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Arena Live Festival: i Beat Circus scaldano l’arena a suon di rock’n’roll

19 agosto 2020 | 10:24
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Arena Live Festival: i Beat Circus scaldano l’arena a suon di rock’n’roll

La band cuneese, con un repertorio che spazia dal 1954 al 1969, ritorna a calcare il palcoscenico a sei mesi di distanza dall’ultima volta. Ecco la nostra breve intervista ai “Fab Four di Cuneo”.

Cuneo. Nella serata di ieri, martedì 18 agosto, l’Arena di San Rocco Castagnaretta ha ospitato i Beat Circus, band di rock’n’roll e musica anni Cinquanta e Sessanta, fondata a Cuneo sette anni fa, che ha riportato alla luce una musica epica ma troppo spesso dimenticata come quella dell’immediato secondo dopoguerra. Il gruppo è composto da quattro amici affiatati (Luca, Andrea, Roberto e Carlo), che non si limitano solo a suonare (egregiamente) le canzoni del loro repertorio, ma danno prova di grande simpatia, allestendo, quasi involontariamente, anche una sorta di spettacolo di cabaret, fatto di aneddoti e battute su ogni pezzo che si accingono a suonare. Il repertorio spazia dalle hit più note (Blue Suede Shoes di Elvis Presley, Twist and shout dei Beatles, Ma che freddo fa di Nada), alle perle più nascoste e meno note del periodo, che spesso, come ammette la band stessa, nemmeno gli artisti che le hanno suonate si ricordano di aver inciso (Una granita di limone di Bobby Solo è diventata il vero e proprio inno del complesso, atteso con impazienza dal loro pubblico fedele). Una tale varietà di canzoni è frutto di un certosino lavoro di ricerca da parte di tutti (in particolare Luca rappresenta un’autorità in fatto di conoscenze musicali del periodo) e di una capacità musicale fuori dal comune.

La beat band mancava sulla scena da ben sei mesi, a causa della pandemia imposta dal virus, quando nel febbraio scorso, aveva suonato a Colleferro (città metropolitana di Roma) in occasione della mostra fotografica “Ciao Elvis!”, partita da Boves e che avrebbe dovuto fare tappa in molte altre città italiane.

La band cuneese in questi sette anni ha raccolto consensi entusiasti non solo nella Granda, ma in tutta Italia, anche grazie alle illustri collaborazioni l’hanno vista protagonista anche a Torino e Milano (su tutte spicca il concerto con Don Backy tenutosi al Toselli di Cuneo il 18 febbraio del 2018).

Abbiamo fatto alcune domande ai simpatici quattro componenti della band.

– Come, quando e perché sono nati i Beat Circus? (Risponde Luca, bassista della band) I Beat Circus nascono per scherzo nel dicembre del 2012. Quattro Amici che si conoscono da lunga data, che in passato avevano già condiviso la loro passione per la musica in precedenti progetti musicali (The New Beat, Egomologo,  Katalitik Blues Band, I Singles) superando la soglia dei 30 anni di età decidono di mettersi in gioco con una nuova avventura musicale e così, dopo alcuni anni di stasi… iniziano a incontrarsi settimanalmente con lo scopo di divertirsi suonando. Fin da subito con questa formazione inedita il progetto viene preso serialmente dai quattro amici. Tutti sono appassionati di musica Anni ’50 e ’60 per cui il repertorio viene subito contestualizzato in quel ventennio.  Ognuno dei componenti della band oltre alla musica, nel poco tempo libero a disposizione dal lavoro, ha delle proprie passioni, che trovano sfogo nel complesso, per cui ognuno contribuisce al progetto con le proprie passioni extra musicali: Carlo con le sue competenze informatiche e grafiche gestisce il sito web, i loghi, le locandine ed i gadget, Roberto oltre a occuparsi delle partiture dei brani gestisce la realizzazione dei video della Band, io, con la mia passione per il collezionismo musicale e le ricerche storiche, curo le newsletter del sito internet e le presentazioni dei brani nei concerti, Andrea si occupa invece degli aspetti gestionali del complesso (pubblic relations, aggiornamenti normativi e contabili). Nel settembre del 2013, dopo mesi di prove richiusi in sala per scommessa e per scherzo si accetta di chiudere la stagione estiva del Birrificio Trunasse di Centallo degli amici Paolo e Roberto Lerda. Il successo riscontrato in quella occasione è tale da dare il coraggio e lo stimolo ai Beat Circus per continuare. Da quella domenica 15 settembre 2013, con il concerto dell’Arena Cuneo Live Festival del 18 agosto 2020 sono quasi 7 anni e 111 concerti.

