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Agosto lavorativo per il mondo produttivo piemontese?

11 giugno 2020 | 12:20
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Agosto lavorativo per il mondo produttivo piemontese?

Un lento ritorno alla normalità, ma anche la possibilità di recuperare il tempo perduto durante il lockdown, per cui il mondo produttivo piemontese si interroga anche sulla possibilità di tenere aperte le fabbriche anche ad agosto

Si sta tornando lentamente alla normalità, anche se scandita ancora dalle norme necessarie per impedire la recrudescenza dell’epidemia, e il mondo produttivo piemontese vuole recuperare il tempo perduto durante il lockdown, magari tenendo aperte le fabbriche anche ad agosto. E’ una suggestione proposta da Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte, che spera che “tutte le parti coinvolte agiscano con unità d’intenti”, con destinatari della richiesta i sindacati.

Al momento è più un desiderio che una reale possibilità, perché l’attività deve essere riportata a pieno regime e in più non tutti i settori sono ancora riusciti a ripartire, i dati Istat segnalano per il 2020 di una marcata contrazione del pil nazionale (pari almeno all’8,3%), a cui si deve aggiungere l’estrema difficoltà dell’automotive che rischia di penalizzare ulteriormente il Piemonte e il suo capoluogo. Il recente rapporto Cerved ha indicato nell’area metropolitana di Torino quella destinata a pagare le conseguenze più alte per la pandemia, con un rischio di danno per la filiera dell’auto stimato in 10 miliardi e un calo generale dei ricavi del 14,4%, nel caso migliore, e del 20,2% in uno scenario più pessimistico, in cui alla ripartenza seguono successivi periodi di lockdown.

Restando alla realtà di Torino, un’azienda su tre dall’inizio del lockdown ha fatto ricorso alla cassa integrazione, e più della metà dei lavoratori in cassa appartengono al metalmeccanico. Sono ricorse agli ammortizzatori sociali 714 aziende dell’area metropolitana, per un totale di quasi 53mila occupati. Inevitabile che la necessità sia quella di continuare a produrre finché si può e qui Ravanelli sottolinea che: “Fermo restando il diritto innegabile al riposo, la necessità di non fermare la produzione sarebbe, almeno in alcuni settori, il segno che il rimbalzo sperato di ordini e commesse si sta effettivamente verificando. Crediamo che questo sia l’auspicio condiviso tra tutti, imprenditori e lavoratori e nel caso ci sia questa possibilità di recupero, il nostro invito è che tutte le parti coinvolte agiscano con unità d’intenti: serve l’appoggio dei sindacati e l’apporto del welfare, regionale e statale, affinché i lavoratori possano essere messi nelle condizioni di non interrompere l’attività. Ci facciamo promotori di un confronto aperto e costruttivo sul tema, è in gioco il futuro di tutti”.