessuno capace di farle cambiare idea. In compenso, comunque, penso che siano ‘difetti’ (se così li vogliamo chiamare) meravigliosi, se affiancati a un carattere predisposto all’amore per il prossimo, alla socievolezza, all’affetto e al sorriso come il suo. Per anni mi avete fatto sorridere con la frase ‘non ti invidio ad avere una mamma così autoritaria!’; contemporaneamente, in moltissimi non avete perso tempo a farmi i complimenti per le sue grandi capacità e le sue grandi doti, sia come sindaco, che come mamma (e forse non vi ho mai ringraziato abbastanza per le dolci parole che avete dedicato a tutto questo grande impegno)”.

“Vi sarò sincera: da buona figlia unica, ho sempre invidiato il trattamento che mia mamma ha riservato alla cittadinanza. Col senno di poi, ho capito da me che dovrebbe essere normale per un sindaco dedicarsi tanto ai suoi concittadini: le chiamate nella notte e a tutte le ore del giorno, giornate intere trascorse in comune e nel Comune… insomma, essere il primo cittadino è proprio un bel casino, lasciatemelo dire. Per questo motivo oggi sono ancora più contenta dei traguardi raggiunti: il lavoro sodo ripaga sempre (che tutti capiscano o meno l’operato svolto). Avrei tanto altro da aggiungere, ma penso di aver detto lo stretto necessario da ritenermi soddisfatta. Caro Carrù, per tutti questi anni ho condiviso con te la mia mamma (e che mamma!)… ora me la coccolo un po’, come da tanto tempo non ero più abituata a fare. Ti ringrazio per tutte le gioie che ci hai riservato, per gli abbracci che ci hai regalato e per i sorrisi che ci hai strappato. Continua a splendere come solo tu sai fare; sei una piccola stella che in tanti amano veder brillare, non dimenticarlo mai. Ti voglio bene, Ilaria”.