Le carrozze dimenticate del territorio piemontese

24 maggio 2020 | 19:13
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Le carrozze dimenticate del territorio piemontese
Le carrozze dimenticate del territorio piemontese
Le carrozze dimenticate del territorio piemontese

“L’idea è quella di censire e reperire tutte le informazioni riguardanti i “legni” (in gergo le carrozze) che sono di proprietà privata o pubblica di amministrazioni comunali e chiedere alle varie proprietà di svincolarsi dal punto di vista materiale di questi oggetti per permettere la loro valorizzazione in un ambiente consono” scrive Adamo Martin

La provincia di Cuneo, la provincia di Torino e in generale la regione Piemonte nel 1800 furono la culla dell’Industria del design e dell’Innovazione tecnologica.

Con Torino Capitale d’Italia, era la regione Piemonte a racchiudere all’interno dei suoi confini alcune fra le più importanti industrie italiane dell’epoca.

In quel periodo, le botteghe artigiane che producevano carrozze racchiudevano vari aspetti della tecnologia dell’epoca, infatti una piccola fabbrica artigianale che costruiva carrozze e carri trainati da cavalli aveva al suo interno varie officine: della lavorazione del legno, alla lavorazione del ferro, al pellame, alle tappezzerie. In esse si poteva trovare una qualità eccezionalmente raffinata per l’epoca.

Alcuni importantissimi Marchi di carrozzieri famosissimi all’epoca come Locati Torretta, Diatto, Ciocca, lo stesso Cesare Sala, che produsse in Torino per alcuni anni della sua eccellenza artigiana, erano esponenti massimi della produzione di carrozze in tutta Italia e anche nel resto dell’Europa. Oggigiorno il patrimonio di carrozze presente sul suolo italiano è vastissimo, alcuni pezzi di rara bellezza vengono mantenuti in vita da collezionisti privati ed da alcuni sporadici musei che si sono voluti specializzare in questa particolare sezione dedicata alle carrozze nei quali raccolgono beni importantissimi in questo campo.

Riuscire a recuperare il patrimonio delle Carrozze del Piemonte è un’importante missione che sarebbe di forte aiuto per la riscoperta di un’eccellenza artigiana che ci è appartenuta fino a un secolo e mezzo fa, ove si raggiunsero livelli ambiti in tutto il mondo. L’obiettivo di questo progetto è quello di riuscire a salvaguardare, reperire, restaurare e valorizzare tutte quelle carrozze e/o carri presenti oggigiorno sul suolo
piemontese, che sovente vengono conservati in luoghi non adatti oppure che possono diventare potenzialmente oggetti dimenticati e di ingombro per chi non riesce a comprendere l’importanza di queste opere.

Frequentando gli ambienti di coloro, che nel nord Italia, si appassionano ancora “all’arte del bell’attaccare” ovvero a quell’insieme di regole scritte e non che si tramandano di generazione in generazione per unire un cavallo ad una carrozza, ci è stato possibile capire come in svariati luoghi opere artigianali incredibili vengono custodite in spazi e in sistemazioni alquanto precarie, sia dal punto di vista della conservazione che dal punto di vista degli obiettivi finali.

“L’idea è quella di censire e reperire tutte le informazioni riguardanti i “legni” (in gergo le carrozze) che sono di proprietà privata o pubblica di amministrazioni comunali e chiedere alle varie proprietà di svincolarsi dal punto di vista materiale di questi oggetti per permettere la loro valorizzazione in un ambiente consono.

Si potrebbe pensare, eventualmente, anche al loro restauro e il loro ripristino. Questa idea permetterebbe ad alcune proprietà, in possesso di carrozze o carri molto voluminosi, pesanti ed ingombranti, di trovare una sistemazione che se no potrebbe risultare un problema serio” scrive l’appassionato ed esperto del settore Adamo Martin.

Infatti alcune proprietà di privati sono in mano a persone di età avanzata, le quali non hanno un futuro chiaro di quello che avverrà dei loro beni una volta che loro non saranno più in grado di badarci.

Oppure in altre occasioni piccole o grandi collezioni vengono conservati da amministrazioni comunali con poche possibilità economiche e in luoghi del tutto inappropriati.

In entrambi i casi i soggetti proprietari di queste carrozze potrebbero vedersi stimolati nel cedere la proprietà materiale dell’oggetto mantenendo comunque la proprietà in solido e devolvendo l’oggetto ad un museo che possa valorizzarlo come si conviene e spiegarne la storia.

Vi sono in Piemonte realtà museali consolidate con alle spalle una struttura logistica importante strutturate in maniera da poter accogliere centinaia di turisti ogni anno, realtà museali riconosciute su tutto il suolo nazionale ed oltre.

Sovente però queste realtà hanno la difficoltà a riempire alcuni spazi dei loro musei con collezioni permanenti che possano suscitare nei visitatori curiosità e stupore ed insegnare qualcosa di nuovo oltre all’architettura che contiene il museo stesso.

Realtà museali definite scatoloni vuoti, che per qualsiasi motivo, sono state depredate dei loro arredi.

Oggi, alcune, sono state restaurate in quanto architetture di importanza mondiale ma in qualche caso proprio la mancanza di qualcosa da visitare al loro interno le penalizza facendole scivolare il secondo piano.

La soluzione di riempire gli ambienti vuoti di alcuni musei già esistenti nel nostro territorio con il patrimonio carrozziere piemontese potrebbe essere un’importantissima sinergia dove i proprietari delle opere di cui stiamo parlando possono trovare un luogo di prestigio e che metta in risalto questi oggetti, mentre i musei avrebbero del materiale con cui riempire i locali lasciati vuoti con degli oggetti di rara bellezza di importanza storica e culturale.

Oggigiorno numerosissimi musei italiani hanno il grosso problema della PIL sui visitatori, specialmente quelli meno interessati e i più giovani.

Dando uno sguardo soprattutto all’estero dei poli museali più ricchi possiamo notare come l’esperienza di visita di un museo venga oggigiorno più che mai proposta in una maniera più moderna, meno statica e che cerca di allontanare dall’immaginario comune il museo polveroso è noioso che tutti hanno in mente. Nel caso specifico del museo con all’interno le carrozze, si potrebbe avere la possibilità di proporre ai visitatori di scoprire quello che una volta era il mezzo di trasporto più utilizzato. All’esterno del museo, vere carrozze, cavalli e cocchieri potrebbero portare alla scoperta di questi oggetti che poco prima si sono visti esposti nel museo ed arricchire il bagaglio culturale del visitatore continuando ad imparare sulla storia delle carrozze sedendovi sopra e facendosi trasportare come ai vecchi tempi.

Ovviamente le carrozze utilizzate con i cavalli all’esterno del museo, non saranno realmente d’epoca ma repliche fedeli di quelle che sono le carrozze esposte.