Cannabis, Radicali Cuneo promuove campagna per la legalizzazione

1 agosto 2020 | 16:48
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Cannabis, Radicali Cuneo promuove campagna per la legalizzazione

“Nel nostro Paese si stima ci siano almeno 100mila persone che coltivano cannabis. Si tratta di persone perfettamente integrate nella società: che lavorano, hanno delle famiglie, hanno dei percorsi di vita normalissimi”

L’associazione Radicali Cuneo è tra i soggetti promotori di “Io coltivo“, campagna per la legalizzazione della cannabis.

“In Italia il consumo di cannabis non è reato – si legge in una nota del sodalizio cuneese guidato da Fabrizio Blengino – ma comporta sanzioni amministrative come ritiro del passaporto o della patente, art. 75 del DPR 309/90. Mentre per l’autocoltivazione domestica è prevista una pena fino a 6 anni di reclusione (art. 73 del DPR 309/90). Questo rappresenta un enorme paradosso: di fatto lo Stato garantisce il monopolio della produzione e della vendita di cannabis al mercato nero delle mafie. Sul punto è intervenuta, il 19 dicembre 2019, una sentenza delle sezioni unite della Corte di cassazione che ha stabilito che:“non costituiscono reato le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica. Attività di coltivazione che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante ed il modesto quantitativo di prodotto ricavabile appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore”.#IoColtivo si pone in questa direzione, per chiedere al Parlamento di seguire le indicazioni della più alta Corte di giustizia in materia penale e per decriminalizzare finalmente la coltivazione di uso personale”.

Tra le motivazioni principali addotte dai radicali cuneesi il contrasto alla criminalità organizzata: Nel nostro Paese si stima ci siano almeno 100mila persone che coltivano cannabis. Si tratta di persone perfettamente integrate nella società: che lavorano, hanno delle famiglie, hanno dei percorsi di vita normalissimi. Lo fanno per avere cannabis di migliore qualità e minor prezzo. Ma soprattutto, lo fanno per motivi legalitari: per non avere contatti con la criminalità organizzata e per non finanziare le mafie”.