Giustizia tarda |
Cronaca
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21 anni per dare giustizia a Emanuele Scieri

15 giugno 2020 | 14:57
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21 anni per dare giustizia a Emanuele Scieri

21 anni per arrivare alla conclusione di un’inchiesta. Questo è il tempo che è servito per far luce sulla vicenda e trovare i responsabili della morte di Emanuele Scieri, il parà vittima di nonnismo durante il servizio militare

Emanuele Scieri era nato a Cuneo, dove aveva vissuto fino ai 7 anni. Suo papà Corrado era funzionario delle Dogane mentre la mamma Isabella era insegnante di lettere. Aveva solo 26 anni, era laureato in giurisprudenza e stava svolgendo il servizio militare nei paracadutisti della Folgore. Ed è morto a causa del nonnismo praticato nei confronti delle reclute e delle persone più fragili. A Cuneo vivono ancora dei suoi parenti.

Dopo 21 anni la Procura di Pisa ha chiuso con cinque indagati l’inchiesta sulla sua morte, avvenuta il 16 agosto del 1999 a Pisa, nella caserma “Gamerra”, e per arrivare a questa conclusione è servito il  deposito della perizia sui resti riesumati del giovane di origini siciliane, che è stata svolta dalla professoressa Cristina Cattaneo, ordinario di medicina Legale all’Università degli Studi di Milano e direttore del Labanof – Laboratorio di antropologia e odontologia forense.

L’accusa formulata dalla Procura è quella di omicidio volontario in concorso. Tra i cinque indagati ci sono anche: Andrea Antico, di Rimini, caporal maggiore capo scelto dell’Esercito in servizio, Alessandro Panella, di Cerveteri,  caporale dell’Esercito in congedo, Luigi Zabara, di Frosinone, caporale dell’Esercito in congedo. Ai tre, tutti 41enni, lo scorso 12 maggio è stato notificato dalla Procura militare l’avviso di chiusura delle indagini dalla per i reati di violenza ad inferiore mediante omicidio pluriaggravato, in concorso tra loro.

Le analisi della dottoressa Cattaneo è stata ancor più approfondita di quelle condotte precedentemente e hanno permesso di sostenere l’accusa secondo la quale i tre ex caporali avrebbero percosso e poi costretto Scieri a salire sulla torre di asciugatura dei paracadute per poi provocarne la caduta. Tragedia nella tragedia il fatto che Scieri non morì sul colpo ma fu lasciato agonizzante dai tre aggressori che si diedero alla fuga senza chiamare i soccorsi.

Inizialmente il caso venne rubricato come suicidio ma nell’estate del 2018 la Procura di Pisa arresta Alessandro Panella, caporale e capocamerata a cui era stato assegnato Scieri e vengono iscritti nel registro degli indagati anche Andrea Antico e Luigi Zabara. La pista da seguire sarebbe quella del nonnismo e a confermarlo c’è anche una commissione di inchiesta parlamentare, istituita nel 2016 e conclusa a dicembre 2017, che ha certificato come nella caserma “avvenivano gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice goliardia”.

La riesumazione dei resti di Emanuele Scieri è avvenuta lo scorso 14 maggio 2019 nel cimitero di Noto (Siracusa), alla presenza dei familiari. A disporre la riesumazione della salma e l’autopsia è stata la Procura di Pisa, nell’ambito della nuova inchiesta condotta dal 2018 dal procuratore capo Alessandro Crini e dal sostituto Sisto Restuccia ed è stato considerato dai magistrati della Procura pisana un punto fondamentale dell’inchiesta, utile a confutare la qualificazione del reato ai tre indagati ex commilitoni della vittima.

A 21 anni dalla morte, forse Emanuele Scieri avrà quella giustizia che a lungo gli è stata negata.