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Riportate alle farmacie le bombole d’ossigeno non più in uso o esaurite

4 aprile 2020 | 15:00
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Riportate alle farmacie le bombole d’ossigeno non più in uso o esaurite

“C’è una grande carenza di bombole. Senza i vuoti non è possibile ricaricare le nuove e quindi distribuirle a chi ne ha davvero bisogno”. L’allarme è stato lanciato da Enrica Bianchi, presidente dell’Ordine dei farmacisti della provincia di Cuneo e riguarda quella che sta diventando una nuova emergenza che riguarda i pazienti che hanno contratto il covid-19 ma che sono stati inviati alle cure domiciliari.

L’annuncio è uno di quelli da ascoltare senza indugi: “C’è una grande carenza di bombole. Senza i vuoti non è possibile ricaricare le nuove e quindi distribuirle a chi ne ha davvero bisogno”. L’allarme è stato lanciato da Enrica Bianchi, presidente dell’Ordine dei farmacisti della provincia di Cuneo e riguarda quella che sta diventando una nuova emergenza che riguarda i pazienti che hanno contratto il covid-19 ma che sono stati inviati alle cure domiciliari. Manca l’ossigeno e dalle farmacie della provincia è partito l’appello: riportateci le bombole d’ossigeno non più in uso o esaurite. La rete sta diffondendo il messaggio, ci si aspetta una risposta di buon senso civico da parte dei cittadini. Il problema è correlato al fatto che le farmacie hanno a disposizione un certo numero di dispositivi che sono sufficienti per gestire la richiesta ordinaria mentre quella attuale è tutt’altro che normale routine bensì una vera e propria emergenza sanitaria. Per cui è stato conseguente chiedere ai pazienti che hanno in casa delle bombole d’ossigeno non più utilizzate o esaurite, di riconsegnarle.

Le dimensioni del problema le indica Massimo Mana, presidente per il Cuneese dell’associazione di titolari di farmacia, che segnala come nel cuneese ci siano 233 farmacie e 500/600 bombole che sono veramente una goccia nel mare di richieste dei pazienti che hanno bisogno  di 3 litri al minuto di ossigeno, per chi è in fin di vita, mentre diventano 10/15 litri per chi lotta per la sopravvivenza. A complicare la questione c’è l’esiguo numero di aziende in Italia che  producono ossigeno per l’industria farmaceutica e questo per un motivo semplice e vergognoso allo stesso tempo: non conviene economicamente produrle. A chi le produce, una bombola costa circa 250 euro, mentre l’ossigeno circa 10 euro a ricarica. Il business non rende e quindi la produzione è quella che è, sufficiente in tempi normali, scarsa in questa emergenza.

E allora l’appello diventa ancora più importante e deve essere ripreso e rilanciato da tutti coloro che possono: riportate alle farmacie le bombole d’ossigeno non più in uso o esaurite.

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