Il Coronavirus si può fermare: tre virologi torinesi nel team che ha scoperto la molecola chiave

20 agosto 2020 | 16:53
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Il Coronavirus si può fermare: tre virologi torinesi nel team che ha scoperto la molecola chiave

L’elevata biocompatibilità e l’estrema varietà di virus ad ampia diffusione che è in grado di inibire candidano il 27OHC ad un rapido sviluppo pre-clinico per giungere al più presto ai primi studi clinici sull’uomo e proporsi come strategia antivirale complementare ai vaccini

L’annuncio campeggia orgogliosamente (e non potrebbe essere altrimenti) sul portale telematico dell’Università di Torino: grazie a una collaborazione tutta italiana, che coinvolge anche la start-up Panoxyvir (collegata all’ateneo sabaudo), si è scoperto che la molecola 27-idrossicolesterolo (27OHC), presente nel nostro corpo come fisiologico prodotto del metabolismo ossidativo del colesterolo, in colture cellulari infettate con il SARS-CoV-2 è risultata essere un forte inibitore della replicazione virale.

“La doppia scoperta – si legge nella nota –, in pubblicazione online sulla rivista scientifica Redox Biology, è il risultato di una cooperazione multidisciplinare tutta italiana, tra Panoxyvir, una start-up innovativa e spin-off accademica dell’Università di Torino, coordinatrice del lavoro, il Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologia (ICGEB) di Trieste, che ha testato la molecola sul SARS-CoV-2 isolato da individui contagiati, e l’ospedale di Desio/Università di Milano Bicocca, che ha monitorato i livelli di 27OHC nel sangue di individui positivi al SARS-CoV-2, asintomatici o con COVID-19 di grado moderato o severo”.

Tra i principali autori della ricerca, oltre ai tre fondatori di Panoxyvir, Giuseppe Poli, patologo generale, David Lembo e Andrea Civra, virologi dell’Università di Torino, Polo San Luigi Gonzaga, vi sono Alessandro Marcello, virologo all’ICGEB, e Valerio Leoni, biochimico clinico presso l’ospedale di Desio/Università di Milano Bicocca.

“L’elevata biocompatibilità della molecola, dovuta alla sua origine fisiologica, e l’estrema varietà di virus ad ampia diffusione che è in grado di inibire, come un antibiotico ad ampio spettro nel caso delle infezioni batteriche, candidano il 27OHC ad un rapido sviluppo pre-clinico per giungere al più presto ai primi studi clinici sull’uomo e proporsi come strategia antivirale complementare ai vaccini nel far fronte a pandemie attuali, ma anche future”.