Il buon esempio del cesto della solidarietà di via Amedeo Rossi

16 maggio 2020 | 11:23
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Il buon esempio del cesto della solidarietà di via Amedeo Rossi
Il buon esempio del cesto della solidarietà di via Amedeo Rossi
Il buon esempio del cesto della solidarietà di via Amedeo Rossi
Il buon esempio del cesto della solidarietà di via Amedeo Rossi
Il buon esempio del cesto della solidarietà di via Amedeo Rossi
Il buon esempio del cesto della solidarietà di via Amedeo Rossi

Ne parliamo con l’ideatore Gian Maria Aliberti Gerbotto che lo porta avanti, ora anche sotto l’egida del Cisom

Cuneo. Il suo cesto di Via Amedeo Rossi è stato di esempio e volano per un’iniziativa solidale che si è poi allargata sino a coinvolgere tutta la città di Cuneo. Oggi, sono almeno altri cinque i cestini sparsi per le strade del centro. L’iniziativa benefica, nata privatamente in famiglia, viene da lui ora portata avanti sotto l’egida prestigiosa del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, di cui Gian Maria Aliberti Gerbotto è anche volontario. «Sono molto soddisfatto del successo ottenuto» Ci racconta il noto giornalista e scrittore che da qualche anno vive dividendosi tra il castello di Envie e la città di Cuneo dove risiede la sua fidanzata Manuela. «Il cesto della solidarietà è il mio modo di contribuire, come volontario del Cisom, all’emergenza Covid» Continua il 47enne saluzzese che tutt’oggi gestisce e soprattutto rimpingua personalmente il cesto.

Come nasce l’idea?
Ho semplicemente deciso di mettere in pratica anche qui da noi, un’analoga iniziativa napoletana di cui ho sentito parlare al telegiornale.

Come funziona esattamente il cesto?
“Chi può lascia e chi invece non può, prende”, come recita il cartello che vi è appeso.

Ma a conti fatti la gente partecipa o prende soltanto?
Purtroppo chi lascia lo fa solo sporadicamente, senza continuità. Cosicché alla fine siamo noi di famiglia che dobbiamo sopperire provvedendo a rimpinguare il cesto quando è vuoto. Ma per me, che non ho il coraggio di certi miei colleghi del Cisom che in questo periodo si mettono a disposizione per operazioni molto rischiose, acquistare generi alimentari per riempire di viveri il nostro cesto è il minimo che io possa fare.

In suo aiuto sono arrivate anche delle donazioni.
Sì, fortunatamente sono riuscito a coinvolgere i miei amici della Galup che ci hanno donato 500 dolciumi che abbiamo poi distribuito nel cesto, mentre altri li abbiamo portati alle Caritas di Saluzzo e Cuneo partecipando così all’iniziativa della spesa solidale. Una piccola parte li abbiamo invece usati per “omaggiare” il personale ospedaliero, gli operatori del centralino 118 e molte altre persone che si stanno sacrificando per combattere questa emergenza.

Ex crocerossino, come è poi approdato al Corpo Italiano di Soccorso?
Ho servito la Croce Rossa molti anni fa. Adesso, in questo periodo difficile, non volevo starmene a casa con le mani in mano, e quando ho saputo dal caro amico il Conte Della Chiesa, di questo splendido sodalizio di volenterosi, ho subito voluto farne parte. Al Cisom di Cuneo ho conosciuto persone eccezionali come il nostro presidente dottor Giovanni Milano, un direttore sanitario che può vantare il primato di nessun contagiato nelle sue Rsa; o “eroi” come il mio collega Stefano Avanzini che tra le mille cose che fa, coraggiosamente va anche a casa dei malati di Covid a sostituirgli le bombole di ossigeno esauste.

Da sempre impegnato nel sociale, prima con club di servizio quali i giovani del Lions e poi il Rotary, ma soprattutto con l’Airc e la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro di cui è delegato, anni fa è stato nominato Cavaliere al Merito della Repubblica… Volontariato a parte, lei è una penna conosciuta.
Proprio quest’anno ho festeggiato i vent’anni d’iscrizione all’Ordine dei giornalisti. In questo lungo lasso di tempo ho avuto il piacere di firmare articoli un po’ per tutti i settimanali nazionali, da quello del Corriere della Sera a Panorama piuttosto che L’espresso, Gente o Tv Sorrisi e Canzoni, ma mi fa specie notare che più della metà degli anni li ho passati scrivendo per Vanity fair.

E la scrittura? I suoi libri sono stati pubblicati da case editrici come Piemme o Mondadori e distribuiti da Rizzoli, De Agostini…
Posso dire che la clausura obbligata, da questo punto di vista è stata fruttifera perché mi ha permesso di scrivere un nuovo thriller che uscirà a fine anno.Si tratterà del mio sesto romanzo e quattordicesimo libro.

Protagonista il Covid 19?
No, perché mi sembrava troppo scontato. Sarà un giallo che ruota intorno ad una tragica alluvione.

Due anni fa è stato nominato Cittadino Onorario di Casteldelfino; il paese di montagna sarà ancora presente nel suo nuovo libro?
Certamente. La trama si dipanerà toccando città come Saluzzo, Alba, Cuneo, Roccabruna, Torino… Nel 2018 l’allora Presidente della Regione Piemonte mi convocò a Palazzo Lascaris e lì mi premiò definendo i miei libri “Un’ottima vetrina delle eccellenze artistiche, paesaggistiche, monumentali ed enogastronomiche del territorio”. Vorrei continuare assolutamente su questo solco.

Sul piccolo schermo l’abbiamo vista prima realizzare servizi per SkyTG24, poi commentare le news ad Unomattina estate… Ora come procede la sua collaborazione, ormai triennale, sempre su Rai 1, con i programmi della notte di Gigi Marzullo?
Purtroppo le varie kermesse che dovevo seguire sono state annullate. L’ultimo cosa che ho seguito è stato il festival di Sanremo: dieci giorni indimenticabili! Adesso spero di riprendere a fine estate con la Mostra del Cinema di Venezia.

Lei è ormai anche un personaggio televisivo, quanti membri ha già raggiunto il suo fan club su Facebook?
Sfioriamo i 30mila iscritti.

Dopo aver insegnato nei Master in Comunicazione dell’Università del Piemonte Orientale, ora è professore di Italiano all’Afp di Dronero e Verzuolo: come avete affrontato la scuola ai tempi del Corona Virus?
Continuando la nostra didattica con le lezioni on line, e così faremo finché sarà opportuno e necessario. Devo dire però che il contatto vis a vis con quelli che più che miei alunni, spesso definisco con affetto “i miei compagni di scuola”, mi manca moltissimo. E sembra che manchi anche a loro… Chi l’avrebbe mai detto?!? Ah ah ah.