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Coronavirus, la sofferenza dei cavalli

10 maggio 2020 | 18:41
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Coronavirus, la sofferenza dei cavalli

“Svariate volte mi son sentito in dovere di trasgredire per il loro bene, che essendo così rispettoso e attento ai loro bisogni l’ho messo davanti al pericolo di una sanzione” racconta Adamo Martin di Tarantasca

In questo periodo di chiusura maneggi e centri ippici hanno dovuto stoppare la propria attività. Conseguenza? La sofferenza dei cavalli.

Già perché fermi per due mesi nelle stalle, privati del rapporto che li lega all’essere umano sono stati anch’essi vittime indirette di questo virus. Proprio loro che da sempre sono legati alla storia dell’uomo dalle battaglie ai lavori agricoli fino al trasporto.

E’ provato dall’ippoterapia che i cavalli, così come cani e gatti, creano un legame con il proprietario o la persona per loro di riferimento. Per troppo tempo lontani dalle persone e in più spesso in spazi ristretti subiscono una privazione.

Adamo Martin titolare con la moglie Cristina di “Servizi in carrozza” di Tarantasca ci ha raccontato come ha vissuto da imprenditore e amante di questi animali questo momento: “Durante questa lunga e forzata quarantena abbiamo assistito ad un rimpallo di informazioni fuorvianti, bufale e contraddizioni che sovente poi sfociavano anche in dicerie popolari. Sui social, alla televisione, nonché pure tra i contatti interpersonali si alternavano autocertificazioni, obblighi, leggi, decreti.
Indubbiamente l’obbligo di limitare i contatti fra le persone è stata una misura imprescindibile per poter contenere i contagi, e come sovente capita nelle situazioni in cui chi decide deve farlo senza avere esperienze pregresse di alcun tipo, purtroppo le limitazioni entrano grossolanamente senza badare troppo alle esigenze più piccole, ma avendo come unico scopo il fine ultimo.
La limitazione della mobilità per gli esseri umani, è diventata una novità che, se pur prima tante volte non veniva neppure valorizzata, ora sembra essere importante, importantissima.
Dobbiamo ricordare però che per alcuni nostri amici stretti, questa limitazione è ancora più struggente, perché per gli animali, specialmente quelli più grandi e meno domestici il potersi muovere a volontà e continuamente in ampi spazi, è di vitale importanza. S’è fatto un gran parlare del “bisognino” dei cani che ha scatenato anche forte ilarità, ma se pur il cane patisce gli ambienti ridotti immaginatevi un animale di 100 volte il peso di un cane che è stato progettato dalla natura per vivere all’Aria aperta ,per correre come il vento e camminare continuamente.
I cavalli in particolare durante questa quarantena rischiano di essere messi in situazioni innaturali per periodi ancor più lunghi di quello che già solitamente faticano a sopportare. Già durante il normale corso delle cose, è scontato che per motivi lavorativi, personali o entrambi i nostri amici cavalli passino periodi di svariati giorni senza aver la possibilità di sfogare la loro indole, e purtroppo di questo siamo consapevoli e costretti, ma quando un decreto ci costringe a non poter mettere nella loro natura di libertà, all’aria aperta i nostri fedeli, diventa complicato anche rispettare le leggi fatte per il nostro bene.
Durante questo periodo più e più volte mi sono chiesto se potevo o non potevo utilizzare i miei cavalli al solo scopo di farli sfogare per quello che è la loro natura, e svariate volte mi son sentito in dovere di trasgredire per il loro bene, che essendo così rispettoso e attento ai loro bisogni l’ho messo davanti al pericolo di una sanzione.”