– Quale messaggio pensi che questa musica possa portare avanti ancora oggi, a distanza di 50/60 anni? (Roberto, chitarrista) Crediamo che nel ventennio ’50-’60 si siano gettate le basi per l’emancipazione dei giovani. Non si sbaglia quando si dice che tutto è partito proprio in quegli Anni. Prima negli Stati Uniti con Elvis Presley ed il Rock’ n’ Roll poi in Inghilterra con i Beatles e la musica Beat sono partite delle rivoluzioni che hanno stravolto il modo di pensare, di vivere e ovviamente di fare musica. Gli echi di queste rivoluzioni, con il debito ritardo, arrivarono anche in Italia con gli “Urlatori” sul finire degli Anni ‘50 e i “Capelloni” Beat nella seconda metà degli Anni ’60. La musica di quegli Anni, vista oggi, può far sorridere, per i testi o per i messaggi trasmessi, ma all’epoca fu veramente un qualcosa di unico, di nuovo, di rivoluzionario. Le cronache dell’epoca narrano di come i giovani teenager statunitensi demolissero i teatri sui titoli di testa durante la proiezione del Film “Il Seme Della Violenza” con Glenn Ford sulle note di “Rock Around The Clock”, un brano che oggi fa sorridere se paragonato ad un brano Heavy Metal o Hard Rock. I Beat Circus amano la musica di quegli Anni e tutto ciò che ruota intorno ad essa. Crediamo che questo patrimonio culturale debba essere preservato e condiviso, tanta gente negli anni si è appassionata ad artisti o canzoni di quegli anni, grazie ai nostri concerti, e questo non può che farci piacere. Sono canzoni che dietro ad una melodia orecchiabile, di facile impatto sul pubblico e con testi apparentemente superficiali, nascondono dei messaggi e delle morali comunque importanti. Avete mai ascoltato con attenzione il testo di “Fin che La Barca Va” di Orietta Berti oppure “Ho Visto Un Re” di Enzo Iannacci?

– Il particolare rapporto col pubblico, con Andrea che fa da “conduttore”, Carlo e Roby che intervengono per fare battute e Luca che è l’enciclopedia portatile, che tanto piace al pubblico, è nato spontaneamente o è un qualcosa di studiato a tavolino? (Andrea, batterista) Il format è nato spontaneamente durante le ore trascorse in sala prove. Durante i tempi morti fra una canzone e l’altra Luca raccontava aneddoti e curiosità legati alle varie canzoni che a mano a mano andavano a costituire il repertorio offrendo appigli per le battute di ironia e umorismo a me, Carlo e Roberto. Facendo mente locale si pensò che il format all’epoca a Cuneo era inedito e pertanto si è deciso di provare a sviluppare l’idea. Lo stesso nome del complesso fa riferimento al target dei concerti. TheBeat Circus… ovvero il Circo della musica Beat. Come disse durante una diretta di Sveglia Trieste (trasmissione televisiva di TeleQuattro, emittente Friulana) Lorenzo Pilat, artista vincitore di un Grammy Award con cui il complesso ha l’onore di collaborare: “Beat Circus, perché oltre a proporre la musica Beat tipica degli Anni Sessanta, i quattro componenti hanno anche la pretesa di fare del cabaret”. L’unica cosa certa, che viene decisa prima di ogni concerto, è la scelta e la successione dei brani da eseguire, in modo da permettere a Roberto di proiettare i video in accompagnamento ad ogni brano. Ad oggi il complesso ha in repertorio 96 brani che permettono di adattare lo spettacolo ai più diversi contesti (feste private, sagre di paese, teatro, eventi danzanti ecc.). Ogni concerto ha la sua scaletta di canzoni ragionata e adattata al contesto in cui si svolge lo spettacolo, mentre la parte di citazioni storiche e di cabaret non sono mai studiate a tavolino, ma nascono sul momento e sono completamente improvvisate, il che rende ogni nostro concerto comunque differente dai precedenti. A questo proposito, approfittiamo della Vostra intervista, per ringraziare Luca Basano, il quinto Beat Circus, colui che dietro alle quinte lavora come un matto al mixer e agli impianti audio e voce per risolvere tutti i problemi tecnici che prontamente si verificano nel corso del nostro spettacolo, e Cristina Capellino che ci segue sempre e ci fotografa in ogni contesto.

