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L’Ance Piemonte chiede di poter riaprire i cantieri

3 aprile 2020 | 09:25
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L’Ance Piemonte chiede di poter riaprire i cantieri

L’Ance chiede che vengano accelerati i tempi per la riapertura, anche se alcuni cantieri saranno costretti a riprendere con una forza lavoro ridotta, per mantenere le condizioni di sicurezza nel lavoro.

Al settore edile piemontese non serviva sicuramente l’emergenza coronavirus, dal momento che già prima di questo periodo tribolato l’edilizia stava scontando gli effetti delle precedenti crisi economiche. I suoi rappresentanti avevano responsabilmente deciso di sospendere l’attività, vista la difficoltà nel garantire la sicurezza delle maestranze. Ma ora, L’Ance Piemonte e Valle d’Aosta, l’associazione dei costruttori, chiede di poter riaprire al più presto i cantieri.

Alla data del  20 marzo il quadro della situazione in Piemonte vedeva la chiusura o la prossima chiusura del 70% dei cantieri mentre un ulteriore 15% si trovava in forte difficoltà. Hanno resistito unicamente le grandi infrastrutture e le opere ritenute urgenti. Nel frattempo le ditte del settore hanno provveduto a dotarsi dei dispositivi di sicurezza da fornire ai propri dipendenti ed è stato sottoscritto un protocollo con le parti sociali. L’Ance chiede che vengano accelerati i tempi per la riapertura, anche se alcuni cantieri saranno costretti a riprendere con una forza lavoro ridotta, per mantenere le condizioni di sicurezza nel lavoro.

Considerando che tra le grandi opere sono attivi solamente il cantiere della Tav Torino-Lione e quello del grattacielo della Regione mentre gli altri sono chiusi, le aziende si trovano in difficoltà per quanto riguarda la liquidità e hanno perciò bisogno di definire le tempistiche relative al rimborso da parte dell’Inps della cassa integrazione, la rinegoziazione del debito pregresso, da breve a lungo termine, raddoppiando i piani di ammortamento in essere. Oltre a questo sarebbe altrettanto necessaria l’implementazione del fondo centrale di garanzia per una nuova finanza dedicata alle pmi, la tempestiva emissione dei finanziamenti alle imprese sul modello svizzero con erogazioni quinquennali e a tasso zero e finanziamenti speciali per industrie che investono in nuove localizzazioni o nella riqualificazione di fabbricati industriali dismessi.

Restano sul piatto le difficoltà indotte dalla burocrazia, sempre imperante nel nostro Paese, che costringe sempre più a ritardi e lungaggini che non giovano all’operatività delle imprese. Un esempio è l’obbligatorietà, scattata da questo mese di aprile, di presentare il Durf, il certificato di regolarità fiscale, che prima dell’emergenza veniva rilasciato dall’Agenzia delle Entrate. Il problema è che allo stato attuale, non potendosi recare negli uffici pubblici per il ritiro questo documento si arriva all’assurdo che, in assenza del Durf, il committente è autorizzato a non pagare l’azienda a cui ha affidato i lavori.