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Contestate in Liguria le misure predisposte dall’Inail

13 maggio 2020 | 08:30
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Contestate in Liguria le misure predisposte dall’Inail

Voglia di mare, per chi potrà permetterselo, che si scontrano con le incertezze e le regolamentazioni imposte dall’emergenza sanitaria, che avrà delle ripercussioni anche sulla vita in spiaggia

Il governo ha lasciato alle Regioni l’incarico di valutare le modalità di ripresa delle attività e in Liguria, anche in vista della stagione estiva, sono molto importanti ed attese le decisioni relative al settore balneare. Il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti e l’assessore al Demanio marittimo Marco Scajola hanno annunciato il varo di linee guida regionali per il settore, partendo dalla considerazione che nel documento elaborato dall’Inail, relativamente alle misure da adottare per prevenire la recrudescenza del contagio, le distanze interpersonali che vengono indicate da osservare  non sono applicabili alla Liguria, perché non tengono conto della realtà territoriale e sono troppo ampie. A essere contestati, per quanto riguarda il distanziamento, sono i 5 metri richiesti sulla spiaggia, all’aperto, quando nella vita quotidiana il distacco tra le persone è di 1-2 metri.

Secondo l’assessore Scajola “Il documento rilasciato dall’Inail è assolutamente irricevibile poiché condannerebbe all’estinzione le imprese balneari della Liguria, e produrrebbe un danno economico incalcolabile per tutto il comparto turistico, per l’indotto e una emorragia di posti di lavoro estremamente preoccupante”. La preoccupazione è legata al fatto che con le indicazioni ricevute si perderebbero oltre il 75% degli ombrelloni, potendone piazzare 1 su 4. A questo si deve aggiungere che dal Dpcm è stata ritirata la proroga per 15 anni delle concessioni demaniali, fatto che  non consente di dare certezze alla continuità del lavoro delle imprese.

Altro aspetto che deve essere valutato è quello relativo alla gestione delle spiagge libere per la quale dalla Regione Liguria sono valutate tre ipotesi: la presenza di steward, l’affidamento a cooperative di giovani, garantendo la fruizione a un costo di 50 centesimi per contribuire alle spese di controllo, mentre alcuni Comuni potrebbe decidere di mantenerle completamente pubbliche affidandone il controllo ai vigili urbani.