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Commercialisti pronti allo sciopero contro il governo

19 luglio 2020 | 15:22
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Commercialisti pronti allo sciopero contro il governo

Da lunedì prossimo scatta una serie di adempimenti fiscali ai quali i commercialisti fanno fatica a stare dietro, dal momento che la mole di lavoro è costituita dalle normali scadenze alle quali si aggiungono quelle che sono state spostate durante il lockdown. Chiesta una proroga altrimenti sarà sciopero

Investiti da una marea di adempimenti fiscali fatta da appuntamenti già stabiliti a cui si sono aggiunti quelli che erano stati rinviati a causa del coronavirus, i commercialisti si sono rivolti al governo chiedendo una proroga motivata dalle 246 scadenze a cui mettere mano da metà alla fine del mese di luglio. Per contro, il governo deve fare i conti con l’ulteriore mancanza nelle proprie casse di circa 8.4 miliardi che un eventuale rinvio comporterebbe per l’erario. Il risultato è uno scontro tra le due parti, con i commercialisti che, in mancanza di una riapertura dei termini fino al 30 settembre, si sono detti pronti allo sciopero.

In mezzo ci sono i contribuenti che hanno alle porte due date calde, il 30 ed il 31 luglio, che si aggiungono a quella di lunedì prossimo, 20 luglio, con il pagamento del saldo 2019 e l’acconto 2020 delle imposte sui redditi. Pagamento anche per le partite Iva soggetti Isa ed il saldo 2019 dei versamenti Iva. Senza dimenticare le e-fatture con il versamento dell’imposta di bollo per quelle emesse da aprile a giugno. Si versa inoltre il saldo 2019 della cedolare secca e il primo acconto 2020. Acconto 2020 e saldo 2019 anche per i soggetti Ires e per l’Irap. In realtà per quanto riguarda i saldi e acconti di Iva e imposte dirette (Ires e Irpef) il pagamento può essere rinviato anche fino al 20 agosto, ma pagando una maggiorazione dello 0,40%.

Tempi stretti di lavoro e una mole di incombenze che hanno reso la situazione molto complicata per i commercialisti che entro il 20 luglio, quindi tra poche ore, dovrebbero determinare il calcolo di quanto è dovuto dalle imprese e dalle persone fisiche, un lavoro che si va ad aggiungere a tutti gli altri impegni derivati dai contributi per il lockdown, ai bonus e al supporto delle imprese per i finanziamenti del decreto Liquidità, senza contare che anche i commercialisti hanno dovuto ovviare ai problemi legati allo smart working e non hanno potuto lavorare a pieno regime.

Tanti i motivi validi per chiedere una proroga ma al momento nessuna apertura risulta arrivare da parte del governo.