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Striscia offende Raviolo, l’Ordine dei medici di Torino lo difende

29 aprile 2020 | 00:01
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Striscia offende Raviolo, l’Ordine dei medici di Torino lo difende

Quando la satira esce dai binari della civiltà diventa offesa gratuita ed è ciò che è successo al dottor Mario Raviolo, attaccato da “Striscia la Notizia” e difeso dall’Ordine dei Medici di Torino

La difesa arriva da chi meno te la aspetti, cioè proprio da quelli che aveva definito incompetenti. E’ quanto succede a Mario Raviolo, il medico saviglianese ex coordinatore dell’Unità di Crisi piemontese che è tornato a ricoprire il ruolo di direttore del 118, dopo che ha lasciato l’altro incarico. Il difensore in questione è l’Ordine dei medici di Torino che non ha gradito il tono denigratorio che è stato usato dalla trasmissione “Striscia la Notizia” per attaccare Raviolo. Si può essere non all’altezza di un ruolo, ma non si deve diventare bersaglio di attacchi volgari, questa la sintesi della difesa. “Questo Ordine è stato tra i primi a denunciare, anche con toni forti, l’inadeguatezza dell’azione dell’Unità di Crisi piemontese e le responsabilità dei suoi vertici, tra i quali il dottor Mario Raviolo, con una critica in merito alle sue competenze, mai però alla sua persona”. Inoltre si esprime “’forte disapprovazione sulle derisioni di cattivo gusto in note trasmissioni televisive, satiriche e non: servizi che poi hanno indotto attacchi gratuiti e volgari di persone alla ricerca di un bersaglio facile”. Per parlare di Raviolo, a Canale 5 lo hanno inserito nella rubrica dei “Nuovi Mostri”. “A costoro – prosegue l’Ordine – ricordiamo la differenza tra la denigrazione gratuita di chi in buona fede si è rivelato non all’altezza del ruolo e la critica obiettiva alla sua azione con argomenti finalizzati a migliorarne la rispondenza alle esigenze dettate dalla pandemia”.

La difesa di Raviolo porta però a un’analisi che sarà necessario fare quando il periodo di emergenza sarà finito perché, come dichiara l’Ordine dei Medici di Torino: “Non riteniamo accettabile che le responsabilità di coloro che negli ultimi 20 anni hanno determinato le criticità del Servizio sanitario nazionale, che l’attuale pandemia ha reso tangibili, siano riversate su chi si è trovato a doverle rimediare in un solo momento, divenendo un naturale capro espiatorio degli errori altrui. Avremo modo di ripensare al sistema e ciascuno potrà offrire il suo apporto che, per quanto critico, dovrà rimanere civile e rispettoso. Questo scossone, nel mostrarci i profondi limiti dell’attuale modello della sanità e la necessità di cercare un’altra possibile via di riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale, dovrà insegnare a non fermarci alla superficie ponendo nuovamente al centro i valori che la persona porta con sé, anche quando la sua azione si riveli fallimentare”