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La Comunita’ europea e la crisi economica

7 maggio 2020 | 15:45
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La Comunita’ europea e la crisi economica

La Commissione Europea segnala la grave situazione economica che fa seguito all’emergenza sanitaria e sottolinea che la dinamica della ripresa in ciascuno Stato membro inciderà anche sul vigore della ripresa degli altri Stati membri. Ma, forse, è proprio la stessa Comunità Europea che deve modificare le sue dinamiche per adeguarsi all’eccezionalità della situazione

L’emergenza sanitaria, con tutto il corredo di misure restrittive che ha logicamente  comportato per contenere l’epidemia di covid-19, inevitabilmente ha comportato delle previsioni da profondo rosso per l’economia dell’Eurozona e, particolarmente per quella del nostro Paese. Secondo Bruxelles, per quest’anno viene stimata una caduta dell’economia dell’unione monetaria del 7,7% e un rimbalzo del 6,3% nel 2021. Per l’Italia il quadro sarebbe ancor più nero, con un calo del prodotto interno lordo del 9,5% nel 2020, seguito da un rimbalzo del 6,5% l’anno prossimo. La conseguenza per il debito pubblico è che potrebbe sfiorare il 159% del Pil, quando nel 2019 era al 134,8%.

Ecco un passaggio del comunicato della Commissione Europea nel quale ha presentato le Previsioni economiche di primavera 2020: “Lo shock per l’economia dell’UE è simmetrico, poiché la pandemia ha colpito tutti gli Stati membri, ma secondo le previsioni sia il calo della produzione nel 2020 (dal -4¼ % in Polonia al -9¾ % in Grecia) che l’ampiezza del rimbalzo nel 2021 saranno marcatamente diversi. La ripresa economica di ciascuno Stato membro dipenderà non solo dall’evoluzione della pandemia in quel determinato paese, ma anche dalla struttura di ciascuna economia e dalla capacità di ognuna di rispondere con politiche di stabilizzazione. Data l’interdipendenza delle economie dell’UE, la dinamica della ripresa in ciascuno Stato membro inciderà anche sul vigore della ripresa degli altri Stati membri”.

Alla luce di tutto ciò se ne deduce che la Comunità Europea si trova di fronte non solo alla necessità di stabilire misure adeguate per affrontare la crisi economica che le si para di fronte, ma anche a quella di verificare quanto l’attuale idea di Europa sia ancora valida. Finora, per molti aspetti, abbiamo visto in azione due Europe, quella dei Paesi più ricchi e quindi forti, come Francia, Germania e altri del nord Europa e quella forse considerata di serie B, dove spiccano i casi della Grecia e del nostro Paese. Per affrontare questa crisi si devono mettere in campo risorse che non possono essere vincolate a vecchi schemi di distribuzione, perché di fronte a una situazione eccezionale servono misure altrettanto eccezionali.

Se veramente l’Europa deve continuare ad avere un senso, come comunità di Stati, non si possono verificare casi come quello dell’Italia al quale sono venuti in soccorso in questa emergenza sanitaria e in modi diversi, Paesi come la Cina, la Russia, Cuba che poco hanno da spartire con l’idea di Comunità Europea solidale a cui dovremmo aspirare. A questo punto, le previsioni economiche sono state enunciate. Alla Comunità Europea spetta di mettere in campo le risposte adeguate che ne giustifichino e, semmai, rafforzino, lo spirito e i compiti che sono stati delineati, un tempo ormai lontano, dai suoi Padri Fondatori.