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Protesta il personale delle Rsa private

30 maggio 2020 | 08:30
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Protesta il personale delle Rsa private

Hanno protestato perché ritengono di essere stati trattati come operatori sanitari di serie B. Sono coloro che lavorano nelle Rsa e strutture per anziani private, trecento dei quali si sono radunati davanti al palazzo della Regione, a Torino

Le fasce a lutto che hanno indossato volevano essere a ricordo delle vittime e dei loro cari e così si sono presentati davanti al palazzo della Regione, in piazza Castello, circa trecento operatori sanitari delle Rsa, che si sono incontrati con il governatore Cirio col quale è stato concordato che la prossima settimana si terrà un incontro con gli assessori regionali competenti. Tra le lamentele avanzate dagli operatori gli stipendi bassi, poco più di mille euro al mese, e il ricatto occupazionale a cui sono soggetti se denunciano le dure condizioni in cui svolgono il loro lavoro.

I rappresentanti sindacali Elena Palumbo (Fp Cgil), Cristiano Montagnani (Fisascat Cisl), Tiziana Tripodi (Fp Cisl), Nicolino Conconi (Uil Fpl), Luigi Gambale (Uiltucs Uil) hanno dichiarato che “In prima linea ci sono loro, gli invisibili. Si parla giustamente di premi per gli operatori della sanità pubblica, ma gli operatori delle strutture socio sanitarie e socio assistenziali private vengono considerati professionisti di serie B. Non verrà nemmeno riconosciuto per loro il rinnovo del contratto nazionale, che prevede un aumento”. Iniziative simili a quella svoltasi a Torino ci sono state anche in altre strutture del Piemonte.
“Siamo certi che le centinaia di morti per Covid-19 non si potevano in parte evitare con un’organizzazione assistenziale diversa all’interno delle strutture?”.E’ la domanda che rappresenta il punto di partenza di una riflessione che è stata espressa in una lettera aperta da una rappresentanza degli infermieri, che è stata condivisa dall’Ordine professionale di Torino. E’ un contributo per fare il punto su quanto è successo nelle Rsa, su ciò che non ha funzionato e sui motivi che hanno trasformato molte strutture per anziani in focolai epidemici con il conseguente numero di decessi, oltre alle condizioni di vita veramente difficoltose. Sotto osservazione i contagi che hanno colpito ospiti per loro natura fragili e non autosufficienti Il massiccio contagio di ospiti fragili e non autosufficienti, fatto che, secondo gli infermieri, “pone seri dubbi in merito all’assistenza erogata in molte Rsa, che va oltre il solo corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale. In alcune strutture sono anche stati avviati procedimenti giudiziari dagli organi competenti a cui spetterà di accertare eventuali responsabilità”.

Il problema dei contagi che si sono verificati in molte strutture non ha colpito solo gli anziani ma anche il personale sanitario tanto che “In queste situazioni drammatiche la vera discriminante non pare essere stata la quantità e la modalità di utilizzo dei dpi quanto l’irrisoria presenza – a fronte delle esigenze – di personale infermieristico. Presenza limitata dovuta non a ragioni di malattia ma strutturali, in ossequio a criteri desueti, deliberati ormai da molti anni con provvedimenti normativi regionali”.