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L’Aifa e la durata del trattamento del coronavirus con Plaquenil

17 aprile 2020 | 15:35
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L’Aifa e la durata del trattamento del coronavirus con Plaquenil

Plaquenil, questo il nome del farmaco che si sta sperimentando nel trattamento del coronavirus e del quale l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha disposto il dimezzamento della durata del trattamento

Il primo aprile scorso, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha ribadito a pazienti e operatori sanitari che la clorochina e l’idrossiclorochina devono essere utilizzati solo negli studi clinici o nei programmi di utilizzo in emergenza per il trattamento del COVID-19.

I due medicinali infatti, che attualmente vengono utilizzati per il trattamento della malaria e di alcune malattie autoimmuni, sono oggetto di studio in tutto il mondo poiché potenzialmente in grado di curare la malattia da coronavirus (COVID-19). Tuttavia, l’efficacia nel trattamento del COVID-19 non è ancora stata dimostrata negli studi e sia clorochina che idrossiclorochina possono avere effetti indesiderati gravi, soprattutto a dosi elevate o in associazione ad altri farmaci.

Su questa base e per il fatto che l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha stabilito che il trattamento con idrossiclorochina, meglio conosciuta con il nome commerciale di Plaquenil, debba essere contenuto tra i 5 e i 7 giorni, mentre tutti i protocolli e le indicazioni terapeutiche, come quella della Società italiana di Malattie Infettive e Tropicali, non scendono sotto i 12 arrivando a 15,  la cura con idrossiclorochina dei pazienti colpiti dal coronavirus, che sta dando risultati confortanti, rischia di essere vanificata. Da parte sua la Regione ha immediatamente recepito queste indicazioni dell’Aifa e ha inviato una disposizione alle Asl, agli Ordini dei medici e alle associazioni di rappresentanza dei farmacisti.

Una decisione, quella assunta dall’Aifa, che insieme al divieto di utilizzare il farmaco in via preventiva – pur se studi ne hanno dimostrato l’efficacia nel ridurre le conseguenze degli effetti del virus – risulta poco comprensibile.

Restando ai fatti concreti possiamo solamente segnalare che eminenti infettivologi sono d’accordo sulla durata della terapia che deve essere da 10 a 12 giorni. Dimezzarla come previsto dall’Aifa significherebbe ridurre l’efficacia di un trattamento domiciliare che potrebbe evitare, se confermata tale, di aumentare il numero di casi che richiedono il ricovero ospedaliero. Per il resto, il dimezzamento della durata della terapia non può dipendere dal rischio di rimanere senza farmaco, dal momento che lo Stabilimento Farmaceutico Militare di Firenze lo sta producendo in grandi quantità. E non è neppure una questione di prezzi, poiché una confezione di Plaquenil costa da tre a sei euro.

Al momento ci sono altre Regioni che hanno seguito la strada del Piemonte e hanno avviato cure a domicilio tra i pazienti meno gravi usando il Plaquenil nell’ambito  del protocollo terapeutico. Certamente, sulla base di quanto dichiarato dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA), l’Aifa avrà avuto le sue buone ragioni per decretare la riduzione dei giorni di trattamento con il farmaco, ma forse sarebbe il caso di approfondire queste ragioni.