Peveragno, sospese le attività di maggio e giugno della Compagnia del Birùn

6 maggio 2020 | 09:17
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Peveragno, sospese le attività di maggio e giugno della Compagnia del Birùn

Continuano le iniziative on line e viene proposta riflessione di Alessandra Rossi Ghiglione

Dalla presidente Simona Grosso e dal Direttivo della peveragnese «Compagnia del Birùn», arriva, rivolto a socie, soci e simpatizzanti, l’annuncio, atteso, di sospensione delle iniziative anche per maggio e giugno.

«Il perdurare dell’emergenza sanitaria da COVID19 e l’incertezza sulla sua evoluzione e risoluzione ci obbliga, nostro malgrado, a dover prorogare la sospensione delle attività dei laboratori/corsi e gli appuntamenti della  “Rassegna Assaggi 2020”  programmati per i mesi di maggio e di giugno. Una sospensione a data da definirsi che abbiamo confermato anche al tavolo virtuale proposto dall’amministrazione comunale alle associazioni e ai comitati peveragnesi per confrontarsi sull’opportunità di sospendere le attività e le manifestazioni sportive, culturali e ricreative previste per maggio e giugno. Continua intanto sulla pagina Facebook della Compagnia del Birùn l’iniziativa “Viasolada alternativa” a cui potete partecipare inviando a questo indirizzo mail una fotografia di ciò che vedete dalla vostra finestra con una riflessione sul “Resistere”. Ne pubblichiamo una al giorno (in forma anonima) con l’auspicio che possano infondere e mantenere vitale il senso di condivisione e comunità oggi più che mai indispensabile e salutare. A proposito di cultura e di salute collettiva, nell’attesa di rincontrarci virtualmente o di persona, vi inoltriamo questa bella riflessione di Alessandra Rossi Ghiglione (fondatrice e direttrice del “Social Community Theatre Centre”) e vi abbracciamo virtualmente uno a uno. “Diciamo che la cultura fa bene alla salute, ma di quale salute oggi stiamo parlando? La narrazione di sistema che il Covid-19 ci ha portato legittima un’idea di salute solo sanitaria, in cui la cultura della relazione e della partecipazione sono inessenziali e in cui il ruolo della cultura si ferma a quello di offrire un altro contenuto alla fruizione consumistica che intrattiene ma non cura. Sappiamo che non è così, che la salute è una dimensione biopsicosociale e che la cultura cura e fa salute quando diventa partecipazione e co-creazione. Per ripartire dobbiamo ritrovare nel distanziamento fisico la possibilità di inventare vicinanze sociali e produrre significati culturali condivisi che alimentino l’immaginazione e la resilienza e che consentano di dar voce a narrazioni sociali altre, diverse da quelle prevalenti. Stiamo scoprendo, ce lo dicono gli esperti, che in corso nella popolazione c’è un trauma collettivo. Si parla di danni al benessere mentale, si attivano gli psicologi per un supporto individuale. Eppure nessuna civiltà elabora i propri lutti se non attraverso azioni rituali e culturali che consentono alla collettività di fare memoria delle perdite e trarre un significato condiviso per costruire futuro. D’altra parte la IOM, che si occupa di Menthal Health and Psychosocial Support nel suo più recente manuale, ci parla delle pratiche artistiche e culturali come approcci efficaci per curare il trauma collettivo. Abbiamo bisogno di riti, feste, opere comunitarie che non ignorino la dimensione della vulnerabilità umana ma che la propongano come spazio di crescita universale e di produzione di valore”».