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Pochi aderenti nella Granda all’Alleanza Italiana per lo Stop al 5G

17 giugno 2020 | 08:25
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Pochi aderenti nella Granda all’Alleanza Italiana per lo Stop al 5G

Non convince tutti il passaggio alla tecnologia 5G che viene spinto dalla task force guidata da Vittorio Colao, ex manager delle Tcl e ora consulente del governo per il rilancio dopo l’emergenza coronavirus

Sono oltre 500 i comuni e gli enti presenti sul portale dell’Alleanza Italiana per lo Stop al 5G che a vario livello hanno adottato provvedimenti contro l’installazione delle antenne per la nuova tecnologia di comunicazione, o che hanno comunque rilasciato pronunciamenti in tal senso.

Ricordando che nell’ambito della telefonia mobile cellulare, con il termine 5G si indicano le tecnologie e gli standard di “quinta generazione” con prestazioni e velocità superiori a quelli della precedente tecnologia 4G/IMT-Advanced,  la sua diffusione è tra le priorità segnalate dalla task force guidata da Vittorio Colao al governo Conte per la ripartenza del paese dopo l’emergenza coronavirus, Colao che, non dobbiamo dimenticarlo, è stato amministratore delegato di Vodafone dal 2008 al 2018 e fa parte dal 2019 del comitato direttivo (Board of Directors) della Verizon, una della più grandi società di telefonia wireless del mondo. Motivi questi che hanno sollevato da più parti l’accusa di conflitto di interessi da parte dell’ex manager delle Tlc.nel portare avanti questo programma
Nella proposta avanzata da Colao si prevede di “adeguare i livelli di emissione elettromagnetica in Italia ai valori europei”, nell’ottica di un innalzamento delle soglie, “per accelerare lo sviluppo delle reti 5G”. E, dimostrando scarso o nullo interesse per le posizioni assunte da molti sindaci, nel piano è previsto di “escludere l’opponibilità locale” ai progetti “se i protocolli nazionali sono rispettati”. In parole povere gli interessi nazionali prevalgono su quelli locali.

Incuranti del disinteresse dimostrato per l’opposizione al 5G, aumentano le amministrazioni che aderiscono all’Alleanza Italiana per lo Stop al 5G che si definisce un “comitato informale” della società civile, senza appartenenze politiche. Attraverso il “principio di precauzione” il comitato asserisce che il segnale sarebbe da fermare per la presunta maggiore pericolosità sulla salute, rilanciando le possibili connessioni con la diffusione del Covid.

La campagna è iniziata dalla primavera del 2019 con un manifesto che ha preso il nome dalla località vicino a Roma dove venne stilato, Vicovaro, e ha scatenato una contro reazione da parte di 11 Fondazioni tecniche e scientifiche  che chiedono al governo di continuare sulla strada del 5G sottolineando che questo è necessario e urgente, chiedendo al contempo di liberare i sindaci “dall’assedio di posizioni irrazionali e antiscientifiche”.

Anche in provincia di Cuneo ci sono state adesioni all’Alleanza Italiana per lo Stop al 5G con diverse iniziative che vanno dalla nota inviata al prefetto di Cuneo agli ordini del giorno, delibere e mozioni presentate nei consigli comunali. Gli aderenti sono però numericamente pochi, se consideriamo che su 247 comuni della Granda partecipano all’iniziativa solamente Cuneo, Monchiero, Sambuco, Marsaglia, Monteu Roero, Valloriate, Isasca, Roascio e Trezzo Tinella.