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Era solo un cane…

14 maggio 2020 | 14:00
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Era solo un cane…

Charlie, il cane avvelenato da una crocchetta gettata in zona San Paolo è morto, nonostante le cure veterinarie prestategli. Si tratta di un reato punibile penalmente, peccato che la mano vigliacca abbia colpito in modo tale da non essere scoperta

Una nostra lettrice ci ha segnalato che Charlie, il cane che è stato avvelenato da una crocchetta gettata in via Comino, zona San Paolo, una strada sterrata, periferica, in mezzo ai campi, che conduce al ponticello sulla ferrovia e poi nell’abitato di San Rocco, non c’è l’ha fatta ed è morto nonostante le cure veterinarie a cui è stato sottoposto.

Ora, noi scriviamo su un quotidiano per cui non possiamo lasciarci andare ai termini che ci vengono in mente per definire un gesto simile e neppure pensiamo che il suo autore ci possa leggere, perché probabilmente è così ignorante da non aggiornarsi su nulla, fatta eccezione per la sua stupidità.

Lo abbiamo già scritto ma vogliamo ricordare a lui o lei che sia, e a quelli che si rendono responsabili di atti contro gli animali che l’articolo 544 bisdel codice penale, rubricato “uccisione di animali” recita: Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni.

E anche che l’articolo 544 ter del codice penale, rubricato “maltrattamento di animali”, recita: Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche  è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro . La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale. 

 Siamo di fronte a uno di questi casi e la speranza è che una delle tante telecamere sparse per la città prima o poi riesca a individuare qualcuno di questi “temerari avvelenatori” anche se prediligono le ore più buie e le zone più defilate per compiere i loro “atti di eroismo”.

Certo, in tempi di coronavirus ci saranno di sicuro problemi maggiori su cui soffermarsi, ma l’insensibilità e la crudeltà verso gli animali, esseri indifesi, dimostra la deriva morale alla quale non stiamo andando incontro, ma nella quale sguazziamo già da tempo…