Questioni ancora aperte sulle Rsa piemontesi

18 aprile 2020 | 14:10
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Questioni ancora aperte sulle Rsa piemontesi

Domande ancora senza risposte restano in sospeso sulla questione delle Rsa e sulla gestione, in queste strutture, dell’emergenza sanitaria

La Commissione Sanità che ha messo a confronto la Giunta regionale e il Consiglio sul tema dell’emergenza in corso ha lasciato aperte molte questioni, specie per quanto riguarda le Rsa. “Quanti dei 2874 morti nelle Rsa avevano fatto il tampone? Quante Rsa sono state sanificate? Che ne è del piano hotel per collocare i dimessi dagli ospedali e le persone risultate positive nelle Rsa? È previsto l’obbligo del tampone per entrate in Rsa o nelle strutture riabilitative?”. Queste alcune domande che l’opposizione pone sul piatto nella necessità di fare chiarezza sul tema delle Residenze sanitarie assistite che sono, è bene ricordarlo, residenze accreditate dal Servizio sanitario regionale, che fanno perciò riferimento all’assessorato alla Sanità.

E’ capogruppo di LUV Marco Grimaldi a sottolineare che dato che le Rsa non sono semplicemente delle strutture private “Ciò vuol dire che l’Asl non può delegare l’organizzazione e la gestione del servizio ai privati a cui lo affida e che parliamo a tutti gli effetti di luoghi di cura. Cosa voglio dire? Che la Dgr 14-1150 del 20 marzo 2020, in cui si parla chiaramente di trasferimento in Rsa di pazienti dimessi dagli ospedali, va ritirata e bisogna invece cercare strutture dedicate fuori dalle Rsa; e che vanno fatti i tamponi a tutto il personale delle Rsa, anche per assicurare gli organici e non lasciare i pazienti all’abbandono”.

All’assessore al Welfare Chiara Caucino è stato chiesto da Marco Giaccone del gruppo “Monviso”  se “Lei sapeva che era in elaborazione una delibera volta a trasferire nelle Rsa alcuni malati Covid? Era d’accordo? E ancora: era al corrente del fatto che esistevano due versioni di quel provvedimento?”. Ma su questi temi non è arrivata la risposta dell’assessora.

La riunione in videoconferenza ha vissuto anche un momento imbarazzante quando il direttore sanitario dell’Asl di Torino Edoardo Tegani ha definito “statisticamente non rilevanti” i 400 morti in più nelle Rsa piemontesi nei primi tre mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno passato. Sarà anche una statistica, ma non bisogna dimenticare che quei 400 casi in più hanno nomi, cognomi, storie vissute, famigliari nel dolore e non sono dei punti di un grafico da valutare con rilevanza matematica.