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La protezione dei dati e il tracciamento del covid-19

27 maggio 2020 | 17:00
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La protezione dei dati e il tracciamento del covid-19

Da una parte c’è la necessità di tracciare il covid-19 per prevenire ricadute a breve, dall’altra il bisogno di garantire la privacy delle persone mentre vengono raccolti i dati necessari per conoscere meglio il coronavirus

A partire da oggi, 8.099 cittadini in Piemonte si sottoporranno al test sierologico promosso dal Ministero della Salute in collaborazione con l’Istat mentre su scala nazionale il campione è di 150mila persone. Lo scopo è quello di rispondere a domande quali: Quante persone hanno contratto il Covid-19 dall’inizio dell’emergenza? Qual è l’incidenza nelle zone più colpite? Quanto siamo distanti da una eventuale immunità di gregge? Parallelamente si è acceso il dibattito relativo all’utilizzo delle app per la raccolta e l’utilizzo dei dati relativi al covid-19, in merito alle garanzie esistenti a protezione dei dati personali.

Gli esperti di privacy, diritti e data protection ritengono, da una parte, “opportuno che le istituzioni decidano di raccogliere e utilizzare i dati personali con finalità legate alla salute” in momento di emergenza come quello attuale, dall’altra non nascondono i loro dubbi sulla sicurezza dei dati e sulla capacità del sistema pubblico di proteggerli adeguatamente.

Queste posizioni emergono dall’indagine condotta da House of Data Imperiali sui rischi e i benefici dell’app per il tracciamento anti Covid-19. Nel campione di esperti di privacy, diritti e protezione dei dati che hanno partecipato al sondaggio, il 63,2% considera possibile “che i dati personali raccolti con un’app per il Covid-19 finiscano all’estero” mentre il 57,9% ritiene “probabile che saranno inevitabilmente sfruttati da aziende private”. Tre esperti su quattro “pensano che i cittadini stessi potranno stare tranquilli solo se lo Stato garantirà il limitato termine d’uso dei dati, la cancellazione alla scadenza e le precise modalità dell’utilizzo”.

In sostanza, dal sondaggio emerge chiaramente la necessità di disporre di maggiori garanzie per la protezione dei dati dei cittadini anche perché la maggioranza dei partecipanti al sondaggio ritiene che il sistema sanitario pubblico non sia sufficientemente affidabile in tema di sicurezza dei dati: infatti, il 56,6% pensa che non sia in grado di proteggere adeguatamente i dati personali, mentre il 39,5% crede che non sia esente da rischi.