Non c’è accordo in Regione sul “Bonus covid”

16 giugno 2020 | 14:14
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Non c’è accordo in Regione sul “Bonus covid”

Il Piemonte è stato la seconda regione italiana maggiormente coinvolta nell’emergenza epidemiologica ma quella, tra le principali regioni del Nord, con una premialità pro-capite per dirigente sanitario minore e su questa base non si è trovato l’accordo tra l’assessore Icardi e le sigle sindacali

Doveva essere un tavolo affollato, quello in cui si discutevano i criteri con i quali ripartire i circa 14 milioni di euro che rappresentano il premio per coloro che si sono battuti in prima linea contro il coronavirus, ma alla fine, insieme all’assessore Icardi c’erano solo le rappresentanze confederali dei dirigenti medici mentre mancavano molte sigle sindacali quali Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, Fassid, Aaroi, Emac, FVM , Anpo Ascoti Fials Medici.

Il perché dell’assenza è stato spiegato così: “Il Piemonte è stato la seconda regione italiana maggiormente coinvolta nell’emergenza epidemiologica ma quella, tra le principali regioni del Nord, con una premialità pro-capite per dirigente sanitario minore”. E i dati forniti esemplificano il discorso: Veneto, 2.078 euro pro capite per dirigente sanitario. Lombardia: 1604. Emilia: 1262. Piemonte: 1179.

L’avviso che ne è derivato è che: “Regione e assessorato prendano atto che si procederà a distribuire i fondi senza la condivisione dei criteri con le rappresentanze sindacali dell’86% dei dirigenti medici e sanitari”.

Ovviamente non è d’accordo con i dissidenti l’assessore Icardi: “Avrebbero voluto condurre la trattativa al netto delle tasse, cioè ottenere di più in quanto guadagnano di più e quindi pagano più tasse. Quanto al Veneto, l’accordo ha distinto la distribuzione delle risorse per la dirigenza in tre fasce, da 500 a 2 mila euro, e non certo in una sola al massimo del valore. I conti non vanno distorti per avvalorare tesi insostenibili”.