
I dati di maggio rilevano un valore negativo dell’inflazione, come recentemente si era verificato solo nel 2016 ma, riporta l’Istat, è merito del calo alla voce carburanti
Era l’ottobre del 2016 l’ultima volta che l’inflazione in Italia è risultata negativa e dopo quattro anni anche nello scorso maggio è ritornata tale. La flessione dello 0,2% fatta segnare dai prezzi sia rispetto ad aprile che nei confronti dell’aprile 2019, come è evidenziato dall’Istat, è dovuta soprattutto al calo osservato alla voce carburanti. Se, invece, non vengono considerati gli energetici, l’inflazione sale infatti a +1% e la componente di fondo, che esclude anche gli alimentari freschi, a +0,8%.
In questo quadro i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona mantengono una crescita sostenuta (+2,4%), rallentando di un decimo di punto rispetto ad aprile. Per quanto riguarda i prodotti ad alta frequenza d’acquisto, registrano una variazione nulla rispetto al mese prima, presentandosi quindi in rallentamento rispetto al precedente +0,8%.
Nel dettaglio, per quanto riguarda l’inflazione acquisita da inizio anno:
Alimentari e bevande analcoliche +2,5%
Alcolici e tabacchi +2,3%
Servizi ricettivi e di ristorazione +1,1%
Istruzione +0,8%
Abbigliamento e calzature +0,7%
Servizi sanitari e spese per la salute +0,6%
Ricreazione, spettacoli e cultura -0,6%
Trasporti -2,7%
Comunicazioni -3,8%
Casa, acqua, elettricità, combustibili -3,8%