– Siete persino riusciti a conoscere e a suonare con alcuni degli artisti di cui portate avanti le hit e anche le perle nascoste e meno note (i vari Pilade, Don Backy, Trutz Viking Groth, I Fuggiaschi), cosa avete imparato da loro? (Carlo, voce del gruppo) La passione per questa musica ci ha dato la possibilità di incontrare tanti Artisti protagonisti della scena musicale negli Anni ’50 e ’60 di cui proponiamo nei nostri concerti le loro canzoni. Tutti gli incontri che abbiamo avuto sono stati importanti e hanno arricchito il nostro bagaglio culturale, musicale e di vita. Con tutti gli Artisti incontrati è nato un bellissimo rapporto di Amicizia che ci ha portato negli anni a ripetere le collaborazioni musicali, ma anche a condividere momenti di festa. Ognuno di questi Musicisti ci ha trasmesso valori e insegnamenti differenti: Don Backy la serietà e la professionalità nell’affrontare un concerto, Lorenzo Pilat ci ha insegnato molti trucchi del mestiere su come stare sul palco e su come fare presa sul pubblico, Trutz Wiking Groth l’amore per la musica e la voglia di continuare a mettersi in gioco, I Fuggiaschi il valore vero dell’Amicizia e la convinzione che, se si crede in quello che si fa, potremmo continuare, come loro, a fare musica per 50 anni insieme. Purtroppo, la pandemia legata al Covid, come per tutti, in questi mesi ci ha fortemente bloccati nelle nostre attività. Se la situazione nei mesi futuri si normalizzerà abbiamo già avviato i contatti con tanti altri protagonisti della scena musicale del nostro ventennio di riferimento.  Il nostro ultimo incontro, prima della Pandemia, è stato con Clem Sacco, il precursore del rock demenziale italiano, autore ed interprete di uno dei nostri cavalli di battaglia, ovvero “O Mama, Voglio L’Uovo A La Coque”. Un incontro che abbiamo fortemente desiderato, che abbiamo rincorso per cinque anni e che ci ha veramente entusiasmati. Abbiamo incontrato una persona fantastica che in sei ore ci ha trasmesso una grinta e una voglia di fare musica che non ci abbandonerà mai più.

– Ormai avete acquisito una certa esperienza, siete andati a suonare anche abbastanza lontani e avete un pubblico affezionato in ogni parte d’Italia, come vi fa sentire questa cosa? (La band) Tutti noi abbiamo una famiglia, un lavoro e degli impegni che ci occupano, giustamente, gran parte del nostro tempo. Tutto quello che facciamo per i Beat Circus lo realizziamo nel pochissimo tempo libero a nostra disposizione oppure in minuti rubati alle pause pranzo o a ore di sonno. Crediamo fortemente in quello che facciamo. La determinazione e la forza di volontà ci sta ampiamente ripagando. Sembra incredibile come in poco meno di sette anni, siamo riusciti ad allargare le nostre conoscenze in modo così esponenziale. Partiti da Cuneo, con poca esperienza, ma tanta voglia di mettersi in gioco, nel settembre 2016 abbiamo suonato a Milano al “Cinquantesimo Anniversario della musica Beat in Italia”, dividendo il palco (tra gli altri) con I Ribelli di Celentano, The Rokes e  Gianpieretti.  Il 29 novembre 2016 abbiamo avuto l’onore di suonare con Enrico Maria Papes dei Giganti davanti a 4000 persone al Palaruffini di Torino,  nell’ambito del “Torino Beat La Finale” organizzato da Toni Campa e Luciana De Biase in una serata che prevedeva la partecipazione di 25 artisti italiani degli Anni Sessanta (quando siamo saliti sul palco scendeva Bobby Solo, mentre quando siamo scesi stava salendo Alberto Radius della Formula 3). Abbiamo calcato il palco de Le Roi di Torino in apertura al concerto dei The Pretty Things, band inglese in cui milita Dick Taylor, membro fondatore dei Rolling Stones con Mick Jagger!

Tutte queste esperienze resteranno impresse nelle nostre menti e nei nostri cuori, da appassionati tutto questo non ha prezzo. Ieri sera al nostro concerto nell’ambito dell’Arena Cuneo Live Festival abbiamo avuto amici conosciuti in questi anni, che sono partiti apposta per noi da Torino, Milano e … Napoli! I Beat Circus sono molto legati alle loro origini cuneesi, il fatto di riuscire a creare eventi nella nostra città che siano di richiamo per persone provenienti da fuori Regione è per noi motivo di grande soddisfazione ed orgoglio. Lo stesso servizio che la Vostra Testata ci sta riservando a distanza di sette mesi dal nostro ultimo concerto in terra cuneese (“Ciao Elvis!” il 17 gennaio 2020 a Boves con il Maestro Ernesto Zucconi, ndr), è per noi una bella soddisfazione.