Guerra di numeri tra Inps e Regione

3 giugno 2020 | 17:00
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Guerra di numeri tra Inps e Regione

Regione e Inps continuano ad accusarsi a vicenda per il ritardo nel pagamento della cassa integrazione in deroga ma questa situazione, che mette in crisi migliaia di lavoratori senza stipendio, è dovuta alla solita burocrazia all’italiana

Sono davvero tantissimi i lavoratori che attendono i soldi della cassa in deroga che è stata concessa in seguito alla crisi economica dovuta al coronavirus, ma mentre l’attesa diventa pesante per chi da tre mesi non percepisce uno stipendio, continua la diatriba tra Regione e Inps. Ieri, nel giustificare la protesta del centrodestra sceso in piazza a manifestare contro il governo, il presidente Cirio ha attaccato l’ente di previdenza e il governo per i tempi di pagamento esageratamente lunghi: “Sono tre mesi che migliaia di piemontesi aspettano i soldi della cassa in deroga e, a oggi, l’Inps ha pagato solo 24.334 lavoratori a fronte di 90.624 pratiche trasmesse dalla Regione. Basterebbe questo semplice motivo per scendere in piazza. Domani stesso (cioè oggi, 3 giugno) sentirò nuovamente e personalmente gli uffici regionali dell’Inps e non escludo anche azioni ufficiali, coinvolgendo i governatori delle altre Regioni, perché questa situazione non è più accettabile”.

E in questo ping pong tra istituzione ed ente è arrivata la replica dell’Inps che ha rilevato come la Regione Piemonte abbia trasmesso all’ente 8.357 domande di cassa Integrazione in deroga tra il 1 aprile e l”11 maggio, 45.006 domande tra il 12 e il l 22 maggio e altre 4.339 domande dal 22 al 28 maggio, per un totale di 57.702 domande.  Facendo riferimento ai 90mila 600 lavoratori citati da Cirio, l’Inps segnala il via libera per il 92 per cento delle domande, con pagamento di 60 mila 246 assegni. Fatto sta che le proteste crescono perché si è creata una situazione difficilmente sostenibile, con famiglie private sia del lavoro che del supporto economico necessario per poter tirare avanti. E a peggiorare la situazione c’è il fatto che nemmeno il sistema di anticipo della cassa da parte delle banche è riuscito a decollare, dato che finora ha aderito solo Intesa Sanpaolo che ha iniziato a pagare l’assegno ai correntisti oltre a smaltire gli appuntamenti con chi deve aprire il conto per poi godere dell’anticipo dell’assegno, mentre altri due istituti sono in trattativa.

Al di là del rimpallo delle responsabilità tra Regione e Inps, con tanto di balletto di numeri, quello che sembra essere il vero problema è la solita burocrazia all’italiana. Infatti, una volta che l’Inps ha autorizzato le richieste deve attendere da aziende o consulenti il modulo con la conferma dei dati dei lavoratori, le ore di cassa richieste e le coordinate bancarie. Il cosiddetto modello Sr41, che per ora tiene fermi migliaia di assegni.

Per gli altri generi di ammortizzatori sociali la situazione vede l’autorizzazione del 93% delle 25mila domande di cassa integrazione ordinaria per il coronavirus e il 77% delle 9mila  richieste di contributo al fondo di integrazione salariale destinato alle aziende di commercio e terziario con più di 5 dipendenti. Autorizzate ma, badate bene, non ancora pagate.

Dovrebbero invece essere giunte a destinazione, il condizionale è d’obbligo, le prime 5 mila ” pec” , ma sono ben 60mila le richieste, ad altrettanti beneficiari del bonus Piemonte. La Regione ha già promesso che autorizzerà i bonifici relativi in tre giorni dall’invio da parte degli imprenditori dell’Iban su cui versare il contributo.