“All’Italia non serve una legge contro l’omotransfobia”

11 luglio 2020 | 06:54
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“All’Italia non serve una legge contro l’omotransfobia”

Antonia Bassignana (Popolo della Famiglia Cuneo): “Termine che descriverebbe la paura e l’avversione irrazionale nei confronti delle persone omosessuali, bisessuali e transesssuali basata sul pregiudizio”

Scrive Antonia Bassignana (Popolo della Famiglia Cuneo).

Siamo coinvolti nella pandemia Coronavirus e non sappiamo ancora se e quando terminerà; la nostra economia vive una crisi enorme (la perdita del PIL 2020 è stimata oltre il 10% !!!), molti italiani hanno perso la vita o il lavoro mettendo in crisi le loro famiglie.
La politica dovrebbe cercare di risolvere le situazioni problematiche che attanagliano il Paese ed invece il 27 luglio discuterà alla Camera un disegno di legge contro l'”omotransfobia”, termine che descriverebbe la paura e l’avversione irrazionale nei confronti delle persone omosessuali, bisessuali e transesssuali basata sul pregiudizio.
Serve all’Italia una legge del genere? NO.
Per una serie di motivazioni che cercherò di spiegare.
Inizio facendo mie le parole del card. Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che più di altre chiariscono la pericolosità della legge in questione: “Un esame obiettivo delle disposizioni a tutela della persona, contenute nell’ordinamento giuridico del nostro Paese, fa concludere che esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio. Questa consapevolezza ci porta a guardare con preoccupazione alle proposte di legge contro i reati di omotransfobia: anche per questi ambiti non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni. Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso”.
Più chiaro di così!
Tutti i cattolici italiani, dagli Arcivescovi all’ultimo dei cristiani, hanno dunque tracciata in maniera inequivocabile la via della loro testimonianza sul tema.
Se poi guardiamo i dati epidemiologici abbiamo la conferma dell’assoluta inutilità della legge.
Qual’è infatti la realtà? 212 sono i reati riferibili ad orientamento sessuale (197) e/o identità di genere (15) nell’arco di 8 anni, dal 2010 al 2018, secondo le segnalazioni del rapporto OSCAD – Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori – del Ministero dell’Interno. 26,5 all’anno, poco più di 2 al mese. Tra l’altro tutti reati già penalmente perseguibili con l’attuale giurisprudenza.
Aggredire qualcuno per il proprio orientamento sessuale è già, giustamente, punibile dal codice penale doppiamente, con l’aggravante dei futili ed abietti motivi.
L’unica motivazione del ddl Zan è intimidire chi trova insopportabile la pretesa di una lobby Lgbt ormai dominante ovunque, che drena denari pubblici a fiumi e vuole imporre norme come la trasformazione dell’istituto del matrimonio, la modifica conseguente del dettato costituzionale che all’art. 29 definisce il concetto stesso di famiglia, la legittimazione del piano della omogenitorialità anche attraverso la pratica criminale dell’utero in affitto.
Chi si oppone a questo programma politico sarà impossibilitato ad esprimere le sue idee e tacciato come omofobo, se osa alzare la voce finirà immediatamente catalogato come istigatore all’odio e la pena potrà arrivare fino ai sei anni di carcere.
Come suggerisce con grande lungimiranza Mario Adinolfi “solo una grande, poderosa e nuova spinta unitaria anche tra persone che non si piacciono può condurre a vincere questa partita politica complicata, ma non impossibile.
Contro il ddl Zan dovrebbero scendere in piazza proprio tutti, di qualsiasi colore politico: comunisti, fascisti, ovviamente i liberali e i democratici, leghisti, grillini, perché è chiaro che si comincia con gli “omofobi” e poi se passa il precedente si potrà allargare l’assalto ad ogni altra categoria scomoda.
Di certo, se non si riuscirà a riunire l’intero Paese, devono riunirsi tutti i cattolici, di qualsiasi casacca. Ognuno con la sua sensibilità”.
Un impegno da non demandare ad altri. Per tutelare la libertà di espressione di tutti.